Caso Catania, le ricadute economiche per la città e il “rebus” Torre del Grifo

Di Mario Barresi / 24 Giugno 2015

CATANIA – Il prezzo del fango che ha travolto Catania è quasi incalcolabile. Ma qualche conto, su dati reali, si può comunque impostare. Partendo da quanto “pesa” il Calcio Catania Spa – una delle aziende dell’universo del presidente Nino Pulvirenti – in termini assoluti. La prima notizia è tutto sommato buona. I conti della società rossazzurra sono in ordine. Almeno nell’ultimo bilancio, che non subisce ancora le ripercussioni della retrocessione dalla serie A alla B. L’ultimo conto, chiuso al 30 giugno 2014, presenta infatti una perdita di appena 9.533 euro. Un rendiconto sul quale ancora non pesa la “scure” della perdita dei diritti tv del massimo campionato (30, 2 milioni nell’ultimo esercizio finanziario), parzialmente compensato da un paracadute della Lega stimato in 12,5 milioni di euro.  

 

Una panoramica sui conti del Calcio Catania, in tempi non sospetti, era stata effettuata da Luca Marotta, dottore commercialista e analista di bilanci di società sportive, blogger di tifosobilanciato. it. Partendo dall’identikit dei proprietari della società, che abbiamo verificato sulle banche dati camerali. Il 95,40% della società è di Finaria Spa, il cui amministratore è Pulvirenti (Vincenzo Patti è il presidente del collegio sindacale); la società presenta 111,6 milioni di fatturato al 31 dicembre 2013, con 2,8 milioni di perdite, molto meno dell’anno precedente (35 milioni). Il restante 4,60% del Catania appartiene a Meridi Srl (controllata al 97,36% dalla holding Finaria), in cui Pulvirenti ha il ruolo di presidente del Cda, mentre l’amministratore delegato è Agatino Vitaliti. I conti di Meridi? Ben 94,9 milioni di ricavi delle vendite ma un utile netto col segno meno – 4,5 milioni – nel 2013, in cui risultano 376 dipendenti.  

 

Ma torniamo ai conti del Calcio Catania. Nell’ultimo bilancio risulta un totale attività di 97 milioni, con 3 milioni di ricavi dalle vendite; 79 i dipendenti. Tra i quali i calciatori, con un valore della rosa stimato in 22,4 milioni da transfertmarket. it, al secondo posto (dopo il Bologna con 29,8) nell’ultimo campionato di B. Il costo complessivo del personale è di 23,8 milioni (+9,2% rispetto all’anno precedente, il penultimo di A), mentre i compensi per consulenze sportive ammontano a 2,5 milioni e quelli ai procuratori incidono per 299mila euro; 1,4 milioni di spese per diritti d’immagine.  

 

L’ultimo bilancio, che coincide con l’ultima stagione nella massima serie, è fortemente coindizionato dai ricavi tv: 30,2 milioni, che incidono per il 76% del fatturato netto. E difficilmente, nel primo bilancio coincidente con la B, si potrà mantenere il livello di incassi da biglietti e abbonamenti, 3 milioni, nonostante si sia già registrato un -15% rispetto al bilancio precedente. Anche i ricavi commerciali sono già in flessione nell’ultimo anno al sole della A: da 6,7 milioni a 5,2 (2,2 milioni di cartellonistica; 1,3 di sponsor tecnico; 650mila da sponsor ufficiale; 485mila da sponsor istituzionale; 470mila di proventi commerciali e royalties).  

 

Una voce fondamentale sono le plusvalenze sui calciatori: 13,6 milioni nel bilancio 2013 contro i 3 del precedente. Questi 10 milioni sono stati decisivi per recuperare il conto economico: 54,5 milioni di valore della produzione a fronte di 55,7 milioni di costi della produzione. «La struttura – annota Marotta – non appare equilibrata, in quanto i ricavi, senza plusvalenze, sono inferiori ai costi operativi».  

 

Un capitolo importante è Torre del Grifo. La voce “terreni e fabbricati”, infatti, rappresenta il 43,3% sull’attivo: 47,3 milioni, di cui 43,9 per immobili, 2,1 per i campi di calcio e 1,2 per il terreno. Aggiungendo il costo di impianti e macchinari (8,9 milioni) si può dire che la “casa” del Catania sia costato 57 milioni. Più del doppio dell’incidenza iniziale di Vinovo (24 milioni) sul bilancio 2011 della Juventus. Con un altro numero, forse più preoccupante dei 4,6 milioni di contenziosi fiscali dai quali gli amministratori ritengono «ragionevole» che non scaturiscano passività perché convinti di vincere i ricorsi. Il numero è: 24,8 milioni. Mutui con le banche, soprattutto con l’Isitituto del Credito Sportivo per i costi sostenuti a Torre del Grifo. Debito tecnicamemente definito «virtuoso», perché «destinato al finanziamento del centro sportivo». Prima che scoppiasse uno scandalo che adesso rimette tutto in discussione.  

 

A tutto ciò va aggiunto che con questo scandalo molto probabilmente la città perderà anche la possibilità di un nuovo stadio, del quale il presidente Antonino Pulvirenti aveva parlato recentemente anche a Sky Sport in collegamento da Catania. Il terreno in contrada Junghetto era già stato acquistato, c’era il progetto pronto per un piccolo impianto gioiello da 25 mila posti. Uno sogno infranto, un sogno che svanisce, un sogno seppellito da una marea di fango.

 

 twitter: @MarioBarresi

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Redazione