Cronaca
Catania: L’ex bagnino che ripulisce la spiaggia
È nato a 50 metri da Villa Bellini, ma ogni mattina, scende da Tremestieri, dove abita, per andare a pulire la spiaggia di San Giovanni li Cuti. E – in un mese – ha cambiato faccia all’unica spiaggia cittadina sulla quale i catanesi possano contare. Sabbia nera pulita, piante grasse e gerani messi a dimora tra i “cutilisci”, buche per la spazzatura evidenziate da rami di palme, punti di raccolta “differenziati” per le cicche di sigarette, i passaggi ben delineati per l’accesso al mare e alle docce (con tanto di scolo tracciato per evitare che l’acqua dolce arrivi sugli asciugamano dei bagnanti). Si stenta a credere che sia la spiaggia di San Giovanni li Cuti, la stessa che, domenica scorsa, è stata presa d’assalto da non meno di duemila persone, che la sera si trasforma in zona pic nic e che al mattino è un tappeto di cartoni della pizza e di bottiglie vuote.
Il merito di questo piccolo miracolo (segnalatoci su “Lo dico a La Sicilia” da un lettore-fruitore della spiaggia) è di Antonio Arrigo, un ex bagnino tuttofare della Plaia che, da pensionato, ha adottato la spiaggia della sua infanzia e se ne occupa quotidianamente come se fosse casa sua. «Armato» di retino ogni mattina, alle 6, pulisce la spiaggia da cartacce, cicche e bottiglie, raccoglie quattro sacchi di spazzatura e con l’acqua delle docce annaffia le piante con le quali l’ha abbellita. Poi, si stende meritatamente sulla sua brandina da spiaggia e si gode la giornata al mare, fino alle 13, quando chiude l’ombrellone per ritornare a casa. «Fino a quell’ora rimane pulita – dice – poi, dalla sera, gli incivili si scatenano. Stamattina ho trovato i resti di un festeggiamento con torta di compleanno, bottiglie e bucce di anguria, i ragazzi sporcano di più degli adulti. Però, pulire non è un problema, per me – afferma con semplicità disarmante – l’ho sempre fatto e, del resto, negli ultimi dieci anni è stato il mio lavoro, non mi pesa, so come si tiene ordinata una spiaggia. In tanti mi hanno fatto i complimenti, altri mi chiedono “chi te lo fa fare”, altri ancora si meravigliano del fatto che io tolga spazzatura prodotta da altri, ma devo dire che da quando ci sono le buche per i rifiuti, la mattina li trovo pieni, il 90 per cento di quello che prima trovavo sparso in giro ora è nei sacchi. Qualcuno getta ancora la spazzatura nel posto per le le cicche… mah, si vede che non sanno leggere».
Il nuovo “arredo” di San Giovanni li Cuti prevede, infatti, oltre alle buche per i rifiuti evidenziati da rami di palma, anche dei cartelli con perentorie scritte in italiano “non sporcare” e, a scanso di equivoci, anche in dialetto “n’alluddari”. I frequentatori di San Giovanni li Cuti apprezzano e ringraziano, soprattutto perché il lavoro di Arrigo colma una lacuna del Comune, cioè rendere fruibile (e godibile) un accesso al mare gratuito, cosa che, a stagione inoltrata, è ancora un rebus, sia per i solaria che per la Plaia.
Così è rimasta solo la spiaggia nera a simboleggiare lo “sfogo” al mare per chi non ha voglia, o non può permettersi, di pagare un ingresso in un lido.«La cosa più faticosa – racconta il signor Antonio – è stata spostare decine di pietre per restituire spazio alla spiaggia e ripristinare l’accesso al mare. Era un manicomio, c’erano pietre dappertutto: le ho tolte tutte, ho spostato la sabbia per creare la scaletta (dove sono state messe le piante grasse ndr). Qualcuno mi ha aiutato a spostare le pietre, altri a mettere i cartelli che sono stati realizzati da alcuni ciclisti di un’associazione sportiva di triathlon, alcune piante le ho portate da casa e i cactus mi sono stati regalati da altri bagnanti. Ho trasferito sacchi di sabbia da un punto all’altro della spiaggia per renderla più larga e uniforme possibile, insomma è stato un bel lavoro. Il problema si porrà in mia assenza. Se non dovessi venire per un paio di giorni, chi toglierà al mattino i sacchi della spazzatura? Gli addetti della Nettezza urbana non si spingono sulla spiaggia, si occupano solo della strada, però mi forniscono i sacchi neri per i rifiuti. Mi piacerebbe che, in mia assenza, togliessero almeno i sacchi pieni al mattino».
La spiaggia di San Giovanni li Cuti ha subìto, negli anni, molte trasformazioni e Arrigo è stato testimone di tutti i suoi cambiamenti, anzi della stessa “creazione” della spiaggia. «In 60 anni è cambiata tantissimo per via degli sbancamenti degli Anni Sessanta. Tutto il materiale che veniva estratto dalle fondamenta per costruire i palazzi del lungomare, veniva scaricato in mare sulla scogliera del «Caito» dove poi hanno realizzato dal nulla la strada a servizio del porticciolo turistico. Tutto quel materiale, via via nel tempo, è stato levigato dal mare e le pietre, con le mareggiate, sono diventate rotonde e sono arrivate fin qui a creare una sorta di “muro”. Fino a 10 anni fa il Comune se ne occupava: aveva spianato, aveva messo altra sabbia, poi da 8 anni a questa parte la spiaggia è stata completamente abbandonata».
«Il mio sogno sarebbe rivedere la spiaggia com’era volta, cioè allungata fino al confine con il primo lido e poi che venissero ripristinate le passerelle al mare. Bisognerebbe togliere un bel po’ di pietre perché, in fin dei conti, la terra sotto c’è ancora». Da allora di mareggiate” la spiaggia nera ne ha sopportate tante, anche giudiziarie, Nel 2007, come si ricorderà, venne anche sequestrata dalla Forestale su input della Procura perché il materiale utilizzato per “allargarla” non era sabbia vulcanica ma terra di sbancamento proveniente da un cantiere edile di Nicolosi e furono necessarie delle analisi per scongiurare pericoli per la salute dei bagnanti. Da allora San Giovanni li Cuti non venne più toccata. Antonio Arrigo è il primo che ha preso l’iniziativa di trasformarla. In meglio. «Ci vengo io – spiega – e la voglio vedere pulita. O lo faccio o l’abbandono anch’io, e poi la gente è felice e questo, tutto sommato, mi porta energia positiva».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA