Dicembre si apre con l’occupazione studentesca del liceo scientifico BoggioLera. Da una parte la protesta contro i punti cardini della riforma la “Buona Scuola” di Renzi, dall’altra la voglia di aggregazione che supera il rigore della disciplina. E mentre i ragazzi si trincerano dietro il silenzio, la presidenza e i docenti cercano il dialogo. Alle spalle sembra esserci il movimento studentesco «Kaos» che in un comunicato spiega come questo sia solo l’esordio di un evento a catena che coinvolgerà tutte le scuole della città. E in effetti, l’istituto professionale «Enrico Fermi» ha già trascorso un giorno in assemblea permanente. Alla base della protesta, quindi, la voglia di mettere in discussione la legge 107/2015 e mostrare il proprio dissenso nei confronti dei concetti principali quali l’alternanza scuola-lavoro e il ruolo di “preside sceriffo”.
«Si vociferava che gli studenti avrebbero occupato l’istituto – dice il dirigente scolastico del BoggioLera, Maria Giuseppa Lo Bianco – ma non si sapeva quando. I ragazzi hanno assediato la palestra e il cortile, lasciando fruibili le aule, la presidenza e la sala docenti. Fino alle 20 resta il collaboratore scolastico, dopo sono soli. A detta loro, fanno pulizia e hanno un servizio d’ordine che regolamenta le entrate e le uscite. Ma è mia intenzione ripristinare quanto prima la normalità. Il modus operandi del nostro istituto è fondato sulla comunicazione e quindi abbiamo già avviato un dialogo con i giovani così che crescano e maturino nuove possibilità per affrontare la questione. L’occupazione di questi giorni è incomprensibile, soprattutto perché non sono ben chiari i contenuti della riforma che lamentano. Le leggi vanno contestate nelle sedi opportune. Secondo loro, stanno creando aggregazione».
«L’occupazione – prosegue – non è stata approvata da tutti gli studenti. Chi è contrario, infatti, non ha frequentato l’istituto. Da domani voglio che sia garantito il diritto allo studio, concedendo l’accesso alle aule e il normale proseguimento dell’attività didattica secondo l’orario previsto. I manifestanti, nel frattempo, si riuniranno in una loro assemblea generale in cui prenderanno coscienza di quanti hanno intenzione di continuare. Io ho suggerito di trasformare la protesta in un’assemblea con i docenti, capaci di suggerire come affrontare le tematiche oggetto di dissenso. Dovrebbero convertire questo loro momento di rivolta in uno studio aggregato e assistito dalla presenza dei più grandi. Credo abbiano l’esigenza di approfondire argomenti d’attualità nelle classi».