Chi è Carmelo Chiaramonte, lo chef sperimentatore che coltivava anche la marijuana

Di Carmen Greco / 28 Settembre 2019

«Un cuoco è un drogato d’aromi e un alchimista»: così esordì lo chef Carmelo Chiaramonte nel suo «Ricette immorali e cibi afrodisiaci» al Teatro Donnafugata di Ragusa in un spettacolo del 2015. Parole forse premonitrici visto che ieri i carabinieri di Pedara lo hanno arrestato per droga. In una casetta che aveva preso alle pendici dell’Etna coltivava nell’orto che ogni chef che si rispetti ha, anche marijuana di buona qualità. Nell’abitazione i militari ne hanno trovata circa mezzo chilogrammo e lo hanno arrestato per detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Ma Carmelo Chiaramonte, modicano, chef lo è davvero ed è anche uno più apprezzati della Sicilia. Profondo conoscitore delle materie prime, è sempre stato un grande sperimentatore in cucina. E forse sperimentava anche con la cannabis viste le conserve che i carabinieri hanno sequestrato in casa, aromatizzate con la marijuana. Ma dagli agrumi fino al tonno passando per il cioccolato della sua Modica, ha scritto diversi libri che descrivono, anche da un punto di vista storico-antropologico, gli usi ed i costumi legati alla cucina siciliana dimostrando di essere un vero cultore del cibo e delle tradizioni culinarie mediterranee.

Si è fatto conoscere come chef a Catania negli Anni Novanta, prima nell’ex ristorante Le cantine del cugno mezzano, poi al Katane Palace Hotel di Catania, ma il suo nome è legato a tantissimi eventi che ha curato per istituzioni pubbliche e private sempre portando a conoscenza del grande pubblico una cucina innovativa e mai “ingessata”, il tutto quando nessuno parlava – come oggi – di cibo in maniera ossessiva.

Basta andare su Youtube e digitare il suo nome per rendersi conto della fama anche internazionale di questo chef, intervistato da diversi network stranieri e da diverse istituzioni come The Culinary Institute of America, proprio per la sua competenza soprattutto in fatto di dieta mediterranea. Otto anni fa fece una apparizione come ospite anche a Masterchef Magazine per esaltare le qualità del gambero rosso di Mazara.

 Originali le sue “provocazioni” in cucina, una su tutte la zuppa di mare fatta con i sassi ricoperti di alghe, ma anche gli spettacoli fra cucina e teatro, portati in scena in tutt’Italia, sempre con l’obiettivo di far conoscere la storia dei prodotti e la tradizione dell’agricoltura, la biodiversità siciliana. La sua definizione più recente, quella di “cuciniere errante” spiega il suo approccio con il cibo. Si definisce anche performer chef, cuoco epicureo, bello come un carciofo spontaneo , inevitabilmente sinestetico (come dal suo profilo fb).

Decine anche le sue apparizioni in tv, le interviste, i viaggi oltreoceano per rappresentare l’Italia alle cene di gala internazionali, ma anche frequenti incursioni in ambiti non strettamente gastronomici.

Ieri quando lo hanno arrestato (ora è stato rilasciato in attesa del processo) ha provato a difendersi dicendo che la marijuana gli serviva per le sue ricette, ha affermato di considerarsi un «consulente agroalimentare della cucina mediterranea del terzo millennio» e di essere alla ricerca di nuovi gusti e aromi. Cose tutte vere, peccato per lui che in Italia coltivare la marijuana è reato.

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Redazione
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