La Guardia di Finanza ha arrestato e posto ai domiciliari, su ordine del Gip del Tribunale di Catania Giuliana Sammartino, un avvocato catanese, Fabio Gaetano Cavallaro, di 49 anni. Il provvedimento cautelare comprende anche il sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 750 mila euro. L’avvocato è accusato dalla Procura di Catania di truffa aggravata e autoriciclaggio. L’inchiesta è stata condotta dal sostituto procuratore Andrea Norzi, con il coordinamento del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo.
Dall’inchiesta dei Finanzieri del Gruppo di Catania coordinati dalla Procura etnea, è emerso che il professionista è stato l’ideatore di sistema fraudolento attraverso il quale, tra il 2014 e il 2017, ha sottratto ingenti somme di denaro ai propri clienti, assistiti nell’ambito di cause intentate in materia di lavoro per irregolare licenziamento.
L’analisi dei numerosi conti correnti riconducibili a Cavallaro e ai suoi familiari, nonché l’escussione delle diverse parti offese (clienti) e persone coinvolte nei fatti, hanno consentito di appurare che l’avvocato, ottenuto il riconoscimento dell’indennizzo in favore dei propri assistiti provvedeva a richiedere agli istituti di credito della società soccombente, l’emissione di uno o più assegni con beneficiari i suoi clienti che, tuttavia, egli stesso, illecitamente, nonostante la clausola di non trasferibilità presente su tali titoli, riscuoteva in banca. L’avvocato decideva anche arbitrariamente quale fosse la quota di sua spettanza e tratteneva così una parte dell’importo riscosso per sé, facendo emettere, solo per una parte dell’indennizzo spettante, ulteriori titoli non trasferibili a favore dei suoi clienti.
Questi, completamente ignari del raggiro realizzato dal professionista, venivano pertanto frodati poiché ritenevano che l’importo ricevuto fosse completamente satisfattivo del valore a loro riconosciuto a seguito della causa intentata.
Il sistema fraudolento si concludeva con la destinazione delle provviste di cui si era illecitamente appropriato, per farne perdere le tracce, a favore di conti correnti non riconducibili al professionista, ma intestati ai suoi familiari o investendoli nel mercato finanziario. Il professionista è indagato anche di autoriciclaggio aggravato dall’aver commesso il fatto nell’esercizio dell’attività professionale.
Le Fiamme Gialle etnee hanno ricostruito per l’intero periodo oggetto di indagine movimentazioni bancarie illecite per oltre 750 mila euro che il Tribunale ha sequestrato preventivamente.