Sarà uno dei primi maxi processi per la Corte d’Appello di Catania del nuovo anno. I boss di rango del clan Cappello saranno riuniti, nuovamente, in un’unica aula. Gli imputati sono quelli coinvolti nella maxi inchiesta Camaleonte, che nel 2020 fece piazza pulita di tutti i tre “rami” del clan. Il rito abbreviato si è concluso con condanne pesantissime: in 40 hanno impugnato il verdetto e affronteranno l’appello.
La cosca catanese – che è fuori dell’accreditamento di Cosa nostra ma non per questo non altrettanto pericolosa – negli anni si è allargata in tre gruppi per certi versi distinti: quello storico che fa riferimento al capomafia Turi al 41 bis, quella della frangia dei Bonaccorsi (detti Carateddi) e quello autonomo di Mario Strano (boss di Monte Po migrato oltre dieci anni fa in questo gruppo criminale). Dalla capacità criminale del mafioso – già condannato in Revenge – di ‘risorgere’ e mimetizzarsi è nato il nome dell’operazione. Mafia e droga le imputazioni principali. La Squadra Mobile aveva anche decodificato rotte dello stupefacente verso l’Isola di Malta.
Tra gli imputati anche diverse donne della famiglia Strano: la moglie del boss Anna Russo (condannata a 13 anni in primo grado), la figlia Concetta Strano (condannata a 9 anni dal gup). E poi ci sono i fedelissimi del mafioso di Monte Po (anche se la residenza ce l’ha a Picanello): Luigi Scuderi, Salvatore Culletta, Goffredo Francesco Traccarichi Scauzzo, che in primo grado hanno avuto una pena di 20 anni. Due anni in più del loro “capo” Mario Strano, che dopo l'arresto ha chiesto di essere ascoltato dai pm della Dda etnea per dire la sua verità. E cioè che uno che "che è Cosa nostra non può diventare Cappello". A fare una scelta più radicale invece è stato uno a lui molto vicino, Salvatore Castorina che è diventato collaboratore di giustizia poco dopo il blitz della polizia nel 2020. Anche lui è nella lista degli imputati.
Ci sono anche i figli del boss ergastolano Ignazio Bonaccorsi, Concetto e Simone, che hanno incassato rispettivamente dalla gup una pena a 18 e 12 anni. E poi c’è il boss Massimiliano Salvo ‘u carruzzeri, che ha collezionato un’altra condanna a 14 anni nel primo capitolo processuale. Nel filone dello zoccolo duro degli storici c’è Giovanni Pantellaro (pena di 10 anni in primo grado): il boss, come è emerso nel recente blitz Zeus, avrebbe gestito una forte fibrillazione – anche a suon di pistolettate – con i Cursoti Milanesi dopo una questione “personale”.
Gli imputati (nella foto da sinistra verso destra): Mario Strano, Alfio Carmelo Anastasi, Salvatore Arcidiacono, Fabio Berti, Concetto Bonaccorsi, Simone Bonaccorsi, Salvatore Castorina (collaboratore di giustizia), Giovanni Crisafulli, Christofer Michele Cuffari, Giuseppe Culletta, Salvatore Culletta, Concetto Di Maggio, Annera Alessandro Fusto, Giovanni Geraci, Andrea Giuffrida, Giuseppe Grasso, Alfio Gresta, Antonio Guardo, Giuseppe La Placa, Nunzio La Torre, Massimiliano Lizzio, Celeste Millan, Lorenzo Cristian Monaco, Massimo Palazzo, Giovanni Pantellaro, Carmine Romano, Anna Russo, Giuseppa Russo, Vincenzo Salamone, Salvatore Massimiliano Salvo, Fabio Santoro, Luca Santoro, Davide Schillace, Luigi Scuderi, Giuseppe Sottile, Nicolò Sottile, Concetta Strano, Paola Strano, Goffredo Francesco Treccarichi Scauzzo, Orazio Sebastiano Tucci.