LE CARTE
Catania, i retroscena del blitz antidroga Villascabrosa: anche un cliente pestato per vendetta dal nipote di “Turi u turcu”
Alessandro Carambia, detto “Pipi”, avrebbe avuto un ruolo “alla pari” con Emanuele Napoli nell’organizzazione criminale disarticolata dai carabinieri
Alessandro Carambia, detto “Pipi”, avrebbe avuto un ruolo “alla pari” con Emanuele Napoli nell’organizzazione criminale disarticolata dai carabinieri di Catania nel “blitz Villascabrosa”. Il nipote d’arte – lo zio è Salvatore Carambia “Turi u turcu”, in più indagini indicato come un trafficante di droga nell’orbita del clan Cappello-Bonaccorsi – avrebbe avuto però funzioni tradizionali sullo spaccio su “strada”.
Da una parte avrebbe “raccolto” le lamentele dei clienti, ma dall’altra non avrebbe perdonato alcuni errori. Come quando un “povero” acquirente sarebbe stato fermato dagli investigatori che stavano monitorando la piazza di spaccio e al quale avrebbero chiesto notizie sulla droga trovata nelle tasche. Stabile, uno dei pusher, nel 2021 è finito ai domiciliari e per gli indagati la colpa sarebbe stata del compratore-sbirro. Carambia prima si sarebbe infuriato con lui al telefono e poi lo avrebbe convocato. Appena arrivato all’appuntamento l’uomo sarebbe stato picchiato per vendicare lo spacciatore arrestato. Del pestaggio ne sarebbero stati consapevoli anche gli altri «associati – scrive il Riesame – come emerge dalla conversazione tra Maria Greco e Davide Napoli».
Droghe e pusher
Carambia «si occupava» del «rifornimento di sostanze stupefacenti», «gestiva» anche i pusher e «impartiva ordini e redarguiva i sodali». Emblematico il rimprovero a Licciardello, che avrebbe avuto la sfrontatezza di lasciare il turno prima di essere sostituito da Molino. L’ansia dell’indagato sarebbe stata collegata al fatto se il pusher uscente «fosse riuscito ad annotare» cessioni e incassi.
L’indagato, inoltre, avrebbe gestito la cassa comune e la contabilità. Il Tribunale della Libertà nell’ordinanza ha citato la conversazione del 27 aprile 2022 tra Alessandra Sudano, Maria Greco e Carambia. Quest’ultimo «contava le dosi rimaste e i soldi di quelle già vendute, poi dava indicazioni sul denaro».
All’indagato, due anni fa, i conti non tornavano e avrebbe chiesto delucidazioni al fratello Antonino su «quale fosse la somma» precisa «consegnata il giorno prima. Nonostante la posizione di vertice però alcune decisioni sarebbero state riservate solo ad Emanuele Napoli: come quello del prezzario. Carambia non avrebbe potuto metterci becco. Infatti i clienti per avere qualche carezzina nel prezzo si rivolgevano direttamente a Napoli.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA