Catania, blitz antidroga a San Giovanni Galermo: sgominate 12 piazze di spaccio, 101 indagati

Di Redazione / 23 Novembre 2020

CATANIA – Una maxi operazione antimafia dei carabinieri con 101 indagati è scattata questa notte a Catania dove i militari hanno esegueito un’ordinanza cautelare del Gip. L’inchiesta della Procura distrettuale ha permesso di azzerata la roccaforte del traffico e dello spaccio di sostanze stupefacenti, che, attraverso diversi gruppi criminali, era sotto il diretto controllo di Cosa nostra. Dda e militari dell’Arma ritengono di avere sgominato 12 imponenti “piazze di spaccio” radicate nel popolare quartiere di San Giovanni Galermo, storica “roccaforte” del traffico e della vendita di droga nel capoluogo etneo.

Nell’operazione, denominata ‘Skanderbeg’, sono indagate 101 persone, destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip, accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo e della finalità mafiosa, e per detenzione illegale e porto di armi da fuoco.

L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dal nucleo operativo della compagnia carabinieri di Catania Fontanarossa, mira a disarticolare i diversi sodalizi criminali che gestivano 12 imponenti «piazze di spaccio» del rione San Giovanni Galermo. Secondo la Dda etnea, «le diverse squadre che gestivano le “piazze di spaccio” godevano di una chiara autonomia sotto il profilo della competenza territoriale e della gestione organizzativa, ma agivano comunque sotto il diretto controllo del gruppo Nizza aderente alla “famiglia” di Cosa nostra catanese dei Santapaola-Ercolano, che imponeva ai “capi piazza” il rifornimento esclusivo dello stupefacente dal medesimo gruppo dei costi e i quantitativi di droga da acquistare».

Nel blitz sono stati impegnati oltre 400 carabinieri del comando provinciale di Catania, supportati dai militari delle altre province della Sicilia e dei reparti specializzati dell’Arma: compagnia di intervento operativo del 12° Reggimento Sicilia, squadrone eliportato Cacciatori Sicilia, nucleo Elicotteri e nucleo Cinofili.

Intercettazioni, videoriprese ma anche le dichiarazioni di due recenti collaboratori di giustizia sono stati alcuni degli elementi investigativi delle indagini scattate a ottobre del 2018 e andate avanti sino a maggio 2019, e che hanno potuto contare anche sul riscontro delle dichiarazioni dei pentiti Dario Caruana e Silvio Corra. Quest’ultimo, in particolare, secondo gli investigatori dell’Arma avrebbe assunto le redini del clan Nizza, dopo l’arresto di Lorenzo Michele Schillaci, fornendo “un rilevante contributo alla ricostruzione delle dinamiche mafiose”.

Schillaci è stato arrestato l’8 novembre 2019 per porto abusivo di arma, ma nel corso della perquisizione sono stati scoperti e sequestrati 60.000 euro provento dell’attività delle piazze di spaccio, la “carta degli stipendi”, la “carta delle estorsioni” e la “carta delle piazze di spaccio”, tutte detenute da Schillaci in qualità di responsabile del clan Nizza.

L’indagine ha altresì permesso di accertare la disponibilità di armi da fuoco, anche da guerra, in capo ai gruppi organizzati pronte ad essere utilizzate in caso di richiesta di spedizioni punitive da parte del clan Nizza. Inoltre, in occasione dei festeggiamenti del 31 dicembre 2018, sono stati videoripresi i momenti in cui proprio Lorenzo Michele Schillaci, con Mario Maurizio Calabretta e Giambattista Spampinato (entrambi responsabili dell’importante piazza sita al civico 81 della via Capo Passero), hanno esploso diversi colpi di arma da fuoco sia con kalashnikov che con una pistola, noncuranti, tra l’altro, della presenza di più persone, tra le quali un bambino, mentre il pusher della piazza continuava a spacciare ai clienti incuranti degli spari.

Ciascuna piazza di spaccio veniva gestita da un responsabile (il cosiddetto capo piazza) operante sotto la supervisione di Lorenzo Michele Schillaci, già condannato per associazione mafiosa, che oltre ad imporre in modo esclusivo e continuativo la fornitura della droga per conto del gruppo Nizza, dirimeva i contrasti interni ai gruppi (ad esempio in casi di “concorrenza sleale” per aver protratto l’attività di spaccio oltre l’orario consentito o per aver dirottato i clienti presso altra piazza di spaccio).

Le attività di videoripresa eseguite per ciascun gruppo hanno consentito agli investigatori di volta in volta di registrare centinaia e centinaia di cessioni giornaliere all’interno delle piazze di spaccio, in siti prestabiliti generalmente corrispondenti ai numeri civici delle vie di San Giovanni Galermo e organizzate imprenditorialmente con precisi orari di lavoro e turnazioni che coprivano l’intero arco della giornata.

Parte dei proventi delle piazze di spaccio servivano, infatti, anche al mantenimento delle famiglie degli affiliati detenuti. In particolare nella “carta” venivano indicate le iniziali di 43 detenuti con accanto la somma spettante alla famiglia per un importo totale mensile di circa 42 mila euro.

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