Catania, imprenditore vicino ai clan
Catania, imprenditore vicino ai clan Confiscati 7 milioni a Giuseppe Faro
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La Direzione Investigativa Antimafia di Catania ha eseguito un decreto di confisca di beni emesso dal Tribunale di Catania che ha accolto la proposta della Dda etnea nei confronti di Giuseppe Faro, 58 anni, noto imprenditore a capo di imprese operanti nel settore dell’edilizia e del movimento terra e ritenuto vicino al clan mafioso dei La Rocca affiliato alla famiglia mafiosa Santapaola di Catania del quale sarebbe anche il rappresentante nel territorio di di Caltagirone.
Giuseppe Faro, che ha alle spalle anche una condanna per una serie di rapine ai danni di autotrasportatori, è stato coinvolto nell’operazione antimafia “Calatino”, condotta dalla Dia di Catania nel 2000 nei confronti del clan di Caltagirone storicamente capeggiato da Francesco La Rocca come emerso anche da diversi “pizzini” con Bernardo Provenzano). Un clan quello di La Rocca affiliato alla famiglia mafiosa “Santapaola” di Catania. Faro è stato nell’ambito di questo processo condannato, con rito abbreviato, a tre anni per estorsione in concorso, con l’aggravante mafiosa.
La figura di Faro emerge inoltre – anche se non vi furono all’epoca provvedimenti giudiziari -, anche nell’operazione di polizia denominata “Iblis”, nell’ambito della quale da una conversazione ambientale, lo stesso viene indicato quale soggetto sul quale il boss Vincenzo Aiello, all’epoca rappresentante provinciale di “Cosa Nostra”, poteva contare per l’illecita aggiudicazione di gare di appalto.
A Faro oltre che la confisca dei beni è stata anche applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per due anni due con obbligo di soggiorno nel comune di residenza e presentazione bisettimanale alla Polizia, nonché al pagamento di una cauzione di 5 mila euro.
Le indagini che la Dda etnea ha delegato alla alla Dia di Catania hanno permesso di accertare forti profili sperequativi tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto dall’imprenditore. Secondo gli investigatori si tratta di un patrimonio acquisito illecitamente grazie ai suoi rapporti con i clan di Catania e di Caltagirone.
Dalle indagini della Dia di Catania è, inoltre, emerso come Faro, dopo avere costituito imprese e società operanti soprattutto nel settore dell’edilizia e del movimento terra nonché la disponibilità di due cave estrattive a Palagonia e Licodia Eubea successivamente all’arresto avvenuto nell’anno 2001, abbia preferito eclissarsi dalla scena economica, delegando a moglie e figli il compito di incrementare il patrimonio di famiglia, investendo i suoi capitale nell’acquisto di quote societarie, imprese, immobili e autoveicoli.
Il patrimonio oggi sottoposto a confisca è stato stimato complessivamente in sei milioni e settecento mila euro ed è costituito da quote societarie e numerose società operanti perlopiù nel settore edile-immobiliare, terreni, immobili e fabbricati siti nei comuni di Palagonia , San Zenone degli Ezzelini, Albignasego, Surbo, autocarri e autovetture, oltre a rapporti bancari e postali su tutto il territorio nazionale.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA