CATANIA – Poteva morire dentro quell’abitacolo rovente il bambino di 4 anni lasciato chiuso in auto sotto il sole fuori dall’aeroporto di Catania con una temperatura che sfiorava i 40 gradi all’ombra. Ma fortunatamente è stato salvato da un sovrintendente della Polizia di Stato. L’agente con il calcio della pistola di ordinanza ha mandato in frantumi il finestrino dell’Audi A6 all’interno della quale era stato chiuso e ha soccorso il piccolo.
Il bambino era sudato all’inverosimile ed era stato già colto da un principio di ipertermia per l’elevata temperatura sviluppatasi all’interno dell’automobile. Quando l’agente ha rotto il finestrino, il piccolo si dimenava sbattendo le sue manine sui finestrini e chiedendo disperatamente aiuto.
E’ accaduto nel pomeriggio di sabato scorso ma è stato reso noto solamente stamane. I genitori, due svizzeri, 28 anni lei e 32 lui, sono stati denunciati per abbandono di minore in concorso: aveva lasciato il piccolo in auto sotto il solo nei parcheggi dell’area partenze ed erano andati ad accompagnare degli amici.
L’intervento di salvataggio è stato compiuto davanti a numerose persone, che alla fine hanno applaudito gli agenti della Polizia di Frontiera. Il sovrintendente della Polizia di Frontiera si è anche ferito le mani per rompere il finestrino dell’auto parcheggiata negli stalli riservati allo scarico bagagli nella zona partenze. Subito dopo si sono presentati i genitori. Tutti e tre sono stati accompagnati nel presidio sanitario dell’aerostazione, dove sono state prestate le prime cure al bambino, che si è immediatamente ripreso.
La vicenda fa tornare alla mente quanto avvenuto a Catania il 3 luglio del 1998, quando un bambino di due anni, Andrea Deodato, morì per asfissia dopo essere stato «dimenticato» per sei ore dal padre dentro l’auto in sosta nel parcheggio dell’allora Sgs Thomson, nella piana di Catania, dove il termometro aveva raggiunto i 45 gradi. Il corpicino rosso di ustioni di secondo grado, gonfio, disidratato fu scoperto alle 14 dal padre che prese l’auto per far ritorno a casa. A dimenticare il figlio fu proprio lui che la mattina era uscito di casa per accompagnare il figlio all’asilo e poi recarsi al lavoro ma aveva «dimenticato» il figlio in auto. L’uomo nel 2000 fu condannato, pena sospesa, ad un anno di reclusione per omicidio.