Nelle viscere del centro storico, all’incrocio tra via Etnea e via di Sangiuliano, il vecchio collettore fognario che dovrebbe servire una città da trecentomila abitanti e parte della sua area metropolitana è “franato”, ormai molti anni addietro, lasciando Catania convivere con un potenziale pericolo (anche per il suo elevato rischio sismico) e lasciando che acque bianche e nere, anziché essere convogliate al depuratore di Pantano d’Arci, vadano a inquinare il mare, una delle risorse più preziose del nostro territorio.
Una situazione insostenibile, già oggetto di una procedura d’infrazione avviata nel 2009 dalla Comunità europea, che rende l’opera avviata ieri proprio in corrispondenza del tratto più fragile del vecchio collettore – con conseguente chiusura di una corsia di via Sangiuliano e deviazione del traffico in direzione nord a destra su via Etnea e a sinistra su via Minoriti, per reimmettersi su via Sangiuliano dopo aver aggirato un’area di cantiere di 270 metri quadrati – una delle più urgenti e importanti tra quelle realizzate in città negli ultimi decenni.
I lavori sono cominciati ieri, con l’intervento preliminare di recinzione dell’area di cantiere, a cui seguiranno i primi scavi e dunque una fase di ispezione tecnica per accertare le reali condizioni del vecchio collettore, a cui seguirà una bonifica e una vera e propria ricostruzione della condotta, già “responsabile” di una serie di cedimenti registrati negli anni scorsi sulla via Manzoni, a cui si aggiunge la fragilità delle vecchie strade basolate del centro storico sotto il peso del traffico. Sul tratto in questione, secondo le previsioni i lavori si protrarranno per tre mesi, così da tentare di ridurre al minimo il disagio per la viabilità in vista dell’autunno; ma se questa è la fase più delicata e critica, i lavori di bonifica e ricostruzione del vecchio allacciante sono molto più estesi, e riguardano nei vari lotti l’intero collettore che si estende da est a ovest per quasi tredici chilometri da Picanello al depuratore di Pantano d’Arci. La previsione è di completare entro nove mesi un anno la bonifica e ricostruzione del vecchio allacciante, e l’adeguamento idraulico del collettore che convoglia acque miste, sia bianche che nere, fino al depuratore della zona industriale. Questo sarebbe già essenziale, e comunque condizione necessaria di una serie di altri passaggi cruciali per ribaltare situazioni insostenibili, come quella che vede appena il venti per cento delle utenze cittadine allacciate alla rete fognaria, oltre a rendere possibile, con l’adeguamento della portata e della funzionalità idraulica, anche l’”aggancio” della futura condotta di Aci Castello al vecchio allacciante di Catania, a salvaguardia di un altro enorme patrimonio messo a rischio dalla carenza di infrastrutture, le acque della Riviera dei Ciclopi.
Rete fognaria dell’area metropolitana.
L’adeguamento del vecchio collettore risulta cruciale, se saranno rispettati i tempi, anche perché propedeutico a un intervento più esteso sul cosiddetto nuovo allacciante, il cui progetto è intanto in una fase decisiva in attesa di definitiva autorizzazione al Genio civile e di seguito alla Regione.
Si tratta di investire i 213 milioni stanziati dal Cipe per estendere e completare la rete fognaria di sette comuni vicini al capoluogo (Battiati, parte di Gravina, San Gregorio, San Giovanni la Punta, Tremestieri, Aci Castello e parte di Aci Catena), e per adeguare e ampliare il depuratore di Pantano d’Arci affinché possa reggere una portata molto superiore. «La fase di verifica è stata superata – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Luigi Bosco – e il progetto ci ha evitato peraltro il commissariamento da parte del governo. Adesso il progetto è in fase di verifica al Genio civile e successivamente sarà trasmesso alla Regione per l’approvazione definitiva, che consentirà di avviare l’iter della gara per l’appalto integrato speciale, contiamo entro l’anno, così da avviare i lavori entro il 2016.
Nel frattempo stiamo lavorando per reperire i fondi per il completamento dell’intera rete, che ammontano a 400 milioni a fronte dei 213 disponibili».
Questo secondo collettore, il “nuovo allacciante”, convoglia solo acque reflue e serve le aree a nord e a ovest della città e una parte dei comuni vicini alla cintura urbana. Questo collettore presenta una serie di carenze e problemi tecnici, che il progetto mira a risolvere, che impediscono a una parte della città, benché le utenze siano allacciate alla rete, di essere collegata al depuratore di Pantano d’Arci.
Il Comune e la Sidra, dopo la complessa vicenda legata all’Ato idrico, hanno costituito un gruppo di lavoro integrato per superare una lunga fase di stallo e realizzare nell’area metropolitana 387 chilometri di nuove condotte fognarie (186 chilometri previsti col 1° stralcio e 201 col 2°), e per recuperare e ripristinare altri 396 chilometri di condotta (251 per acque miste e 145 per acque nere) costruita decenni addietro e oggi vetusta e non funzionante, a tutto danno dell’ambiente e del nostro mare. Il depuratore di Pantano D’Arci, dal 2001 gestito dalla Sidra, depura oggi i reflui per un’utenza di 320mila abitanti ma con una tecnologia ormai superata. Il progetto in attesa dell’avviamento delle procedure d’appalto prevede nel primo stralcio il completamento della rete e l’ampliamento del depuratore fino alla portata necessaria per 410mila abitanti. Con i lavori del secondo stralcio dell’opera, il depuratore a regime sarà adeguato per 545mila utenti, e consentirà il riutilizzo dell’acqua depurata per uso agricolo o industriale.