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IL PROCESSO

Catania: sparatoria alla Vecchia Dogana, rito abbreviato per 6 imputati

Il giudice ha accolto la richiesta di Miano, Patanè, Napoli, Gagliano, Salici e Pandetta

Di Laura Distefano |

«Sono arrivato al Viale Africa… Prepara due giubbotti antiproiettili, quelli della vigilanza… Quelli là nostri… Poi un M/12 con tre caricatori e due pistole… Ciao!». Parlava così il minorenne pochi giorni dopo essere  rimasto  ferito nella sparatoria scoppiata il 21 aprile 2022 davanti alla discoteca della Vecchia Dogana. Le cimici della Squadra Mobile registrano  un clima di forte tensione in città. Il rischio di un’escalation di violenza è palpabile.

Il ragazzino pronto ad armarsi  sarebbe il  componente del gruppo vicino ai Mazzei che si è contrapposto a suon di pallottole ai carusi di Sebastiano Miano (nella foto sotto), detto Piripicchio, vicino ai “Cappello”. 

Una sorta di guerra tra bande scoppiata  – hanno ricostuito gli inquirenti –  per una esibizione negata a Niko Pandetta (nella foto sopra)  durante il concerto di metà aprile del trapper Tony Effe sul palco dell’Ecs Dogana Club. Il nipote del boss Turi Cappello – arrestato qualche mese fa a Milano per espiare una pena definitiva per droga ed evasione – avrebbe ‘istigato’ Miano a “vendicare” il torto subito dal gruppo Intravaia del clan Mazzei, di cui fa parte Gaetano Salici, rimasto ferito anche lui.  Giuseppe Santo Patanè, Gabriele Gagliano e Salvatore Danilo Napoli, invece, farebbero parte della fazione dei Cappello con ‘Piripicchio’.

Tutti e sei, accusati di rissa e lesioni (tranne Miano che è imputato anche del reato di maltrattamenti in famiglia), ieri hanno affrontato l’udienza preliminare davanti alla gup Marina Rizza. A tutti è contestato l’aggravante dei futili motivi.   

Miano, Patanè, Napoli,  Gagliano,  Salici e Pandetta hanno chiesto di poter accedere al rito abbreviato. La giudice accogliendo la richiesta ha rinviato il processo  al 4 aprile per la requisitoria dei pm Fabio Salvatore Platania e Michela Maresca.  In seguito ci sarà un’altra udienza per le discussioni dei legali, gli avvocati Maria Caltabiano, Salvo Pace, Maria Chiaramonte, Tommaso Manduca, Stefano Aliotta e Dario Pastore. Una volta sentite le arringhe la giudice Rizza si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.

Quanto accaduto quella notte di primavera è sintetizzato con estrema precisione nel primo capo d’imputazione inserito nel decreto di citazione dell’udienza preliminare.

Gli imputati – assieme ad altre persone rimaste ignote e a due minori per cui si procede in separata sede – avrebbero «partecipato a una rissa che coinvolgeva decine di persone, con calci e pugni, dapprima dentro i locali» della discoteca del porto e «successivamente anche all’esterno». 

In via Dusmet sarebbe partita una raffica di pallottole. «Sarebbero state utilizzate  due pistole calibro 7,65 dalle quali sono stati  esplosi almeno 14 colpi». Solo un miracolo, insomma, che non ci sia stato il morto ammazzato. Quando arrivarono le Volanti, quasi all’alba, non trovarono più nulla. Tranne una vetrina di una bottega in disuso colpita da un proiettile. Poi una chiamata dal Pronto Soccorso per un ferito d’arma da fuoco, l’arresto di un minorenne per un’altra motivazione e la visione delle telecamere del club e delle attività commerciali della zona permisero di chiudere il cerchio sui sei personaggi che ora rischiano una condanna. 

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