Catania, da dove è partita (e come è cambiata) l’inchiesta che fa tremare la sanità siciliana

Di Redazione / 08 Maggio 2023

Parte da molto lontano, l’inchiesta che sta facendo tremare la sanità siciliana. Con epicentro localizzato sotto il Vulcano, ma con scosse che sono avvertite fino a Palermo.

L’atto più significativo del procedimento penale aperto nel 2020 è l’«annotazione conclusiva di attività d’indagine» dei carabinieri del Nucleo investigativo di Catania. Il documento, che La Sicilia ha avuto modo di consultare, nell’intestazione reca la data del 25 marzo 2022.

Il punto di partenza sono le intercettazioni telefoniche e ambientali di Ezio Campagna, dentista ed ex vicepresidente dell’Ordine dei medici di Catania, «il cui monitoraggio – scrivono i militari dell’Arma – ha consentito di documentare ampiamente le sue capacità relazionali e di rapporti con esponenti della politica e della sanità, locali regionali». Campagna non ha un ruolo formale nei progetti Psn finanziati dalla Regione, sui quali i carabinieri vogliono «verificare la possibile presenza di anomalie nella procedura di predisposizione, assegnazione e gestione». Il fumus, si apprende leggendo una nota della relazione, «era già emerso» in un altro procedimento penale risalente al 2019.

Le utenze intercettate

Nel corso delle investigazioni «emergeva nettamente la figura» di Aldo Missale, ex funzionario dell’Università poi destinatario del «favore di una vita» (direttore amministrativo dell’Ordine dei medici a 100mila euro l’anno), che «pertanto veniva sottoposto a intercettazione» assieme a Campagna. In una fase iniziale, precedente al coinvolgimento dei due arrestati, altri telefoni erano intercettati. Oltre che quella di un sindacalista del 118, le utenze di Marco Mio (rappresentante di prodotti parasanitari, ritenuto poi una potenziale talpa delle indagini, grazie alle «sue amicizie istituzionali» anche alla Dia), ma soprattutto di Alessia Trombino, all’epoca segretaria particolare di Nello Musumeci a Palazzo d’Orléans, ruolo che manterrà al ministero del Mare.

L’indagine, di fatto, è chiusa a marzo 2022. Il Nucleo investigativo, in base alle notizie di reato raccolte, consegna alla pm Alesssandra Tasciotti la «contestuale segnalazione» di 28 soggetti. Che sono evidentemente di più dei 17 indagati (12 dei quali destinatari di richiesta di misura cautelare) dell’ordinanza della gip Simona Ragazzi.

Cos’è cambiato fra l’attività dei carabinieri e la decisione della giudice?

La differenza più evidente

Non è soltanto una questione di quantità. Perché anche dal punto di vista qualitativo alcune ipotesi di reato vengono modificate. La differenza più evidente riguarda Ruggero Razza. L’ex assessore regionale alla Salute, proprio in questa veste, nell’informativa viene segnalato per concussione, in concorso con il suo segretario particolare Francesco Lo Re. Il capo riguarda soltanto loro due, che, nell’ordinanza, risultano invece indagati per turbata libertà degli incanti, assieme a Daniele Sorelli, all’epoca capo della segreteria tecnica di Razza, e ai due principali “facilitatori” dei progetti incriminati, Campagna e Missale, questi ultimi agli arresti domiciliari. Secondo la prima ipotesi dei carabinieri, invece, Razza e Lo Re «abusando delle loro qualità e poteri in considerazione delle mansioni ricoperte», costringevano «taluno» a «dare o promettere» all’assessore, tramite la «mediazione» del segretario, una «utilità» consistente nell’inserimento di un odontoiatra di Trapani nel progetto “Osas”, e «successivamente, in considerazione della palese difficoltà ad impiegare una figura professionale così distante», i due indagati cambiano cavallo. Consegnando, ricostruiscono i carabinieri, a Campagna e Missale il curriculum di Filippo Fiorenza (nipote dell’ex deputato regionale Dino Fiorenza) per l’incarico da 10mila euro, poi effettivamente assegnato. «Tutto ciò – scrive il Nucleo investigativo nell’ultima relazione alla pm – come utilità dell’impegno profuso» dall’assessore alla Salute «finalizzato all’approvazione dei progetti Psn», d’interesse di Campagna e Missale, «precedentemente bocciati».

Anche l’ex deputato Fiorenza è fra i soggetti in origine sotto inchiesta, ma in questa prima versione non c’è ancora il nome di Sorelli, altro fedelissimo di Razza, non candidato con la lista civica di Enrico Trantino nonostante l’uscita dei manifesti elettorali poco prima dell’operazione dei carabinieri. Ci sono già, a vario titolo, l’altro ex assessore regionale Antonio Scavone, il cardiologo etneo Pippo Arcidiacono, ex assessore comunale e mancato candidato sindaco di FdI, e il presidente dell’Ordine dei medici etneo, Igo La Mantia.

I “segnalati”

Nell’informativa sono compresi 13 “segnalati” che poi non risulteranno fra gli indagati finali. Fra questi, ad esempio, spicca Toti Amato, presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, per il quale s’ipotizza il medesimo reato – la turbata libertà degli incanti – poi contestato a tutti gli altri, compreso il segretario dello stesso Ordine palermitano, Filippo Di Piazza, ritenuto «strettamente legato» a Lo Re. Amato, annotano i carabinieri, è il tramite per gestire «in assoluta sintonia» i progetti sull’asse Palermo-Catania.
Nell’originaria impostazione dell’indagine, inoltre, i carabinieri fanno altri nomi. Ad esempio alcuni dipendenti delle aziende ospedaliere coinvolte, fra cui funzionari e medici (Alfredo Amico e Michela Averna, Salvatore Felis e Mimy Tavormina del Garibaldi di Catania; Vincenzo Cardinale del Civico di Palermo; Simona Di Virgilio del Policlinico etneo), esponenti dell’Ordine dei medici (oltre ad Amato, anche il direttore provinciale di Ragusa, Giovanni Campo, e Carla Basile, impiegata a Catania) e anche dirigenti e professionisti, come Sonia Damiani, direttore dell’Agenzia delle Entrate di Bagheria, Martina Gangi, responsabile del progetto Focus Sud 2019-21 della Global Thinking Foundation di Milano, e Alberto Soldà, direttore del Consorzio Cev di Verona.

In questa ricostruzione dei carabinieri compaiono presidenti e membri delle commissioni che scelgono i profili. Fra questi – oltre ai già citati Amico, Averna, Di Virgilio e Felis – c’è anche un esterno al mondo sanitario: Rosario Faraci, docente universitario di Economia, ora fuori dall’indagine. Il fatto che nella discovery dell’ordinanza siano saltati i potenziali “concorrenti materiali” della presunta turbativa, secondo alcuni difensori degli indagati finali, depotenzia l’impianto accusatorio. Staremo a vedere, a partire dalle valutazioni del Riesame.

Tutte queste persone, sia ben chiaro, non risultano più indagate.

Il dato cronologico fondamentale

Dalle carte emerge un dato cronologico fondamentale. Rispetto all’annotazione finale dei carabinieri, la pm Tasciotti cambia subito tiro. La richiesta delle misure cautelari arriva sul tavolo della gip Ragazzi il 15 maggio 2022. Ed è già nella versione definitiva con 17 indagati (le new entry, rispetto alla Cnr dell’Arma, oltre a Sorelli, sono Ernesto Rapisarda ed Eugenio Pedullà), che sarà vagliata dal giudice. Le quattro recenti integrazioni citate nell’ordinanza (il 19, 20, 24 e 26 aprile scorsi) riguardano infatti il deposito di file audio delle intercettazioni.

Dunque, di fatto, l’indagine, partita nel 2020, era chiusa così com’è da circa un anno. Con una diversa qualificazione di alcune condotte e una descrizione più ordinata (in 18 distinti capi) dei fatti. L’ordinanza, firmata il 28 aprile scorso, in oltre mille pagine mostra un ponderoso lavoro di ricostruzione, che con 272 “omissis” apre la strada a ulteriori filoni.

Il timing

Ma ora il timing rischia di essere fuori sincrono, soprattutto per alcune delle interdizioni chieste dalla pm. Nelle prossime ore, infatti, è attesa la pronuncia della gip su 13 indagati, fra i quali Scavone e Razza. Le misure avrebbero avuto più senso un anno fa, quando entrambi erano assessori regionali. Ma oggi non lo sono più. Dovrebbero essere interdetti da ruoli – uno è avvocato penalista e consigliere a titolo gratuito del ministro Musumeci, l’altro primario di Radiologia al Garibaldi – senza un nesso diretto con le procedure oggetto dell’inchiesta. Discorso diverso per altri destinatari di analoga richiesta, soprattutto all’Ordine e nelle aziende ospedaliere.

Dove – nota a margine – alcuni dei contratti “incriminati” sono stati prorogati il 28 aprile scorso. Proprio il giorno del blitz dei carabinieri. Senza però che nessuno della filiera (funzionari, dirigenti e vertici) risulti però coinvolto nell’inchiesta. Almeno in questa.

Twitter: @MarioBarresi

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Pubblicato da:
Alfredo Zermo
Tag: inchiesta sanità catania mario barresi ruggero razza