Una medaglia d’onore per Carola Rackete,il capitano che ha sfidato le autorità italiane forzando il blocco deciso dal ministro degli Interni Salvini per portare in salvo i migranti soccorsi nel Mediterraneo. A offrire il riconoscimento ufficiale, è stato il parlamento catalano. Carola Rackete è stata accompagnata alla cerimonia dal direttore della Ong spagnola Open Arms Oscar Camps, anche lui premiato per il suo impegno umanitario.
Un premio, stavolta, benaccetto, a differenza di quello offertole ad agosto dalla città di Parigi, rifiutato perché considerato un “premio ipocrita”.
Sono ancora sotto indagine in Italia, ma non sono affatto dispiaciuta. Le mie azioni sono sempre state giustificate, quello che si mi preoccupa – ha aggiunto – sono le ingiustizie sempre più diffuse in un mondo basato su di strutture di potere economico e politico le cui radici affondano in un passato coloniale”.
Tre mesi dopo l’arresto della polizia italiana, non rinnega nulla di quanto fatto. E non intende smettere di soccorrere i migranti in mare.
Sento impellente il bisogno di agire – continua -, ci sono persone che muoiono ogni settimana nel Mediterraneo, la frontiera comune dell’europa. Proteggerli è un dovere preciso dell’Unione”
“E’ come se si costruisse un muro sull’acqua del mare – denuncia ancora Rackete – per poi finanziare le milizie libiche allo scopo di riprendersi i rifugiati”.
Protagonista dello sbarco nell’isola di Lampedusa di 40 migranti soccorsi nelle acque del mediterraneo, dopo 16 giorni in attesa dell’indicazione di un porto sicuro da parte delle autorità, la 31enne aspetta di sapere come andrà a finire il procedimento contro di lei sollevato in Italia.
Intanto partecipa alla campagna per una nuova politica di redistribuzione dei migranti e dei richiedenti asilo nel territorio dell’Unione.
(Da euronews)