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Il blitz della finanza

Catania: il “filo conduttore” delle imprese svuotate e rigenerate dai Pillera

L'inchiesta è partita grazie ai sospetti dell'amministratore giudiziario di Catania Impianti.

Di Laura Distefano |

L’impresa, per diversi motivi, finisce in mano a un amministratore giudiziario e il fatturato comincia magicamente a calare. È quello che è accaduto a Catania Impianti di Trecastagni, società finita al centro del blitz “Filo conduttore” della guardia di finanza (ne parliamo approfonditamente in cronaca) eseguito ieri con 10 arresti e sequestri per oltre un milione di euro. Le fiamme gialle di Acireale hanno documentato una sorta di depauperamento pilotato della ditta che opera nei servizi delle telecomunicazioni. Una distrazione di subappalti che avrebbe come registi personaggi collegati al clan Pillera-Puntina.

I sospetti dell’amministratore giudiziario

A far accendere i radar degli investigatori sono state le segnalazioni tempestive inoltrate nel settembre 2021 dall’amministratore giudiziario. Nella relazione il professionista rileva la netta riduzione di contratti di prestazione di servizi, per decisione della principale committente la Sielte (estranea alle indagini) «a beneficio di Af Impinti e Telenet, apparentemente di terzi, ma di fatto riconducibili alla medesima compagine gestionale». Il gruppo è quello di Zingale-Messina (precisamente gli indagati Antonio Messina, Antonino Zingale e Silvestro Zingale) che era «stato allontanato» dalla società. «La Catania Impianti s.r.l.s. sino alla data del sequestro ha rappresentato una grossa realtà imprenditoriale operante nel settore delle installazioni e manutenzione di reti telefoniche. Qualche mese dopo il sequestro – ha spiegato l’amministratore giudiziario – i volumi d’affari sono diminuiti a causa di una concorrenza sulle stesse aree d’intervento della società, motivo per cui ho iniziato a nutrire dei sospetti sia nei confronti di alcuni dipendenti legati a rapporti di parentela con la precedente amministrazione, sia nei confronti degli ex amministratori dell’azienda, Silvestro Zingala e Antonio Messina».

I riscontri

Le verifiche delle fiamme gialle e le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Messina, padre di Antonino, hanno portato a comprendere che la ditta prima di essere in amministrazione giudiziaria «ruotava nella galassia delle subappaltatrici della Sielte». Società che seppur inconsapevolmente (i vertici non sono stati toccati dalle indagini) è diventata il centro del sistema di arricchimento imprenditoriale dei Pillera.

Le entrate, quindi della Catania Impianti, sono diminuite in maniera vertiginosa e il 16 ottobre dello scorso anno è arrivata la declaratoria di liquidazione giudiziale con sentenza del tribunale di Catania su precisa istanza di auto-fallimento promossa dall’amministratore giudiziario, autorizzato dal gip.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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