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Catania, l’intrigo per il nuovo procuratore e le “armi” al Tar dei 3 rivali etnei di Curcio: «Non ha i requisiti»

Chiesta la sospensione cautelare della nomina. In un documento delle commissioni del Csm il contenuto dei ricorsi degli aggiunti esclusi. Chiesta al Tar la sospensione cautelare: a novembre l’esito

Di Laura Distefano |

Il file in pdf che gira nelle chat dei magistrati è stato nominato “caso Catania”. Sono 220 pagine di ordini del giorno che provengono dalle varie commissioni del Csm per la prossima seduta del Plenum. Il capitolo contenziosi è direttamente connesso agli uffici giudiziari di Piazza Verga. Infatti si chiede al Consiglio di tenere conto dei ricorsi presentati dal Tar del Lazio dai magistrati Sebastiano Ardita e Francesco Puleio contro la nomina di Francesco Curcio a procuratore di Catania. Anche se va ricordato che anche Ignazio Fonzo ha impugnato. I tre procuratori aggiunti di Catania hanno chiesto ai giudici amministrativi un provvedimento cautelare di sospensione della nomina. Il Tribunale Amministrativo laziale – sulla richiesta cautelare – ne potrebbe discutere già nei primi giorni di novembre. Le strade, in caso di accoglimento, potrebbero essere due: sospensione della nomina o fissazione d’urgenza del procedimento per decidere sul merito delle impugnazioni. Questa seconda strada significherebbe chiudere la vicenda – almeno nell’alveo del primo grado di giudizio – nell’arco di qualche mese. Magari entro il 2024.

Alcuni addetti ai lavori ritengono che i tre ricorsi pendenti abbiano in qualche modo avuto degli effetti sulla data di insediamento di Francesco Curcio a Catania. La prova del nove sarebbe stato il fatto che non fosse stato “deliberato” “l’anticipato possesso”. E ancora la nomina del Csm non è ancora stata pubblicata in Gazzetta. Tappa obbligatoria per l’insediamento nell’ufficio lasciato vacante da Carmelo Zuccaro, da un anno pg di Catania. Anche se si vocifera il 4 novembre come possibile primo giorno di lavoro di Curcio. Ma come altri pronostici potrebbe non avverarsi.

Torniamo a Roma. Il documento che analizza i ricorsi delle due toghe sarà messo al vaglio del plenum da parte di due consiglieri (Paolini per Ardita, Carbone per Puleio) per “invitare” «l’Avvocatura Generale dello Stato a costituirsi in giudizio per resistere al ricorso al Tar Lazio chiedendo, altresì, il rigetto della relativa istanza cautelare, dandone comunicazione al Ministro della Giustizia». A quel punto sarà chiesto al Consiglio di votare. E nelle opzioni c’è l’astensione. La seduta in cui potrebbero essere discussi gli ordini del giorno sui due contenziosi amministrativi sarebbe dovuta essere oggi, ma forse slitterà alla prima di novembre.

Punto nodale

Il punto nodale dei due ricorsi è «la carenza di legittimazione del candidato nominato». Il pdf permette per la prima volta di capire i motivi su cui si basano le impugnazioni davanti al Tar del Lazio.Partiamo dal ricorso presentato dal procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita, che coordina l’area della Dda su Ragusa e Siracusa, il pool sulle misure di prevenzione e i pm del codice rosso. In questa sede non si chiede solo l’annullamento della nomina, ma anche della delibera della V Commissione che portò all’indicazione delle candidature di Curcio e Puleio, escludendo Ardita. Per il magistrato «la nomina» di Francesco Curcio a procuratore di Catania da parte del Csm« è illegittima perché» il candidato «non aveva maturato la legittimazione quadriennale richiesta per poter partecipare al procedimento». Il ricorrente sostiene che «non sarebbe decorso in capo a Curcio il periodo quadriennale necessario» per «assumere le nuove funzioni». Curcio fu nominato Procuratore di Potenza il 14 febbraio 2018 e aveva assunto le relative funzioni in data 29 marzo .2018. Ma, si ricorda nel ricorso a «seguito di impugnazione della delibera di nomina davanti il giudice amministrativo e annullamento della stessa da parte del Tar con sentenza confermata dal Consiglio di Stato il Csm aveva proceduto, nel 2020,, a rinominare Curcio nel medesimo Ufficio». Questo significa, per Ardita, che il magistrato abbia «assunto effettivo possesso dell’Ufficio di Procuratore di Potenza solo a novembre 2020, e non nel .2018, come indicato nella delibera impugnata, la quale sarebbe dunque illegittima».

Questo motivo è comune anche nel ricorso di Francesco Puleio, attuale procuratore aggiunto a Catania e coordinatore dell’Area della Dda che si occupa di indagini sui clan di Cosa nostra. Il Csm lo ha appena nominato procuratore di Ragusa.

Il magistrato nel primo motivo di impugnazione «lamenta il fatto che la nomina di Curcio violerebbe, in primo luogo, le previsioni in tema di legittimazione a concorrere ad incarico direttivo». Infatti si legge: «Il controinteressato doveva ritenersi privo del requisito di partecipazione alla procedura concorsuale in esame». Il procuratore di Potenza non avrebbe maturato i quattro anni di ruolo direttivo. Un calcolo che invece sarebbe stato fatto «in forza di un atto di nomina annullato dal giudice amministrativo e, quindi, del tutto inutilizzabile». Nel secondo motivo Puleio va ancora più nel dettaglio: «il provvedimento «si pone in palese e insanabile contraddizione» con la sentenza del Tar Lazio confermata dal Consiglio di Stato, con la quale è stata annullata l’originaria delibera di nomina di Curcio a procuratore di Potenza».

Per l’aggiunto di Catania si è di fronte «a una conseguenza paradossale, assurda, manifestamente ingiusta che un soggetto la cui nomina è stata dichiarata illegittima tragga vantaggio da quell’atto sino a prevalere su altri, i quali invece presentano un curriculum di lavoro svolto nella piena legittimità».

I curricula

Le altre “doglianze” formulate dai magistrati nei ricorsi riguardano il “peso” dato ai curricula – in comparazione con quello di Curcio – da parte del consiglio. In particolare anche sull’esperienza maturata in tema di inchieste sulla criminalità organizzata. Punto fondamentale per Puleio e Ardita per la scelta di chi deve guidare un ufficio giudiziario come quello di Catania.

Tematiche che fanno andare un po’ indietro nel tempo. Quando arrivò a Piazza Verga un papa straniero. E anche quella volta quella nomina fu oggetto di ricorsi di due colleghi catanesi.

Sullo sfondo poi resta il caso della “laica sospesa” Rossana Natoli, che non partecipò al voto per la nomina del procuratore di Catania dopo la registrazione portata dalla giudice Maria Fascetto Sivillo.

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