Ennesima pagina vergognosa della nostra città. “Una piccola cosa incredibile” è il titolo dell'articolo del vice direttore del Post, Francesco Costa, catanese di nascita ma dal 2010 trapiantato a Milano, che è diventato virale in tutta Italia e che vede Catania ancora protagonista di una vicenda grave e surreale.
Il giornalista Costa nello scorso mese di dicembre si trovava con la sua famiglia in Sicilia per impegni lavorativi e unire alcuni momenti di svago. Così, all'aeroporto di Catania, ha affittato una macchina, una Lancia Y ibrida, per visitare la città. Arrivato in centro, in zona via Etnea, l’uomo ha deciso di posteggiare in un'autorimessa «uno di quei classici parcheggi in cui arrivi, ricevi un ticket e poi al ritorno paghi in base a quanto tempo hai usufruito del posto auto».
«Volevo essere prudente – ha spiegato – il centro di Catania è piuttosto caotico ed è anche la zona della città con più furti d’auto: pensavo che dentro un’autorimessa l’auto sarebbe stata al sicuro e protetta anche dagli eventuali danneggiamenti che possono capitare quando lasci una macchina per strada: qualcuno che la tampona inavvertitamente mentre parcheggia, uno specchietto che salta, un graffio. Quindi ho parcheggiato l’auto dentro l’Autorimessa Centrale, una delle più note e antiche autorimesse a pagamento del centro della città».
Al ritorno per riprendere l’auto, però, è successa una cosa incredibile. «Sono tornato dopo cena, intorno alle 23.15 – ha raccontato Costa – Dentro l’autorimessa c’era un solo addetto, una persona diversa da quella che c’era al mio arrivo, che nel frattempo evidentemente aveva finito il suo turno. Ho dato lo scontrino all’addetto, che lo ha passato nello scanner e mi ha detto che l’auto risultava essere già stata ritirata. Davanti alla mia reazione – “controlli meglio, non può essere: è la mia auto, ho lo scontrino in mano” – l’addetto ha ribadito che l’auto era già stata ritirata: a fronte di ulteriori insistenze mi ha mostrato la schermata del terminale, secondo cui l’auto era uscita alle 22.58 dietro presentazione dello scontrino. La persona che aveva ritirato l’auto aveva persino pagato il parcheggio, 6 euro».
«Ribadisco che dev’esserci un errore – continua il racconto – e insisto nel mostrare il mio scontrino: se ho io in mano lo scontrino, com’è possibile che qualcuno abbia ritirato l’auto? Penso che il sistema abbia fatto casino e abbia registrato l’uscita di un’altra auto confondendola con la mia. Cerco l’auto nell’autorimessa ma non la trovo. A quel punto comincio a preoccuparmi. L’addetto non ha spiegazioni, ma dice che l’auto non può essere uscita se non dietro presentazione dello scontrino. A quel punto inizia a rovistare in un cestino accanto al terminale che stampa gli scontrini, il cestino nel quale vengono gettati gli scontrini delle auto ritirate e ci trova dentro uno scontrino identico al mio. O meglio: quasi identico al mio. C’è la stessa intestazione, c’è la targa dell’auto che ho noleggiato, c’è lo stesso codice a barre, è stato stampato sulla stessa carta».
«L’addetto – racconta ancora il giornalista – dice che il terminale permette di ristampare uno scontrino già emesso e che quindi qualcuno potrebbe aver avuto accesso al terminale, aver ristampato lo scontrino col codice a barre e la targa della mia auto e poi usato la ristampa dello scontrino per ritirare la mia auto. Chiedo all’addetto di farmi parlare con il dipendente che era di turno quando ho parcheggiato l’automobile, mi dice che non è possibile. Chiedo all’addetto di farmi parlare con il suo responsabile, mi dice che non è possibile. Chiedo all’addetto di farmi parlare con il titolare dell’autorimessa, mi dice che i titolari sono stati arrestati pochi mesi prima e l’azienda è amministrata dal tribunale».
A questo punto Francesco Costa chiama il 112, che lo invita a sporgere denuncia l'indomani mattina. Adesso, oltre l'auto rubata, la compagnia di noleggio gli chiede di pagare l’intero valore dell’auto, cioè 12.389,27 euro: come se nel contratto di noleggio non fosse stata prevista alcuna garanzia assicurativa in caso di furto.
«Ovviamente – ha concluso Costa – mi sono rivolto a un avvocato, ma per il momento Locauto insiste: vuole da me tutti quei soldi e minaccia di portarmi in tribunale. E certo, posso difendermi in tribunale e fare causa a mia volta, a Locauto e all’autorimessa: è quello che intendo fare. Sono certo di non avere colpe. Ma quanti anni ci vorranno prima di avere ragione? Conoscendo i tempi della giustizia italiana, parecchi. Anche considerando solo le spese legali, l’intera vicenda rischia insomma di costarmi persino di più di quei 12.389,27 euro che non intendo pagare, e sono soldi che potrei tranquillamente non recuperare. Il tutto per essere stato prudente».