Cataldo Salerno «scarica» Mirello: «Uno sciamano che danneggia la Kore»

Di Mario Barresi / 27 Febbraio 2016

ENNA. Oggi più che mai l’etichetta di “crisafulliano” gli sta davvero stretta. «Mirello è debordante, estremamente generoso. Ma esagera nella rappresentazione di sé e dei suoi super poteri».

Cataldo Salerno, coinvolto nell’ennesima indagine assieme al suo (presunto) dante causa, ci riceve con la consueta affabilità nella sua stanza di direttore della Kore. E viene subito al dunque «Crisafulli a Enna ha sempre avuto un compito sociale importante. È come uno sciamano: riceve, ascolta, consola, promette». E riesce pure a far trasferire un prefetto sgradito? «Lui al telefono può dire anche “conosco l’arbitro di Roma-Lazio, ci parlo io”. Ma non ha il potere di condizionare il risultato.

In questa storia del prefetto magari avrà fatto qualche discorso capito male al telefono, qualche millanteria. Ma pensate che Renzi, che gli ha pure commissionato il Pd a congresso aperto, presieda un consiglio dei ministri dove si fa un favore a Crisafulli? Non ci credo». Salerno ammette: «Mirello è troppo invasivo. Non tanto nelle scelte concrete dell’ateneo: talvolta viene a prendersi un caffè ed entra senza bussare, ma non più di tanto». Ma perché lo fa? «Perché è passionale, è legato a questa creatura. Magari per una questione inconscia: Crisafulli non è laureato e il fatto di aprire università e facoltà come se fossero startup lo gratifica… ».

Il problema, invece, sta nella «commistione e confusione della sua figura rispetto alla Kore», il che «ci danneggia in termini di immagine». La madre di tutte le contaminazioni è la storia della facoltà romena di Medicina a Enna. «Noi non c’entriamo nulla, ma, essendoci Crisafulli di mezzo, il Miur ci scrisse diffidandoci… in un iter a noi sconosciuto. E ogni giorno il nostro call center riceve decine di telefonate di aspiranti studenti e familiari. Ecco, questa equazione Crisafulli-Kore ci danneggia». Il presidente della Kore, «da distinguere bene con la fondazione, che è un’altra cosa», ammette anche un altro aspetto che tocca l’indagine per abuso d’ufficio. «La mia opinione negativa sul prefetto Guida era pubblica. Lo trovavo inadeguato come profilo».

E cita alcuni episodi: «Non ricevette una delegazione di 12 europarlamentari in visita alla Kore perché preferì inaugurare un campo di calcetto a Calascibetta senza mandare nemmeno un usciere in sua rappresentanza. Ricevette l’ambasciatore del Sudafrica che gli portai io con un incontro di cinque minuti senza offrire un bicchiere d’acqua, non invitò il rettore al conviviale di fine anno… ».

Ma perché questo astio?

«I rapporti si sono raffreddati quando l’Ateneo non ha dato sostegno alle attività della moglie. L’ultima fu un convegno nel novembre del 2014, poi le altre, come un corso di perfezionamento di architettura con il patrocinio dell’Università di Bologna a 1.440 euro più Iva, furono fatte senza la Kore».

E Alfano?

«Conosce bene la Kore, venne a fare una lezione sulle riforme costituzionali. Ma con lui solo rapporti istituzionali».

Salerno respinge anche l’accusa di essere fra i “mandanti” del siluramento del pur odiato Guida: «A Roma incontrai Malagnino, capo segreteria di Bubbico. Non per parlare di prefetti, ma per organizzare una lectio magistralis del viceministro sul tema dell’intelligence e del rischio nel Mediterraneo». Mai fatto cenno a un “aiutino”? «Non mi occupo di trasferire prefetti. E nemmeno Crisafulli». 

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: alfano indagato cataldo salerno fernando guida