il caso
Chiude Sacchitello Nord, lungo la A19 da Catania a Palermo nessuna area di servizio per 160 km
La stangata finale da una bolletta a cinque zeri: crac del gestore locale (già da tempo in affanno) e ora 18 licenziati. Eni e Autogrill ad Anas: riaprirà fra poche settimane
Se ci si dovesse limitare alla scarna cronaca è l’ennesima impresa siciliana, comunque già in difficoltà da un po’ tempo, che alza bandiera bianca di fronte al caro-energia. L’affanno è diventato mancanza di respiro: chiude i battenti, travolta dalle ultime bollette a cinque zeri, “Sacchitello Nord”, la storica area di servizio sull’A19 all’altezza di Enna. Né cappuccino, né carburante: da ieri, per chi percorre l’autostrada in direzione Catania-Palermo, c’è un “buco nero” di 160 chilometri fra Gelso Bianco e Caracoli. Tutto regolare nel senso di marcia opposto;, nessun altra struttura – secondo fonti qualificate consultate da La Sicilia – rischia un analogo destino.
Ma Sacchitello non è solo una vittima collaterale della guerra in Ucraina. Quell’autogrill è da sempre un luogo dell’anima. Ombelico della sconquassata mobilità siciliana, nebbiosa “Striscia di Gaza” fra le due principali città, è stato terreno di scontro (fra gli ultras rossazzurri e rosanero: agguati e scazzottate a non finire) e d’incontro (vertici segreti di politici e, talvolta, anche di soggetti persino ancor meno raccomandabili), luogo d’appuntamento per coppie d’amanti “miste” fra oriente e occidente, ma soprattutto un punto di riferimento per centinaia di migliaia di siciliani in viaggio. «Ci vediamo a Sacchitello», unico punto di riferimento della traversata nel deserto d’asfalto prima della geolocalizzazione di GoogleMaps, è il rassicurante refrain scandito da oltre un quarantennio all’ingresso del Ducato Autonomo del Rustichella. Dove la lingua ufficiale è quel delizioso accento dell’entroterra ennese, fra una spremuta che costa quanto due casse d’arance e una benefica sosta-pipì.
Eppure, tralasciando le suggestioni letterarie (a proposito: anche il vicequestore Vanina Guarrasi, eroina dei romanzi di Cristina Cassar Scalia, sarà “orfana” del «caffè a Sacchitello»), la vicenda della “Gulisano Sas”, ditta che gestiva la stazione di servizio, è la più emblematica prova degli effetti della crisi energetica in un’area già di sé debole come il Centro Sicilia. A onor del vero, i sindacati denunciano da un anno lo stato di sofferenza dell’azienda, che ora licenzia gli ultimi 18 dipendenti. Compresi, ricorda con amarezza la Fiscat Cisl, «i lavoratori che hanno avuto il coraggio nel 2020 di denunciare l’azienda all’Ispettorato del Lavoro per illecita condotta del datore di lavoro su stipendi non pagati e inadempienze contrattuali». Prima il Covid, poi, in parte, i cantieri-lumaca, infine la bolletta letale. È la legge darwiniana per cui i più deboli fra i deboli, anche se magari fanno i furbi, sono i primi a soccombere. Chissà quante altre storie di disperazione ci saranno, il prossimo 7 novembre, dentro la manifestazione regionale contro il caro-bollette organizzata dalle associazioni di categoria. Chiederanno «provvedimenti urgenti» per famiglie e imprese ai nuovi governi di Roma e Palermo, pur sapendo che la vera svolta dovrebbe arrivare da Bruxelles. Che dista 2.543 chilometri da Sacchitello. Eppure l’area di servizio non chiude per sempre. Anas (che non c’entra nulla con la gestione, affidata a livello nazionale a Eni e Autogrill, che a loro volta subappaltano ai gestori locali) auspica che «possa essere riattivata entro poche settimane», così come rassicurano i due colossi di energia e ristorazione. Se fosse come gli annunci sui tempi dei cantieri, ci sarebbe da preoccuparsi. Ma stavolta in ballo c’è un pubblico servizio. Ma che volete che sia. Per chi è abituato a percorrere trionfalmente una trazzera, con l’autostrada chiusa e l’Isola spezzata in due. O per chi non s’indigna nemmeno del fatto che sull’A29 Palermo-Mazara non ci sia un solo autogrill: nel Sahara c’è meno distanza fra un’oasi tribale e l’altra. Ma questo, nella prioritaria desolazione della crisi energetica, è un altro discorso. Un altro deserto.
Twitter: @MarioBarresi
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