“Io sono stato assolto per la strage di via D’Amelio e condannato per la strage di Capaci. Ad accusarmi erano sempre gli stessi pentiti, Ciro Vara e Leonardo Messina. Io pensavo che Vara, quando si pentì, iniziasse a dire la verità, invece si è accodato a tutti gli altri e diceva che sulle stragi del ’92 non potevo non sapere. Ma lui sa la verità, e sa che io ero furioso quando venni a conoscenza di questi fatti, circostanza che venne confermata anche da Calogero Rinaldi, un pentito di San Cataldo”.
Lo ha detto il boss nisseno Giuseppe Piddu Madonia deponendo in videoconferenza in Corte d’Assise a Caltanissetta, collegato dal carcere di Parma dove è detenuto al 41 bis, nel quarto processo per la strage di via D’Amelio. Madonia ha faticato a ricordare il nome di Rinaldi tanto da lasciarsi scappare un “mannaggia alla vecchiaia”.
Madonia, citato dal legale degli imputati per strage, Salvo Madonia e Vittorio Tutino, ha parlato anche di Calogero Pulci, uno dei falsi pentiti imputato per calunnia insieme a Vincenzo Scarantino e Francesco Andriotta. “Pulci aveva raccontato che due magistrati di Caltanissetta, – ha proseguito – un presidente di Corte d’Assise e un giudice istruttore, erano collusi con me e che io avevo fatto avere loro una valigia di soldi. Fui interrogato anche dal procuratore capo di Catania e alla fine il processo si concluse con l’assoluzione mia e dei due magistrati e i pentiti furono condannati. Questo Pulci è un mitomane”. A queste parole il presidente della Corte d’Assise Antonio Balsamo ha invitato Madonia a non esprimere giudizi; al momento è in corso il confronto tra l’imputato Vittorio Tutino e il pentito Vito Galatolo.