Pena ridotta in appello a un anno e quattro mesi (dai due anni e un mese iniziali) per l’ex senatore del Pd Mirello Crisafulli e per il professore Augusto Sinagra, a processo per calunnia nei confronti dell’ex procuratore di Enna, Calogero Ferrotti. A determinare la riduzione della condanna, la concessione delle attenuanti da parte della Corte d’appello di Catania, presieduta da Maria Paola Cosentino. Disposto in sentenza anche il risarcimento dei danni nei confronti del magistrato in pensione, da quantificarsi in altra sede, e il pagamento di una provvisionale, anche questa ridotta, da 10mila a 3 mila euro ciascuno in favore dell’ex procuratore Ferrotti.
I fatti, all’epoca rivelati da La Sicilia, risalgono al novembre 2015, il periodo più caldo dell’approdo in Italia della facoltà di Medicina dell’Università romena Dunarea de Jos di Galati, su cui era stata aperta un’indagine dalla Procura di Enna, guidata in quel momento da Ferrotti. Negli anni successivi la battaglia con il ministero dell’Università vide il riconoscimento della correttezza delle procedure da parte dell’ateneo romeno e una progressiva crescita di iscrizioni, risultati e lauree conseguite con regolari iscrizioni all’ordine dei medici e degli infermieri.
E in questo contesto s’innesta la vicenda giudiziaria. Per l’accusa Crisafulli sarebbe stato il «determinatore» e Sinagra l’«esecutore materiale» della calunnia. Il professore e avvocato Sinagra, difensore dell’interfaccia in Sicilia dell’ateneo romeno, il Fondo Proserpina, il cui “patron” è Crisafulli, presentò un esposto a varie autorità, tra cui la Procura di Catania e il Csm, sostenendo alcune presunte irregolarità di alcuni atti disposti da Ferrotti relativamente al sequestro di una parte dell’ospedale di Enna che in quel momento avrebbe dovuto ospitare le lezioni di Medicina. Ma proprio quel sequestro, che per l’esposto sarebbe stato «illegittimo» e tale da configurare un presunto abuso dall’ex procuratore, non fu neanche impugnato e si arrivò, infatti, a un «giudicato cautelare». Ferrotti venne inoltre accusato negli esposti anche di una «rivelazione di segreto istruttorio», ipotizzando che la notizia del sequestro fosse stata data alla stampa prima dell’esecuzione del provvedimento. Accusa anche questa infondata nei confronti dell’ex procuratore di Enna e oggi ritenuta, quindi, «calunniosa» nei suoi confronti.
Nessun commento dalle parti , ma si apprende da persone vicine al magistrato in pensione di una moderata soddisfazione, come avvenuto a chiusura del primo grado di giudizio.