Da 900mila a circa 3 milioni di euro al mese (ai prezzi di marzo): sono più che triplicati i costi dell’energia elettrica a carico di Siciliacque, gestore del servizio idrico di sovrambito sul territorio regionale, che deve fare i conti con rincari in bolletta senza precedenti. Una situazione «finanziariamente non sostenibile» che potrebbe costringere la società «a spegnere alcuni impianti o quanto meno a ridurre l’erogazione dell’acqua per tenere più bassi i consumi di energia».
A lanciare l’allarme sono i vertici di Siciliacque, che giudicano «insufficienti le misure disposte dal governo nazionale per fronteggiare il caro-bollette» e invocano un aiuto anche da parte della Regione: «Se non dovesse esserci un intervento che riconduca gli aumenti dell’energia elettrica entro certi limiti, in Sicilia la gestione del servizio idrico verrebbe compromessa, con ricadute pesantissime per l’utenza e per la tenuta della nostra stessa società».
Secondo una prima stima, i costi dell’energia elettrica avrebbero un impatto di oltre venti milioni annui sui conti di Siciliacque, a fronte di un fatturato di circa 50 milioni di euro. «Un peso insostenibile per il nostro bilancio e per continuare ad erogare un servizio pubblico essenziale come la captazione dell’acqua dalle grandi infrastrutture (acquedotti, dighe, invasi, potabilizzatori) e il successivo trasporto fino ai serbatoi comunali – sottolineano i vertici di Siciliacque – che servono 1,6 milioni di siciliani. La distribuzione dell’acqua non può essere interrotta, motivo per cui chiediamo che il legislatore nazionale e quello regionale agiscano con tempestività per trovare soluzioni che consentano nel breve termine di neutralizzare il pesante impatto finanziario che si sta abbattendo sull'azienda».