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Catania, biossido di azoto oltre i limiti

Catania, biossido di azoto oltre i limiti Il Comune annuncia lo stop ai vecchi diesel

In città su 200.000 mezzi ancora 40.000 vetture non catalizzate

Di Cesare La Marca |

CATANIA – Il provvedimento del Comune è quasi pronto, e tra pochi giorni sancirà il divieto di circolazione in un’ampia area della città per i vecchi e inquinanti veicoli con motori diesel “euro zero” ed “euro uno”. Una delle cause, anzi la principale, di un valore a rischio in città, quello del biossido di azoto, che nel 2014 ha superato in diverse occasioni la concentrazione stabilita dalla legge, in particolare ma non solo nella zona da bollino rosso tra viale Vittorio Veneto e corso Italia, dove è in funzione una delle quattro centraline di rilevamento dello smog del Comune. La media annua di concentrazione di biossido di azoto si è attestata nel corso dello scorso anno sui 54 microgrammi a metro cubo, ben oltre il limite previsto di 40 microgrammi, e da qui la necessità di intervenire con una limitazione ai motori ormai obsoleti e “nemici” dell’ambiente per contenere il dato in questione.   Un dato legato al fatto che troppe automobili “aggrediscono” l’aria sulle strade di Catania, e soprattutto troppi vecchi motori diesel a elevatissimo tasso d’inquinamento ogni giorno lasciano nell’atmosfera il segno invisibile e irrespirabile del loro passaggio. Questo in una città che resta caotica e super motorizzata, settecento auto ogni mille abitanti, più di duecentomila veicoli su trecentomila residenti, con una percentuale altissima – logico effetto della interminabile crisi – di motori “euro zero”, quasi quarantamila mezzi privi di marmitta catalitica in base a dati Aci di due anni addietro, ma molto vicini al dato attuale. Un venti per cento circa dell’intero e già vetusto parco auto circolante in città è formato da queste “minacce ecologiche” vaganti immatricolate ormai una ventina d’anni addietro.   Questa la ragione – sebbene la città sia favorita da un clima che grazie alla brezza marina contribuisce a spazzare via smog e polveri sottili, e sebbene sempre grazie all’aiuto del clima l’impatto inquinante degli impianti di riscaldamento sia molto più ridotto rispetto alle grandi città del nord – che innesca un fattore di rischio ambientale da monitorare con attenzione. Soprattutto adesso, con l’aumento delle temperature e il calore che molto presto asfalto e cemento di strade e palazzi “restituiranno” all’atmosfera dopo ogni giornata di afa, l’effetto inquinante dei vecchi motori diesel “euro zero” ed “euro uno, con tecnologie ormai superate e antecedenti al 1997, rischia di moltiplicarsi e va tenuto sotto controllo con provvedimenti mirati a ridurre tale genere di emissioni.   Il rischio a Catania – diversamente dall’emergenza più diffusa che tiene sotto scacco diverse grandi città – non viene tanto dalle polveri sottili, il temuto Pm10 che resta per fortuna ben al di sotto della soglia di attenzione, ma dal gas bruno e rossastro denominato No2, appunto il biossido di azoto, la cui concentrazione nell’atmosfera è favorita dal monossido di azoto emesso in gran parte dai vecchi motori diesel che si combina con l’ozono.   «Il provvedimento che stiamo per emanare riguarderà i vecchi mezzi diesel con motori euro zero ed euro uno che non potranno circolare in un’ampia area della città – conferma l’assessore all’Ambiente Rosario D’Agata – e fa parte di una serie di interventi mirati a contenere l’inquinamento causato dal traffico, dalla zona a traffico limitato alle misure per incentivare la mobilità sostenibile».   Il parco auto in città, oltre a essere vetusto e caratterizzato da numeri esagerati in rapporto ai residenti, soffre di un ricambio lentissimo, con una percentuale ancora minima di veicoli con motore “euro sei” di ultima generazione e ridotto impatto ambientale, non oltre il tre per cento sui duecentomila mezzi circolanti.   La questione richiede grande attenzione e responsabilità da parte di tutti, il Comune e gli stessi automobilisti che quando possibile possono limitare l’uso dell’auto o spostarsi in modo diverso, perché gli effetti di questo gas sulla salute e sull’ambiente non sono certo trascurabili. Sia il monossido che il biossido di azoto risultano infatti potenzialmente pericolosi per la salute. Il biossido di azoto – che in città ha superato in diverse occasioni e nella media annua del 2014 la concentrazione prevista come soglia di attenzione – è un forte ossidante ed irritante, esercita il suo effetto tossico principalmente sugli occhi, sulle mucose e sui polmoni. In particolare è responsabile di specifiche patologie a carico dell’apparato respiratorio, come bronchiti, allergie, irritazioni, fino a causare edemi polmonari nei soggetti più fragili. I soggetti più esposti all’azione tossica sono quelli più sensibili, come i bambini, gli anziani e gli asmatici.   Il biossido di azoto si può ritenere uno degli inquinanti atmosferici potenzialmente più pericolosi e dunque da limitare assolutamente, non solo per la sua natura irritante sull’uomo, ma anche perché, in condizioni di forte irraggiamento solare – proprio quelle che per diverse ore al giorno caratterizzano la lunga estate in città – provoca delle reazioni fotochimiche secondarie che creano altre sostanze inquinanti, ovvero il cosiddetto “smog fotochimico”. Inoltre, trasformandosi in presenza di umidità in acido nitrico, esso è una delle cause della formazione delle cosiddette “piogge acide”, che provocano ingenti danni e più in generale alterazioni negli equilibri ecologici e ambientali. Il campanello d’allarme è molto chiaro, al di là dello specifico problema sul biossido di azoto, e impone precise scelte – senza allarmismo ma con misure chiare ed efficaci – a difesa della vivibilità in città, o almeno di quella che rimane.

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