Casteldaccia, «Nessuno stop dal Tar il Comune doveva demolire villetta»

Di Redazione / 05 Novembre 2018

PALERMO – Il Tar di Palermo non ha mai sospeso l’ordine di demolizione della villetta abusiva di Casteldaccia in cui sabato notte 9 persone sono morte travolte dalla piena del fiume Milicia. Il Comune, che aveva emesso il provvedimento di abbattimento, avrebbe dovuto demolire l’immobile anche se i proprietari avevano fatto ricorso al Tribunale amministrativo contro la demolizione. L’ufficio stampa del Consiglio di Stato e della Giustizia amministrativa precisa in una nota che «il Tar Sicilia – Palermo non ha mai sospeso l’ordinanza di demolizione del sindaco dell’immobile sito in contrada Cavallaro a Casteldaccia travolto dall’esondazione del fiume Milicia (decreto n. 1602 del 2011)». 

«Non può sostenersi che la semplice presentazione di ricorso sia di per sé sufficiente a bloccare l’efficacia dell’ordine di demolizione. In ogni caso, nel 2011 il giudizio al Tar si è concluso e l’ordinanza di demolizione del sindaco non è stata annullata; né il Comune si è mai costituito in giudizio. Quindi, in questi anni l’ordinanza di demolizione poteva – e doveva – essere eseguita», si aggiunge nella nota.

E ancora: «Ogni altra ricostruzione dei fatti, in merito a questa tragedia in cui hanno perso la vita nove persone, è falsa e volta a delegittimare l’istituzione della giustizia amministrativa», prosegue la nota del Consiglio di Stato.

Successivamente, anche il Tar è intervenuto sulla vicenda e pure con un comunicato: «Notizie di stampa a livello locale e nazionale – vi si legge – hanno recentemente riportato la notizia che il sindaco del Comune di Casteldaccia ha dichiarato che l’omessa esecuzione dell’ordinanza di demolizione della villetta in cui il 3 novembre hanno perso la vita nove persone, è stata causata da un ricorso proposto nel 2008 davanti al Tar Palermo e mai esitato. In relazione a tale dichiarazione, mi corre l’obbligo, a tutela del buon nome del Tar Palermo e dell’immagine stessa della Giustizia amministrativa, di respingere fermamente quel che è un maldestro tentativo dell’amministrazione comunale di scaricare la responsabilità di quanto è accaduto sulla pendenza di detto ricorso». 

Ieri il sindaco di Casteldaccia aveva detto di aver dato ordine, nel 2008, di demolire l’immobile fuori legge. Il primo cittadino ha raccontato di non aver potuto proseguire perché i proprietari dell’edificio avevano fatto ricorso al tar e di non aver più avuto notizie della vicenda. Ma ora i giudici, appunto, oltre a precisare di non aver mai dato la sospensiva della demolizione, hanno ricostruito il caso sostenendo che il Comune non si è mai costituito in giudizio e che dal 2011 la casa doveva essere abbattuta.

Intanto la Procura di Termini Imerese, che ieri ha aperto un procedimento penale sulla morte delle 9 persone annegate in casa durante la piena del fiume Milicia, ha ipotizzato i reati di disastro colposo e omicidio colposo. Il fascicolo è ancora a carico di ignoti. I pm, coordinati da Ambrogio Cartosio, hanno sequestrato le pratiche relative all’ordine di demolizione della villetta abusiva in cui è avvenuta la tragedia, disposto nel 2008 dal Comune di Casteldaccia ma mai eseguito.

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