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Catania, alla Plaia dopo le fiamme divampano le polemiche: al via i sopralluoghi

Di Redazione |

CATANIA – Dopo il pomeriggio da incubo della Plaia di Catania con la spiaggia della città etnea rimasta ieri per quattro ore ostaggio delle fiamme che si sono sprigionate da più punti e hanno costretto i bagnanti alla fuga anche via mare, ora è già il momento della polemiche e della ricerca delle responsabilità, mentre i catanesi in uno scenario da “day after”, zaini in spalla e borsoni e buste in mano, si apprestano ad affollare nuovamente la spiaggia sabbiosa del litorale. 

Questa mattina doppio sopralluogo nelle zone colpite dagli incendi: verso le 9 il sindaco Salvo Pogliese, assieme al presidente regionale Sib, Ignazio Ragusa, effettuerà una prima verifica dei danni e alle 14 sarà la volta di Fabio Dattilo, capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Ombrelloni, sdraio, cabine in legno di due stabilimenti balenari sono stati distrutti dal fuoco: si tratta del Lido Europa e del Maeva Beach. Bruciati anche alberi e altissime palme. 

«È un altro duro colpo alla città – ha commentato ieri Pogliese in una nota – che colpisce il fulcro della stagione estiva catanese. Un sincero ringraziamento va ai vigili del fuoco che hanno rischiato in prima persona per arginare il propagarsi del fuoco, ai tanti volontari e le forze dell’ordine tutte».

«Solo il pronto intervento – ha spiegato Alessandro Porto, assessore alla Protezione civile – ha evitato il peggio. Non possiamo che ringraziare chi ha rischiato la vita nonostante le carenze dei mezzi e di personale, in particolare i vigili del fuoco, ma anche i vigili urbani che hanno dato un apporto fondamentale pur non essendo attrezzati con le maschere antifumo».

Fondamentale l’apporto di 118, Capitaneria di Porto e di tutte le forze dell’ordine, nelle operazioni sono stati anche impiegati gli idranti del X Reparto mobile della polizia. In effetti il lavoro delle forze dell’ordine è stato encomiabile e c’è anche chi ha voluto ringraziare pubblicamente questi veri e propri angeli.

Ma, come detto, passato il momento della paura e dei ringraziamenti, è già arrivata l’ora delle accuse. Le cause dei roghi non sono state ancora accertate, ovvero non si sa se è stata una cicca di sigaretta ad accendere l’inferno o qualche fenomeno che con il sole e il caldo eccezionale di ieri abbia innescato le fiamme. O peggio ancora se si tratta di incendi dolosi. Quello che si sa è che sono stati diversi i punti da dove sono partite le fiamme.

Certo non è possibile prevedere gli incendi o fenomeni come lo “spotting” ovvero la proiezione di faville incandescenti anche a grandi distanze, dalla vegetazione che bruciava dalla parte opposta della strada (è questo che ha causato il coinvolgimento degli stabilimenti balneari), ma è certamente possibile prevenire. Ed è qui che scoppia la polemica. Perchè quelle aree verdi a ridosso del litorale ogni giorno affollato da migliaia di bagnanti non vengono curate da anni. Niente manutenzione, niente linee taglia fuoco, niente sfoltimento, niente di niente. Tanto i terreni privati, quanto quelli pubblici.

Il boschetto della Plaia, da anni dimenticato e lasciato totalmente in abbandono, per esempio era una miccia pronta a innescare l’inferno. E così è stato. Anche l’area verde all’inizio del viale Kennedy non è altro che un terreno incolto che d’inverno viene anche dato in concessione ai circhi per montare i loro tendoni, ma che ieri era solo un grande ammasso di vegetazione secca che ci ha messo un attimo a diventare un muro di fuoco.

E’ polemica anche sull’assenza di vie di fuga alla Plaia, un unico lungo stradone tra il mare e la vegetazione dal quale non è possibile uscire per diversi chilometri. Persino i vigili del fuoco durante le fasi dei soccorsi hanno dovuto lanciare un appello e chiedere alla popolazione di restare sulla battigia e di non intasare l’unica strada di accesso alla zona dove c’era un via vai di mezzi di emergenza.    

E nonostante il grande lavoro e l’eccezionale sinergia tra le forze dell’ordine che ha evitato il peggio, si discute anche dell’esiguitò dei mezzi di soccorso, soprattutto di vigili del fuoco. «La verità – ha detto Antonio Sasso, Fsn Cisl – è che il ministero se n’è sempre fregato dei vigili del fuoco nonostante le vane promesse, e lo stesso ha fatto la politica. Il prefetto, il sindaco e il Dipartimento regionale del Corpo devono darsi una bella mossa e pensare ai cittadini catanesi, siamo in un territorio a rischio continuo. Non deve esserci sempre una tragedia per far smuovere le cose, dove sono le convenzioni per la stagione boschiva, per esempio? Ieri abbiamo avuto 36 interventi in contemporanea. E le squadre sono sempre le stesse, i mezzi sempre quelli. Il ministero dell’Interno sta facendo rischiare la vita sia agli operatori che ai cittadini. Non chiediamo miracoli, ma un Comando degno di una città metropolitana come Catania». «Quello etneo – rincara la dose  il segretario provinciale della Uil Vvf Massimo Parisi – risulta essere tra i primi 5 Comandi d’Italia per numero di interventi, ma con un organico di una media provincia italiana e con mezzi assolutamente insufficienti».

Vediamo cosa dirà il sindaco dopo il sopralluogo e se saranno individuate responsabilità, tanto nei privati che non hanno fatto manutenzione nei loro terreni incolti quanto nell’amministrazione pubblica che con incuria ha lasciato che certi spazi verdi diventassero delle vere e proprie bombe ad orologeria disseminate per la città.

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