«I Santapaola stanno cercando un nuovo rappresentante. Stanno vivendo un momento di riorganizzazione: serve la persona giusta che possa avere la capacità di poter dialogare con i due piani della famiglia». A parlare è un investigatore e profondo conoscitore delle dinamiche criminali alle falde dell’Etna. La famiglia catanese di Cosa nostra sta subendo ancora gli effetti delle due operazioni Sangue Blu e Agorà che in pochi mesi hanno azzerato la cupola.
Ciccio Napoli, rampollo della famiglia Ferrera “cavadduzzu”, lo scorso giugno aveva tirato quasi un sospiro di sollievo quando era scattato il blitz del Ros e il suo nome non era nella lista dei destinatari della misura cautelare. Forse aveva creduto che le sue strategie di rimanere defilato e di esporsi solo quando necessario lo avevano salvato dalle manette. Anche se il timore di un indagine a suo carico l’aveva percepita quando dopo l’inchiesta Overtrade, a inizio 2020, sono stati pubblicati sui giornali i verbali di alcuni collaboratori di giustizia che lo indicavano come il capo designato di Cosa nostra a Catania.
Ma il tempo di trascorrere l’estate da uomo libero, che a fine settembre sono arrivati i carabinieri a bussare alla porta nel pieno della notte. Le immagini delle telecamere, le intercettazioni con il suo uomo di fiducia Cristan Buffardeci, i verbali degli ex colonnelli dei Nizza Silvio Corra e Salvatore Scavone hanno blindato l’apparato probatorio che – come pubblicato su La Sicilia – ha retto anche davanti al Tribunale del Riesame.
Il clan Santapaola-Ercolano, dunque, sta cercando di correre ai ripari per riempire un vuoto di potere. Una situazione che già è stata vissuta e affrontata nel 2017 con la retata Chaos. A quel punto, in attesa delle designazioni dal carcere, la cosca ha cercato di poter portare avanti gli affari con una regia di coordinamento di secondo livello costituita da Turi Rinaldi, Michele Schillaci e Carmelo Renna (tutti e tre indagati nel blitz Agorà di giugno). Ora c’è da aspettare il momento di una incoronazione ufficiale, ma nel frattempo i gregari a piede libero – e di calibro non ce ne sono molti – prima di muoveresi e commettere passi falsi aspettano ambasciate precise dai “vecchi” boss dietro le sbarre. Ed è qui che potrebbero giocare un ruolo non da poco familiari (anche donne): che potrebbero per rappresentare quella cerniera tra il carcere il mondo esterno.
Anche se alcune recenti inchieste ci hanno dimostrato che non è così difficile poter disporre di un cellulare mentre si è detenuti e con quello dirigere l’organizzazione mafiosa. Lo ha fatto, ad esempio, per sua stessa ammissione Salvuccio Bonaccorsi, ex responsabile della frangia dei Carateddi del clan Cappello. Quando ha deciso, alcuni anni fa, di collaborare con la giustizia (convincendo anche il padre Concetto ma con la pesante rinnegazione degli zii e dei cugini) ha raccontato ai magistrati che ha diretto le fila del clan grazie a un telefonino che aveva nel carcere di Siracusa.
Ma a proposito: come si stanno muovendo i Carateddi-Bonaccorsi? Il mirino puntato dagli inquirenti lo ha sicuramente Orazio Finocchiaro – detto ‘iattaredda – da qualche tempo è tornato in libertà dopo aver scontato una condanna proprio per mafia. Un rapporto molto stretto con l’ex capomafia Iano Lo Giudice (arrestato nel 2009 nel blitz Revenge) gli aveva permesso di avere un posto d’onore negli assetti criminali della cosca Cappello-Bonaccorsi . Finocchiaro affronterà da uomo libero il processo d’appello che è scaturito dall’impugnazione della condanna a 30 anni per associazione mafiosa arrivata a febbraio 2021.
Un momento di riorganizzazione lo sta vivendo anche la corrente storica del clan Cappello. Una grossa ferita è arrivata ultimamente dagli arresti disposti dopo la sentenza del gup sul conflitto a fuoco dell’8 agosto 2020 a Librino. Tra i destinatari c’era Rocco Ferrara, indicato da più pentiti – tra cui il neo collaboratore Carmelo Liistro – uno dei vertici della cosca fondata da Turi Cappello, da decenni al 41 bis. Anche in questo caso c’è da trovare un nuovo capo a cui affidare lo scettro.
Dei momenti di debolezza di Santapaola e Cappello ne potrebbero approfittare gli altri clan, come i Mazzei e i Laudani.
Ma chi è al potere? Un recente verbale dell’ex reggente degli Scalisi di Adrano, Salvatore Giarrizzo, fornisce alcuni indizi molto utili per ricostruire la mappa. Il collaboratore di giustizia racconta che per risolvere alcuni problemi relativi alla gestione dello spaccio che avevano creato tensioni tra gli Scalisi, alleati dei Laudani-Mussi i ficurinia, e i Lo Cicero, inseriti all’interno dei Mazzei-Carcagnusi, avrebbero chiesto l’intervento di Sebastiano Laudani ’u nicu per i Mussi (assolto nel processo Vicerè) e di Gaetano Pellegrino “u funciutu” per i carcagnusi (condannato in appello Ippocampo). Entrambi sono liberi. Nei Mazzei un nome da non sottovalutare è Maurizio Motta, anche lui da tempo fuori dal carcere, coinvolto nel blitz Target di qualche anno fa.
Periodo complicato per i Cursoti-Milanesi che hanno subito pesanti perdite dopo il blitz Centauri del 2021. C’è però la cellula vicina al deceduto boss Rosario Pitarà che sta cercando di trovare spazio criminale.