Da paninari a trafficanti di droga. Il “salto” criminal-imprenditoriale dei fratelli Ciccio, Pinuccio, Fabio e Santo Vitale (detto Santo panini) è il focus centrale della delicata inchiesta del Gico della Guardia di Finanza di Catania. A raccontare dettagli precisi – e che sono serviti anche da input e riscontro agli investigatori – è stato Carmelo Liistro, uno dei pentiti più recenti che sta creando un po' di tensioni nella mafia catanese e nel mondo criminale legato al narcotraffico.
Ex soldato del clan Cappello, ha partecipato alla sparatoria dell’8 agosto 2020 a Librino. «Ero io che guidavo lo scooter a bordo del quale vi era Massimiliano Cappello (fratello del capomafia Turi, ndr)». Liistro è stato arrestato nel blitz calabrese Crypto proprio sui contatti tra le ‘ndrine e i catanesi per la droga. E infatti quando comincia a fare rivelazioni ai magistrati inizia anche a parlare degli indagati del blitz di oggi.
«Posso dire con certezza che i fratelli Vitale sono da anni fra i più importanti trafficanti di stupefacente a Catania e provincia», dice Liistro in un verbale finito nelle oltre 700 pagine dell’ordinanza "Slot Machine” firmata dalla gip Simona Ragazzi. Purtroppo sono molti gli omissis presenti negli stralci delle rivelazioni del collaboratore. Liistro avrebbe conosciuto i Vitale tra il 2015 e 2016 poiché interessati ad acquistare grossi quantitativi di hashish. «Sono stato io a mettere i fratelli Vitale in contatto con i calabresi di Rosarno, in particolare con omissis, appartenente alla ‘ndrina dei Pesce», ammette l’ex cappelloto. E poi aggiunge: «So che i Vitale dal commercio di hashish sono passati al commercio di cocaina con i Certo-Pronesti».
I fratelli sarebbero in grado di gestire e investire in grossi quantitativi di droga perché godrebbero «di una buona disponibilità economica» che «consente loro di pagare in contanti». Non sono affiliati a nessun clan ma certamente la «vicinanza con i Cappello» – spiega Liistro – attraverso il cognato Santo Aiello – gli «garantisce una certa autonomia nel traffico di stupefacenti a Catania». Inoltre per «risolvere le controversie ad esempio la riscossione di crediti derivanti dal traffico di stupefacenti – racconta il pentito ai pm – i Vitale si rivolgono al clan Cappello-Bonaccorsi».
Il collaboratore rivela particolari sull'affiliazione di Aiello alla cosca catanese, che sarebbe avvenuta dopo la sua ultima scarcerazione. E avrebbe fatto parte «del gruppo di Giovanni Pantellaro, in quel momento reggente del clan Cappello», racconta Liistro. Facendo bene i calcoli dobbiamo spostare il calendario a prima del 2020 quando Pantellaro è stato arrestato nell’operazione Camaleonte.
L’affiliazione di Aiello però sarebbe avvenuta con qualche “piccola tensione”. «Ricordo di una discussione avvenuta in mia presenza, credo tra il 2028 e 2019, all'interno della mia macelleria in via Clemente, tra Massimiliano Cappello e Giovanni Pantellaro». Quest'ultimo sarebbe stato contrario all’affiliazione di un personaggio che in passato aveva fatto dichiarazioni contro il clan dei Milanesi, a quel punto il boss cappelloto avrebbe ribattuto dicendo che anche Santo Aiello aveva fatto arrestate persone con le sue dichiarazioni. «Pantellaro giustificava il suo atteggiamento benevolo – racconta Liistro – nei confronti dell’Aiello affermando che in fondo il predetto aveva fatto arrestare persone nella zona di Firenze, e quindi al di fuori del territorio». Un ragionamento che avrebbe convinto Massimo Cappello che quindi non si sarebbe opposto all'affiliazione di Santo Aiello al clan.