il caso
Chi è Angelo Ciccotto, l’imprenditore siciliano finito nell’inchiesta Anas con Denis e Tommaso Verdini
E' agli arresti domiciliari. Il suo ruolo nella vicenda e i rapporti con la Sicilia mai interrotti
Arriva anche in Sicilia, o meglio a Favara, la maxi inchiesta della Procura di Roma e della Guardia di Finanza sulle commesse Anas che nei giorni scorsi ha visto finire a domiciliari tra gli altri Tommaso Verdini, figlio dell’ex senatore Denis (anche lui indagato) e cognato del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Ai domiciliari è finito infatti anche Angelo Ciccotto, l’imprenditore favarese, che risiede da tempo a Parma ma che non ha mai reciso i suoi rapporti con il suo paese.
Le accuse della Procura di Roma
Ciccotto, insieme ai Verdini e ad altre persone, è accusato a vario titolo di corruzione e di libertà degli incanti. Tommaso Verdini, 33 anni, è finito agli arresti domiciliari (con tanto di divieto di comunicazione con chiunque, tranne i conviventi) insieme con il suo socio Fabio Pileri e con gli imprenditori a loro vicini: Antonio Samuele Veneziano, Stefano Chicchiani e appunto il favarese Angelo Ciccotto. Il gip ha anche sospeso per 12 mesi dallo svolgimento delle funzioni in Anas due funzionari: Paolo Veneri, a capo della Direzione appalti e acquisti, e Luca Cedrone, responsabile del settore Gallerie. Tra gli indagati c’è anche Domenico Petruzzelli, responsabile, nella sede centrale di Anas, della struttura Assetti infrastrutturale rete. Denis Verdini è considerato dai pm romani il socio di fatto della Inver srl, l’impresa di famiglia, dalla quale avrebbe percepito «in nero» – come ha scritto il gip del Tribunale di Roma che ha firmato l’ordinanza cautelare – «parte delle somme introitate» dalla società del figlio Tommaso. Ma quello che comandava era Denis in virtù, secondo l’accusa, «del suo peso politico e dei suoi rapporti» con esponenti della politica e anche con l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Massimo Bruno che non è indagato ma che avrebbe incontrato sia nell’abitazione di Tommaso, sia nel ristorante Pastation che sempre Tommaso ha aperto nel 2015. Secondo i pm insomma Denis Verdini sarebbe riuscito ad assicurare sponde e appoggi istituzionali tali da consentirgli direttamente o tramite il figlio Tommaso e Pileri, di promettere e garantire carriere in Anas o il ricollocamento in posizione lavorative di rilievo. Denis era già ai domiciliari per una condanna a 6 anni e 6 mesi per il crac dell’ex Credito cooperativo fiorentino, ma secondo i pm avrebbe approfittato di permessi medici per incontrare politici e big dell’Anas proprio nel ristorante del figlio. Ed è grazie alla Inver che, secondo l’accusa, le imprese satelliti riuscivano a entrare negli appalti. Per dare alle carte un aspetto formale, hanno scoperto gli investigatori della Guardia di finanza, coordinati dalla Procura di Roma, il denaro che arrivava a Tommaso Verdini e soci sarebbe stato camuffato «da compensi per consulenze fittizie». In alcuni casi, però, sarebbero anche circolati «contanti». Il gruppo Verdini, in cambio, avrebbe acquisito da dirigenti e funzionari di Anas «informazioni riservate sulle procedure di gara».
Le consulenze sospette
Tra il luglio 2021 e l’aprile 2023 la Inver avrebbe fatturato alle imprese satelliti poco più di 300 mila euro. Ufficialmente per consulenze. E tra gli imprenditori coinvolti c’è proprio Angelo Ciccotto, favarese trapiantato da anni a Parma. Ciccotto è assistito dall’avvocato Giovanni Castronovo: «Al mio cliente viene attribuito un ruolo marginale in questa vicenda. È un imprenditore perbene, incensurato, che ha subìto una misura cautelare grave. Ci difenderemo nelle sedi opportune».
Ciccotto e i rapporti con Favara
Ciccotto non ha mai interrotto i suoi rapporti con Favara. Anzi, l’estate scorsa è stato anche protagonista di una iniziativa benefica acquistando 10 abbonamenti della Pro Favara da regalare ai tifosi in difficoltà economica. Lo stesso Ciccotto, appassionato di calcio, era stato anche dirigente del Favara nel passato.
L’incontro al Sombrero di Licata col mafioso
Il 22 ottobre 2018, alle ore 16.21, l’allora deputato regionale Carmelo Pullara telefonava a Giuseppe Scozzari e nel corso della brevissima ed ermetica conversazione gli chiedeva di “mandargli il titolare della cosa”, facendo riferimento ad un argomento di cui già i due avevano evidentemente parlato in precedenza. Pullara gli comunicava che in quel momento si trovava al “Sombrero”. Scozzari gli diceva che lo avrebbe raggiunto subito. Immediatamente dopo aver terminato la conversazione con Pullara, dopo pochissimi secondi, Scozzari telefonava a suo cognato Raimondo Semprevivo e gli diceva di scendere in quanto doveva domandargli una “cosa”.
Per i militari dell’Arma, “le risultanze delle attività tecniche in corso, dimostrano che i due cognati (Scozzari e Semprevivo) dopo essersi sentiti, entrambi si recavano al “Sombrero” dove già si trovava Pullara. Dalle successive attività investigative è emerso altresì un particolare di altissima rilevanza, ossia il fatto che all’incontro svoltosi al “Sombrero” nel pomeriggio di lunedì 22 ottobre 2018, oltre all’onorevole Pullara, Scozzari e Semprevivo, era presente anche l’imprenditore edile Angelo Ciccotto di Favara. Ed è Semprevivo, che senza volerlo, offre ulteriori conferme agli investigatori men conversando con un amico quando ribadisce che “Lauria aveva parlato di lui all’imprenditore ed aggiungeva che sin da subito Ciccotto si era reso disponibile per fargli fare dei lavori nell’immediatezza a Rimini o a Malta, proposta che Semprevivo aveva però declinato asserendo il suo interesse a rimanere in zona. Per i carabinieri tutto questo “riveste un’importanza fondamentale in quanto evidenzia come Semprevivo sia riuscito ad entrare in contatto con il grosso imprenditore Ciccotto al fine di ottenere in sub-appalto lavori edili anche pubblici, per il tramite sia dei soggetti politici sopra menzionati. I legami messi in risalto da questi eventi e circostanze – scrivono i militari – dimostrano quindi l’esistenza di una effettiva connessione e connivenza tra mafia (Semprevivo), politica (Pullara e l’allora consigliere comunale Scozzari) e imprenditoria (Angelo Ciccotto)”.
Angelo Ciccotto, come anche emerge anche in queste ora dalle carte della Procura di Roma è sempre stato interessato al mondo della politica. Come quando nel 2018 alla vigilia delle elezioni regionali i carabinieri monitorando mafiosi e fiancheggiatori annotarono un incontro svoltosi al “Sombrero” nel pomeriggio di lunedì 22 ottobre 2018, dove oltre allora deputato Carmelo Pullara, c’erano due uomini ritenuti vicini ai clan e pure lui, l’imprenditore edile Angelo Ciccotto di Favara. E Ciccotto, come emerse dalle intercettazioni, si era reso disponibile per fargli fare dei lavori a Rimini o a Malta.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA