Cronaca
Catania, gli appelli anti assembramenti non bastano: folla natalizia in via Etnea
CATANIA – Una cosa è certa, al di là delle regole (rigide o meno e rispettate o meno che siano) ed è che questa città, afflitta dalle sue mille croniche emergenze oltre a quella “globale” della pandemia, ha però anche capacità di reagire e di sperare, nonostante tutto e con tutti gli eccessi che ci sono e che speriamo di non dover pagare dal giorno dopo l’Epifania.
La giornata dell’Immacolata per tradizione dedicata in (quasi) ogni casa alla preparazione di albero di Natale e presepe e ai primi acquisti non ha certo fatto volare lo shopping, come in anni diciamo meno peggiori, ma ha confermato però che nel suo centro storico Catania ha un’identità e un valore da preservare – senza con questo voler demonizzare la grande distribuzione – e pazienza se deve essere un Dpcm che chiude i negozi dei centri commerciali nei festivi e prefestivi a ricordarcelo. «Abbiamo speso poco, mettiamo intanto un paio di pacchetti sotto l’albero giusto per la tradizione», dice Matteo, giovane capofamiglia all’uscita di un negozio di abbigliamento casual con moglie e figli al seguito.
E se la “febbre” del cashback – i “rimborsi” a premio del governo a chi acquista nei negozi con pagamenti elettronici – non sembra essersi ancora troppo diffusa in città, anche per l’app comunque intasata, alcuni dei settori più “strategici” hanno dato i primi segni di ripresa, specie se accompagnati da offerte convenienti.
«Stiamo registrando un buon afflusso di clienti – spiega l’addetta alle vendite del negozio di una nota marca di calzature a poca distanza da piazza Università – e rispetto ai periodi peggiori possiamo stimare un incremento intorno al quaranta per cento, anche perché abbiamo sempre tante promozioni che incoraggiano all’acquisto, con prodotti scontati del 30, del 50 e anche del 70 per cento, ma quello che rileviamo è la totale assenza di turisti, che per il commercio in città è un fatto molto negativo».
Altri negozi non hanno invece registrato particolare affluenza, specie per l’abbigliamento più elegante, proprio perché si teme che non ci saranno grandi feste a cui partecipare.
In ogni caso ieri il centro storico come pure le zone più commerciali – nonostante i tanti appelli delle autorità a non trasformare la zona gialla in un ” liberi tutti” – sono state animate e affollate (in qualche caso anche troppo) di gente – anche proveniente dai centri dell’hinterland proprio per la chiusura dei mega ipermercati peraltro anch’essi in crisi – facendo i primi acquisti che danno un segno di fiducia ai commercianti, ma certo senza grandi spese né scorte di pacchetti regalo; e soprattutto hanno osservato e guardato le vetrine, che non potranno obiettivamente mai essere come quelle della galleria di un centro commerciale, accanto al barocco dei palazzi e delle chiese di via Etnea o alla storia dell’anfiteatro romano di piazza Stesicoro.
Tutte cose che i turisti apprezzano e magari conoscono quanto e più di noi, però di turisti con macchina fotografica a tracolla ieri non c’era neanche l’ombra, per colpa di questa maledetta pandemia che ha azzerato interi settori produttivi. La mattinata è trascorsa comunque bene, con file davanti all’ingresso di alcuni negozi e altri semivuoti, questo almeno fino a mezzogiorno e mezzo, quando nuvole più nere dei peggiori dati sul Covid si sono addensate improvvisamente sulla città, e la pioggia ha fatto scattare il fuggi fuggi generale. Fino a quel momento, la concorrenza è stata serrata tra negozi addobbati e bancarelle del mercato storico di piazza Carlo Alberto, e dunque tra eleganti pacchetti regalo e sacchetti della Fiera, ieri aperta e molto affollata e vivace nella giornata festiva, l’anima più popolare di una città che spera di ritornare presto a vivere.
In serata il clima è tornato mite e la via Etnea è stata nuovamente presa d’assalto con un fiume umano che scorreva liberamente (pochi e difficili i controlli) lungo la storica strada che taglia il centro storico della città.
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