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Catania, ecco incompiute e ritardi

Catania, ecco incompiute e ritardi che bloccano il rilancio della città

Strade, ospedali, viadotti: si spera nel nuovo codice degli appalti

Di Cesare La Marca |

CATANIA – Incompiute pluriennali o croniche, opere in corso a rilento, prolungate fino a sfidare il tempo tra cronoprogrammi rimodulati e poi riscadenzati, varianti, intoppi tecnici, fondi esauriti o bloccati, burocrazia e in qualche caso inchieste giudiziarie con effetti più o meno dirompenti. Oppure anche infrastrutture avviate e sospese, per sopravvenuta mancanza di risorse e per le troppe varianti, e dopo anni in attesa di una nuova gara da aggiudicare a una diversa impresa, ma con costi del lavoro e dei materiali intanto raddoppiati, o già corredate di progetto esecutivo approvato, ma benché urgenti e prioritarie impantanate a lungo nell’immancabile odissea dei ricorsi e nei tre gradi di giudizio necessari per mettere chiarezza e consentire la posa della “prima pietra”. O anche rimaste da oltre un decennio solo sulla carta dei progetti, nei cassetti dell’ex Provincia, rimandate da un’estate all’altra per mancata copertura finanziaria, senza poter dotare di impianto di illuminazione il secondo tratto del viale Kennedy, lungomare della Plaia, una delle opportunità di rilancio turistico a due passi dal barocco del centro storico.

Nel suo piccolo, Catania comprende tutta la variegata casistica a cui il nuovo Codice degli appalti punta a dare una risposta organica, certo senza nessun ritardo ancora neanche paragonabile alla “madre” di tutte le incompiute catanesi, l’asse attrezzato di corso Indipendenza, progettato quando l’Italia si riuniva il sabato sera davanti a “Canzonissima” e Gigi Riva metteva paura alla Juve, e completato dopo circa un quarantennio, solo cinque anni addietro.

Una scadenza precisa, se non altro, viene da una delle attuali incompiute, il raddoppio ferroviario Stazione-Ognina, opera attesa anche per la mobilità urbana con le sue tre fermate tra Ognina, e piazza Europa, che aprì i cantieri nel febbraio del 2006, con fine lavori allora prevista nel 2010. Il 2016 sarà l’anno buono, assicurano da Rfi, e dopo una lunga serie di intoppi entro l’estate verranno completati i lavori in galleria, quindi a seguire gli impianti tecnologici e le tre fermate con funzione anche di “metropolitana leggera”.

E in proposito, dopo l’inchiesta che ha azzerato i vertici della Tecnis, resta aperto il nodo sui tempi delle tratte urbane della metropolitana, per il collegamento da Nesima a piazza Stesicoro, atteso entro l’estate anche per tutte le ricadute sull’emergenza traffico, non senza tutte le incognite del caso e della complessa situazione. Stesse speranze, sul fatto che l’amministrazione giudiziale possa risollevare in tempo il colosso catanese dell’edilizia, anche per il completamento entro l’anno dell’ospedale San Marco di Librino, altra opera di enorme portata e importanza. Tutte infrastrutture cruciali, quelle attese da troppi anni dalla città, a u costo ogni giorno altissimo.

Come nel caso del tratto Rotolo Ognina del “viale De Gasperi” asse parallelo al lungomare appaltato dall’ex Ufficio speciale per l’emergenza traffico, in attesa da oltre un decennio del viadotto che dovrà sboccare sul viale Ulisse, che non arrivò mai in cantiere, quando i lavori si bloccarono nella fase cruciale per esaurimento dei fondi, rendendo oggi necessaria una nuova gara e costi molto più elevati.

Storia a parte quella del tondo Gioeni, che ogni catanese potrebbe raccontare giorno per giorno, da quando, due anni e mezzo addietro, la città venne lasciata in balìa di un cantiere incompleto, nel centro dell’area da bollino rosso, oggi in attesa dei lavori per il nuovo muro del parco Gioeni e, si spera presto, del “by pass” anticaos di via Castorina.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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