Sono in tutti 41 le persone arrestate stanotte dalla Squadra Mobile di Catania perché accusate di gestire – per nome e per conto del clan dei Cappello Bonaccorso – una importante piazza di spaccio a Catania. Per 36 c’è la misura cautelare del carcere, per cinque gli arresti domiciliari. Tutti sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e dei delitti di detenzione e di cessione di sostanze stupefacenti. Alcuni risultano altresì gravemente indiziari in ordine al delitto di associazione di tipo mafioso clan Cappello-Bonaccorsi, nonché dei delitti di detenzione e di porto illegale di armi comuni da sparo.
Il provvedimento, firmato dal gip del Tribunale di Catania su richiesta della Dda etnea che ha coordinato le indagini della Squadra Mobile di Catania è relativo ad una inchiesta avviata nel maggio del 2020. La Polizia, grazie a intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche e videoregistrazioni, ha acquisito elementi a carico di un gruppo criminale dedito al traffico ed allo spaccio di cocaina, crack, marijuana e hashish che, da anni, gestirebbe una grossa “piazza di spaccio” nel rione popolare San Cristoforo, nella zona tradizionalmente chiamata “Locu”, storicamente presidiata da esponenti del clan Cappello-Bonaccorsi.
Gli investigatori hanno documentato come le cessioni della droga avvenisse in strada e all’interno di alcune abitazioni gestite dall’organizzazione e stabilmente dedicate all’attività di spaccio. Sono stati anche accertati centinaia di episodi di cessione di droga anche tramite l’impiego di agenti sotto copertura appositamente inviati dal Servizio Centrale Operativo della Polizia.
Il gruppo era guidato da Nicola Tomaselli, Salvatore Marino inteso “cià cià” e Francesco Cultraro. Era organizzato su vari turni orari nell’arco delle giornata per la gestione dello spaccio di cocaina e crack allestita all’interno delle case di spaccio nelle vie Bonfiglio, delle Calcare e Testulla, considerati i punti di smercio più importanti dell’intero quartiere San Cristoforo. La “piazza di spaccio” aveva tre canali di approvvigionamento: il primo, riconducibile al clan mafioso Cappello-Bonaccorsi attualmente guidata secondo gli investigatori da Domenico Querulo inteso “Domenico da zà Lina” e che sarebbe composta, anche da Filippo Crisafulli, inteso “Candeggina”, che avrebbero agito con la collaborazione di Francesco Maugeri inteso “Ciccio a pà”, Biagio Querulo inteso “Gino da zà Lina” e Francesco Grillo; il secondo, canale di approvvigionamento è riconducibile ad un’altra frangia del clan mafioso Cappello-Bonaccorsi i cui vertici sarebbero Rocco Ferrara e Giovanni Agatino Distefano, inteso “Giuvanneddu cammisa” i quali sarebbero stati collaborati dal fratello di quest’ultimo, Renè Salvatore Distefano; il terzo canale è riconducibile al grossista di cocaina Giovanni Orazio Di Grazia, figlio del più noto Orazio Di Grazia (77 anni, esponente del clan dei Laudani,i “mussi ri ficurinia”). Giovanni Orazio Di Grazia si avvaleva del suo “corriere” Ignazio Testa e avrebbe rifornito sistematicamente, con svariati chili di cocaina, la “piazza di spaccio” del “Locu”, recapitando la droga al capo-piazza Nicola Tomaselli. Nel corso dell’indagine sono stati sequestrati oltre 700 grammi di cocaina e 1 chilo di di marijuana).
Per notificare l’ordinanza la Squadra Mobile della Questura di Catania si è avvalsa della collaborazione dei colleghi di Siracusa, Agrigento ed è stata inoltre coadiuvata dal Servizio Centrale Operativo, con il coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia che ha inviato a Catania diversi equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine. Non è mancata la partecipazione di ulteriore personale della Questura etnea nonché di unità specializzate come Polizia Scientifica, Reparto Mobile, Polizia Stradale e anche di un elicottero del Reparto Volo.