«Il tempo è come se non passasse e il dolore è sempre grandissimo. Noi fin dal primo momento in cui arrivò la telefonata per dirci che Emanuele era morto abbiamo sempre avuto il desiderio di sapere la verità e dopo tanti anni siamo ancora qui a batterci. Non ci arrenderemo». Lo ha detto Isabella Guarino, mamma di Emanuele Scieri – il 26enne parà morto in caserma a Pisa nel 1999 dopo essere precipitato da una torre per l’asciugamento dei paracadute secondo l'accusa per un caso di nonnismo -, stamani prima di entrare in tribunale a Pisa e partecipare all’udienza nella quale sarà sentita come testimone insieme al figlio Francesco.
«Lo dissi subito anche ai vertici militari quando li incontrammo – aggiunge la donna conversando con i giornalisti – perché noi non abbiamo mai creduto a ipotesi come quelle di un fatto accidentale o di un suicidio. Siamo sempre stati convinti che fosse accaduto qualcosa e vogliamo sapere la verità. Per questo siamo ancora qui e continueremo a lottare. Non ci arrenderemo».
Scieri, secondo quanto ricostruito dalla procura, morì la sera del 13 agosto 1999 in conseguenza di un atto di nonnismo da parte dei tre ex caporali che poi lo lasciarono a terra agonizzante. Il suo corpo fu scoperto solo tre giorni dopo. Una prima indagine della procura pisana finì nel nulla. E' stato poi il lavoro della commissione parlamentare d'inchiesta presieduta da Sofia Amoddio a raccogliere elementi utili, consegnati nel 2017 ai pm di Pisa che hanno avviato nuove indagini sfociate nel procedimento in corso.