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Catania, la movida selvaggia diventa un caso: in centro storico è far west

Di Maria Elena Quaiotti |

Ci si indigna tanto per quello che succede a Milano con le feste dei tifosi in piazza o i Navigli presi d’assalto dai giovani. Ma quello che succede a Catania, con la movida selvaggia del centro storico, non è poi così diverso e pericoloso. Le scene che si sono viste nell’ultimo fine settimana, sono state scene surreali. Come, ad esempio, quelle che si sono vissute venerdì sera in via Gemmellaro, con l’intervento verso le 22.30, quindi a orario di coprifuoco ampiamente superato, di due camionette della polizia ed agenti intervenuti anche in tenuta antisommossa. Questi, però, non sono riusciti ad evitare il ferimento di una agente schierata dietro, oltre a “beccarsi” cori e insulti. Fra quelli ripetibili, e ovviamente condannabili, “servi dello Stato, infami, pezzi di… , figli di… ”. Per questi eventi ci sono stati diversi denunciati.

Ma ad essere ancora increduli sono i residenti e alcuni esercenti: «Intorno alle 22.15 la situazione era già sfuggita di mano con centinaia di persone indispettite che lanciavano bottiglie di vetro contro le case e le attività chiuse, rischiando di far seriamente male a qualcuno. La polizia, che abbiamo chiamato, ma non pensavamo arrivasse così in forze, è sopraggiunta poco dopo con due camionette da via Pacini e, dopo una piccola collutazione, il gruppo dei più agitati si è spostato verso via San Gaetano alle Grotte, continuando a lanciare bottiglie. È stata una vera “notte di passione”, solo molto dopo la polizia è riuscita a disperdere la folla. Alcuni locali erano ancora aperti, nonostante l’orario, e sono stati controllati, crediamo. Solo verso le 2 di notte siamo potuti scendere per cercare di pulire la strada, perché c’erano vetri rotti dappertutto».

Sabato sera, invece, tra via Pulvirenti e piazza Scammacca (proprio la zona, finora incontrollata, che la settimana scorsa aveva fatto scattare il “pugno duro” deciso dalla prefettura e dal comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza) si è riusciti ad evitare che accadesse il peggio: «Subito dopo le 22 – raccontano i residenti – al solito su nostra segnalazione sono dovuti intervenire in forze carabinieri, polizia e polizia locale per disperdere un folto capannello di persone che impedivano, come già avvenuto in altre note occasioni, lo scorrimento del traffico, nonostante questa sia zona a traffico limitato e alcuni locali avessero ancora la loro serranda alzata».

Interventi “spot”, venerdì e sabato, anche in piazza Sciuti: «Gli agenti vengono, di solito verso le 22.30. Fanno sfollare ma poi non appena le forze dell’ordine lasciano la piazza tutto torna come prima, e la “festa” continua fra musica alta e alcol almeno fino alle due di notte. Ci creda, eravamo contenti quando la piazza era stata riqualificata, da parcheggio di abusivi a parchetto con un minimo di verde, ma poi è stata completamente abbandonata e dimenticata».

E sono i “resti” delle mattine successive a documentare meglio di ogni altra fotografia cosa avviene nelle strade e piazze della “movida”, che restano “impunite”: innumerevoli bottiglie di birra e di vino, con cocci di vetro sparsi ovunque, bicchieri di plastica, cartacce, ma anche vomito a far bella mostra sui marciapiedi, mascherine di protezione abbandonate qua e là, danni a fioriere, ai portoni dei palazzi e alle attività regolarmente chiuse nell’orario non consentito dalle norme per il contenimento della pandemia.

Tutti sintomi di un fenomeno difficile da arginare, quando viene lasciato dilagare. 

«Siamo sempre grati alle forze dell’ordine per i loro interventi, ma le situazioni vanno previste e prevenute, come speravamo si sarebbe fatto dopo l’annuncio di maggiori controlli da parte della prefettura» dicono i rappresentanti dell’Associazione Centro storico.

«Siamo ancora qui – proseguono – ad assistere all’illegalità diffusa, a frequentatori e gestori di locali che se ne infischiano delle regole, oppure sono impotenti, o ancora, approfittano di un’amministrazione comunale incapace di gestire la situazione. Non si può vivere solo chiamando “alla bisogna” le forze dell’ordine. Ora saremo noi a chiedere, con una raccolta firme che è già partita, di poter avere presidi fissi di pattuglie nelle sere della movida».

Sere che però ormai non coincidono più solo con quelle del fine settimana e prendono vita nonostante ci troviamo ancora in zona arancione e il “coprifuoco” fissato alle 22. Il fronte comune si è compattato tra residenti e i commercianti che aderiranno delle vie Valle, Landolina, Leonardi, Pulvirenti, Mazza, S. Agata, S. Orsola, Perrotta, Gemmellaro e Penninello e delle piazze Scammacca e Teatro Massimo.

Nessuna “barricata”, a prescindere, contro i locali, «solo una battaglia contro chi permette e commette abusi – sottolineano – chi non rispetta non solo le norme antiCovid, ma anche quelle basilari di igiene e commerciali, rispetto del suolo pubblico, di inquinamento acustico. Un problema importantissimo è la mancanza del piano commerciale in città, che non è mai stato fatto e significherebbe finalmente regolamentare, distribuire i locali in modo coerente per evitare disordini, sporcizia e, parola che abbiamo imparato ad usare, assembramenti. Sarebbe importante averlo, soprattutto oggi, per programmare una vera ripartenza. Poi i problemi sono anche altri, con i locali chiusi le persone comprano bottiglie di alcolici lasciandole sulla strada, spesso rotte, il che conferma lo scarsissimo senso civico dei catanesi. Vengono divelti alberi, panchine, cestini dei rifiuti, proprietà altrui, auto e moto vengono parcheggiate ovunque. Insomma siamo in un Far West».

«Dove c’è consumo di alcol – dice un commerciante – alcune attività hanno abbassato i prezzi per attirare più clientela, anche una birra a 80 centesimi! A questi signori andrebbe revocata la licenza, il piano commerciale eviterebbe proprio il proliferare di locali a basso costo e garantirebbe il rispetto dei decibel della musica, non come accade ora, che “vince” chi ha la musica più alta. E chissà cosa accadrà quanto torneremo zona gialla».

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