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Carabiniere ucciso, la vita di Mario Rega Cerciello spezzata con un coltello da marines

Di Silvia Mancinelli |

Dopo la tentata estorsione dello zaino, ma soprattutto dopo l’omicidio del vicebrigadiere Mario Rega Cerciello, i due americani sono tornati di corsa – ripresi dalle telecamere della gioielleria vicina – in albergo alle 3,16. E’nella loro stanza, la 109 del lussuoso hotel Le Meridien Visconti di Roma, che i carabinieri rintracciano Elder Finnegan Lee e Gabriel Christian Natale Hjorth già con i bagagli chiusi, pronti a lasciare la struttura nella tarda mattinata del 26 luglio.

Nel controsoffitto della camera ora sotto sequestro i due avevano nascosto l’arma del delitto ancora sporca di sangue, «un coltello a lama fissa lunga 18 centimetri tipo “Trenknife” tipo Kabar Camillus con lama brunita modello marines con impugnatura in anelli in cuoio ingrassato e pomolo in metallo brunito» e i vestiti indossati durante l’omicidio. Davanti al pm i due americani hanno ammesso, durante gli interrogatori prima del provvedimento di fermo, di essere gli autori del furto dello zaino di Brugiatelli e della successiva telefonata estorsiva.

«Elder Finnegan ammetteva inoltre di aver colpito più volte con un coltello in suo possesso – scrive il Gip Chiara Gallo nell’ordinanza – la persona che gli si era avvicinata per cercare di fermarlo mentre, insieme all’amico, era in attesa di incontrare il Brugiatelli, precisando però, di non aver capito che i due che li avevano avvicinati erano carabinieri e di aver creduto che fossero uomini mandati dal Sergio per vendicarsi e fare loro del male»

Natale Hjorth racconta di essersi recato a Trastevere con l’amico per acquistare cocaina, di essersi allontanato con Brugiatelli per incontrare lo spacciatore e di avergli consegnato 80 euro, di non aver preso la droga perché otto persone «apparse dal nulla» avevano mandato all’aria lo scambio «e per tale motivo era scappato verso Elder», il quale nel frattempo aveva preso lo zaino lasciato da Sergio sulla panchina. Quando vanno all’appuntamento con la vittima dell’estorsione vengono avvicinati da Mario Rega Cerciello e Andrea Varriale, che «si erano messi a gridare dicendo di essere carabinieri».

E’ a questo punto che Hjorth racconta che «non avendo esperienza di carabinieri in borghese, aveva avuto paura per la sua vita ed era fuggito spintonando uno dei due per liberarsi dalla presa; che non si era reso conto di quanto era accaduto tra Elder e l’altra persona (il vicebrigadiere, ndr), che solo dopo essere tornati in albergo e aver dormito, Elder gli aveva confessato di aver usato un coltello che lui ignorava portasse con sé nell’occasione, che lui non aveva fatto domande specifiche sull’accaduto, che Elder aveva lavato il coltello e lo aveva riposto in un luogo a lui non noto».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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