CALTANISSETTA – Con le ordinanze di custodia cautelare in carcere o ai domiciliari gli uomini della Squadra Mobile e dell’Arma dei Carabinieri pensano di aver stanato uno dei gruppi criminali più violenti nell’entroterra nisseno. Così pericolosi da uccide in via San Cataldo, all’inizio del mese di giugno, Adnan Siddique, un connazionale che li aveva denunciati perché trattenevano per sé il denaro di chi lavorava nei campi. Stranieri giunti in Italia per ricostruirsi una vita, iniziare a lavorare, che poi si sono ritrovati a lottare contro i loro stessi connazionali.
Numerosissimi gli interventi delle Volanti a favore dei cittadini pakistani che richiedevano, in città, l’aiuto delle Forze dell’Ordine, così come numerose sono state le denunce presentate da altri pakistani presso le Stazioni dei Carabinieri di alcuni paesi presi di mira, come Milena e Sommatino. Una vera e propria associazione per delinquere, finalizzata ad imporre la propria egemonia sul territorio, acquisita dal protratto periodo di operatività e rafforzata dal costante ricorso a condotte minatorie e violente di elevatissimo allarme sociale.
Il gruppo, molto coeso e capeggiato dall’indiscusso leader SHOAIB Muhammad, ha anche condizionato il settore agricolo dell’entroterra siciliano; l’indagine infatti ha consentito di rilevare che SHOAIB Muhammad, AHMED Bilal, IMRAN Ali, ALI Mohsin e GIARRATANA Giada reclutavano manodopera pakistana col metodo del caporalato. Proprio questi caporali pakistani destinavano i loro connazionali al lavoro presso titolari di aziende agricole, in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori, accordandosi sull’entità del compenso, che si aggirava sui 25/30 euro al giorno, direttamente con i datori di lavoro e trattenendo per sé una parte o persino la totalità del corrispettivo, già palesemente basso.
Le timide rimostranze avanzate dai lavoratori per ottenere il compenso loro spettante venivano immediatamente represse dai sodali attraverso efferate spedizioni punitive. In questo desolante panorama, si inseriscono anche i titolari delle imprese dove i lavoratori pakistani venivano condotti a lavorare, poiché, dal canto loro, trovavano conveniente rivolgersi ai caporali loro connazionali perché ben consapevoli che nessuna denuncia sarebbe mai potuta intervenire a danneggiarli, proprio in relazione alle condizioni di sfruttamento dei lavoratori.
Ed è proprio in tale contesto criminoso che è maturato l’omicidio del pakistano SIDDIQUE Adnan avvenuto la sera del 3.6.2020, che si era ribellato, denunciando i suoi caporali; per l’efferato delitto vennero tratti in arresto ben sei dei soggetti colpiti dall’odierna misura cautelare, ossia SHOAIB Muhammad, AWAN Muhammad Sharjeel, ALI Shujaat, AHMED Bilal, IMRAN Ali, MEHDI Muhammad e MUHAMMAD Nawaz.
Già prima dell’omicidio la banda aveva commesso numerosi episodi di violenza in territorio nisseno, con un escalation di violenza davvero impressionante.
Un cittadino nigeriano veniva aggredito e malmenato a colpi di bastone e spranghe di ferro per il sol fatto di aver chiesto il corrispettivo dell’attività di bracciante agricolo svolto per loro conto, riportando ferite guaribili in 20 giorni.
Ancora, SHOAIB Muhammad tentava di estorcere ad un pakistano la somma di € 300,00, quale ingiusto profitto dell’intermediazione illecita finalizzata al caporalato. Non contento, l’indomani, SHOAIB Muhammad, unitamente a AHMED Bilal (inteso BILAL Muhammad), MUHAMMAD Nawaz, ALI Shujaat, MEHDI Muhammad sequestravano l’estorto, lo prendevano per le caviglie e le spalle, lo posizionavano sui sedili posteriori dell’autovettura di proprietà di SHOAIB Muhammad, e lo conducevano all’interno dell’abitazione di IMRAN Ali (inteso CHEEMA Muhammad Imran) e di GIARRATANA Giada; lo costringevano a terra in una stanza semivuota, lo accerchiavano, puntandogli un coltello alla gola, e lo trattenevano per circa tre ore, intimandogli di chiamare il padre in Pakistan allo scopo di farsi mandare € 5.000,00 per ottenere la sua liberazione.
Le indagini hanno fatto luce su molti altri episodi di inaudita violenza posti in essere da questi pericolosi criminali e, a titolo di esempio, se ne ricordano alcuni: una volta, SHOAIB Muhammad, in compagnia di altri, aggrediva una donna nigeriana mentre stringeva tra le braccia suo figlio di appena un anno, rapinandola di duecento euro; seguiva una violenta aggressione con calci e pugni al marito della donna.
In altra circostanza, SHOAIB Muhammad, AWAN Muhammad Sharjeel ed altri 3 non identificati aggredivano e minacciavano con un coltello un cittadino mentre si trovava a passeggiare lungo questo C.so Vittorio Emanuele insieme ad un suo amico cingalese, che riusciva a bloccare il braccio di SHOAIB mentre quest’ultimo stava per colpire la vittima.
Ancora, SHOAIB Muhammad, AWAN Muhammad Sharjeel, KHURAM Shehzad, dopo aver invitato un giovane ghanese ad entrare all’interno dell’autovettura a loro in uso e averlo condotto in una zona di periferia vicina alla zona industriale, gli puntavano un coltello alla gola e lo costringevano a commettere un furto presso una casa di campagna e poi gli sottraevano anche la somma di 600 euro che il ghanese aveva con sé. Qualche giorno dopo, il 10.12.2019, SHOAIB Muhammad, AWAN Muhammad Sharjeel, KHURAM Shehzad, SHAHBAZ Ahmad, MUHAMMAD Arshad ed altri non identificati si recavano sotto l’abitazione del giovane ghanese armati di bottiglie di vetro, di una pistola e di alcuni coltelli, inveivano contro di lui e lo minacciavano che “gliel’avrebbero fatta pagare”: per sua fortuna, la vittima riusciva a darsi alla fuga e a rifugiarsi presso una rivendita ambulante.
Nel dicembre del 2019, SHOAIB Muhammad, MUHAMMAD Arshad, AWAN Muhammad Sharjeel, AHMED Bilal (inteso BILAL Muhammad), armati di pistola e coltelli, facevano irruzione all’interno della comunità denominata “I Girasoli Onlus” di Milena (CL) e malmenavano due minori ospiti della struttura per il sol fatto di aver avuto un banale diverbio con un altro minorenne che aveva invocato l’intervento di SHOAIB e della sua banda.