Borsellino, il pm di Caltanissetta chiede il processo per i 4 poliziotti accusati di depistaggio: «Hanno mentito»

Di Redazione / 07 Novembre 2024

Il pm Maurizio Bonaccorso ha chiesto, al termine dell’udienza preliminare che si è celebrata
oggi a Caltanissetta, il rinvio a giudizio per i poliziotti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli per il reato di depistaggio. Ai quattro, ex appartenenti al gruppo di indagine «Falcone-Borsellino», viene contestato dalla Procura di Caltanissetta di aver reso false dichiarazioni nel corso delle loro deposizioni in qualità di testi nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage
di Via D’Amelio che si era concluso, in secondo grado, con la prescrizione del reato di calunnia per i tre imputati.

«In questo processo sono contestate agli imputati false dichiarazioni e reticenze», ha detto il pm Maurizio Bonaccorso nella sua discussione dell’udienza preliminare del processo. «A parte alcuni singoli casi di false dichiarazioni che si riferiscono a episodi specifici, ad esempio la falsa dichiarazione di Di Gangi su una pistola puntata a Scarantino durante una colluttazione a San Bartolomeo a Mare, tutte le altre false dichiarazioni e reticenze, mascherate da non ricordo, si riferiscono – continua il pm – a punti oscuri dell’indagine su Scarantino che rappresentano elementi chiavi dell’inquinamento probatorio. Per comprendere l’atteggiamento dei testi, oggi imputati, occorre analizzare alcuni elementi scottanti. C’è la percezione di muoversi in un campo minato dove una risposta sbagliata può avere conseguenze devastanti. Per comprendere appieno quello che è l’atteggiamento di assoluta malafede dei testimoni che hanno fatto parte del gruppo “Falcone-Borsellino” sarebbe necessaria un’analisi di quella che è l’evoluzione dei processi che nel corso degli anni si sono celebrati».

Secondo il pm Maurizio Bonaccorso «nessuno ricorda nulla, anche aspetti fondamentali, lasciamo stare i 121 “non ricordo” di Maurizio Zerilli. I “non ricordo” che hanno impedito di capire cosa è accaduto. E’ una immagine molto sfocata su una vicenda su cui ci sono elementi che dimostrano che c’è stata una attività di indottrinamento» su Vincenzo Scarantino.

Accuse respinte

Oggi in aula ha però respinto le accuse a suo carico il poliziotto Vincenzo Maniscaldi, che nel ’93 era entrato a far parte del gruppo di indagine «Falcone-Borsellino», costituito alla Squadra Mobile di Palermo per fare luce sulle stragi, del ’92 ha chiesto di essere interrogato dal gup questa mattina.

Nel corso dell’esame del suo legale, l’avvocato Giuseppe Panepinto, l’imputato ha affermato di non aver mai mentito nelle deposizioni rese al primo processo sul depistaggio celebrato nei confronti di altri tre funzionari di polizia Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. «Non ho mai nascosto nulla», ha detto in aula.

«Sono definito la memoria storica del gruppo perché ho letto le carte tante volte», ha affermato Maniscaldi. «Le dichiarazioni del depistaggio le confermo integralmente. Ero sotto giuramento e ho detto la verità», ha ribadito poi Maniscaldi al pm. «Riconosco le mie firme sui brogliacci relativi alle intercettazioni fatte durante la permanenza di Vincenzo Scarantino a San Bartolomeo a Mare» ha detto Maniscaldi ch si era occupato dell’attività di ascolto delle intercettazioni a carico di Vincenzo Scarantino.

Quest’ultimo secondo la ricostruzione della procura di Caltanissetta, nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, era stato imbeccato dai poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo per costruire una falsa verità sulle stragi. In appello per i tre poliziotti, accusati di calunnia, è stata dichiarata la prescrizione.

Il legale della famiglia Borsellino

«Avete visto che stavano creando il mostro (Scarantino ndr) e avete taciuto. Poi, quando finalmente l’impostura si è disvelata, dovevate darci una mano. Dovevate dirci quello che avete visto, quello che i vostri colleghi hanno commesso. Alcuni hanno mentito in maniera spudorata. Abbiamo assistito a momenti in cui avete umiliato i vostri colleghi, la memoria dei vostri colleghi», ha detto rivolgendosi direttamente ai 4 poliziotti, l’avvocato Fabio Trizzino, legale dei figli del giudice Paolo Borsellino che con l’avvocato Vincenzo Greco, ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro poliziotti.

«Chi ha partorito il depistaggio lo ha fatto nel momento in cui ha deciso di accelerare la strage- dice il legale – L’agenda rossa non l’hanno presa né Zerilli né Di Gangi o Maniscaldi. E’ stata fatta sparire da chi aveva da temere qualcosa. Però non ci avete aiutato, ci avete umiliato. E questo a mio giudizio è grave. Vi siete accorti e avete coperto”.

E ancora: “Ho avuto la sensazione che loro vivessero questi processi come una somma ingiustizia in ragione del fatto che coloro che li dovevano dirigere nel corso delle indagini, sono stati semplicemente sfiorati e non coinvolti per come era necessario quantomeno con riferimento alla figura di Giovanni Tinebra (ex Procuratore di Caltanissetta ndr), Carmelo Petralia e Annamaria Palma (ex pm di Caltanissetta ndr). Ma questo non li giustifica”.

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Pubblicato da:
Alfredo Zermo