Cronaca
Catania, spaccio a Librino: i nodi vengono al pettine, in 4 in carcere dopo le condanne
I Carabinieri della Squadra “Lupi” del Nucleo Investigativo, coadiuvati dai colleghi della Compagnia di Fontanarossa, hanno eseguito degli ordini di carcerazione emessi dalla Corte di Appello di Catania nei confronti di quattro persone arrestate il 6 luglio 2016 nell’ambito dell’operazione Carthago. Si tratta del 28enne catanese Giovanni Edoardo Caruana, inteso “Giovanni sasizza” che insieme a Giuseppe Nicolosi inteso “ciaramedda”, gestiva la piazza di spaccio di viale Grimaldi 7 (cocaina e skunk) per conto di Dario Caruana, noto killer attualmente collaboratore di giustizia. Organico al gruppo dei Nizza acquistava la droga con l’avallo del clan ma gestendo la piazza in piena autonomia. Condannato dai giudici per associazione finalizzata al traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti dovrà scontare una pena residua equivalente ad 8 anni e 6 mesi di reclusione.
In manette anche 27enne catanese Orazio Ursino, inteso “u gigante”, organico al clan dei Nizza ed in particolare uomo di fiducia di Andrea Nizza per conto del quale gestiva la piazza di spaccio di viale Moncada 16, storica piazza gestita un tempo da Mario Russo, inteso “o Turazzo”, un tempo organico ai Cursoti milanesi e poi passato nella fila dei Nizza. Condannato dai giudici per associazione finalizzata al traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti aggravati dal metodo mafioso, dovrà scontare una pena residua equivalente ad anni 9, mesi 4 e giorni 20 di reclusione. Arresto anche il 50enne catanese Marcello Venturino, inserito a pieno titolo nel traffico di droga dal gruppo Nizza, in virtù della parentela che lo lega ad Andrea Nizza in quanto la figlia è sposata con quest’ultimo attualmente detenuto al 41 bis. Condannato dai giudici per associazione finalizzata al traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti aggravati dal metodo mafioso, dovrà scontare una pena residua di 9 anni, 4 mesi e 20 giorni di reclusione.
Infine manette anche al 40enne catanese Maurizio Arena, figlio del boss Giovanni Arena, che insieme al fratello Massimiliano ha da sempre gestito una delle piazze di spaccio più fiorenti del capoluogo etneo operante in origine all’interno del famoso Palazzo di Cemento e poi trasferitasi in viale San Teodoro 7 (zona due torri), dove nel 2019 i carabinieri cancellarono il famoso murales inneggiante allo spaccio. Specializzato nel traffico e lo spaccio al minuto di marijuana, è transitato in diversi gruppi criminali, tra i quali gli Strano, i Tigna, i Cappello fino al 2013 quando i due fratelli Maurizio e Massimiliano strinsero un patto con il gruppo dei Nizza, rappresentato da Andrea Nizza che alla riunione si presentò accompagnato da Giovanni Privitera inteso “u Nacchiu”. Condannato dai giudici per associazione finalizzata al traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti aggravati dal metodo mafioso, dovrà scontare una pena di 11 anni e 2 mesi di reclusione.
Tutti gli arrestati, assolte le formalità di rito, sono stati rinchiusi nel carcere di Catania Bicocca.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA