Aveva un giro di affari da 10 milioni di euro al mese la gestione di scommesse on-line illegali che è stata scoperta e sgominata dalla polizia postale di Catania con l’operazione Master Bet coordinata dalla locale Procura distrettuale.
In esecuzione di un provvedimento del gip Rosalba Recupido, su richiesta del procuratore Michelangelo Patanè e dei sostituti Andrea Bonomo e Alfio Fragalà, sono state arrestate 13 persone ed eseguito il sequestro di 46 centri scommesse.
Circa 70 perquisizioni sono state eseguite in 19 città italiane nei confronti di 107 indagati.
Il reato ipotizzato dal gip a vario titolo è di associazione per delinquere, organizzazione e raccolta illegale di gioco di azzardo on-line.
Al centro dell’operazione ‘Master Bet’ complesse indagini del compartimento polizia postale e delle comunicazioni di Catania, con il coordinamento del Servizio centrale di Roma.
Diciannove le città coinvolte: Catania, Ragusa, Messina, Siracusa, Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Trapani, Cosenza, Cagliari, Foggia, Brindisi, Milano, Napoli, Salerno, Caserta, Avellino, Roma e Venezia. I dettagli dell’operazione in mattinata durante un incontro con i giornalisti nella sala stampa della Procura di Catania.
Nel dettaglio sono tredici le persone finite agli arresti domiciliari, 46 sono stati interessati dal sequestro preventivo dei loro esercizi commerciali, mentre a 48 sono stati notificati gli avvisi di garanzia. Due i gruppi criminali a cui facevano capo i vari consociati.
Le indagini sono state avviate dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania, con il coordinamento del Servizio Centrale di Roma, che nel 2015 ha rilevato l’esistenza di 7 siti web di scommesse on line che operavano in assenza dell’autorizzazione dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, con piattaforme di gioco ubicate a Malta. Una lunga attività investigativa, avviata sul web, con monitoraggi ed attività di ricerca, e proseguita con intercettazioni telefoniche e telematiche, pedinamenti e appostamenti.
Ai domiciliari sono finiti: Francesco Airò, 37 anni di Agrigento, attualmente latitante di recente tratto in arresto per associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo attività scommesse unitamente ad esponenti di consorterie mafiose camorristiche del salernitano- imprenditore titolare di società a Malta; Antonino Impellizzeri, 60 anni di Catania, ex imprenditore – destinatario di provvedimento di confisca di beni connessa a misure di prevenzione; Gabriele Impellizzeri, 30 anni di Catania, attualmente latitante, disoccupato, ex titolare di centro scommesse; Vincenzo Provenza, 38 anni di Palermo, impiegato; Michele Vigiano, 57 anni di Foggia, con precedenti specifici (esercizio abusivo attività scommesse) imprenditore; Gaetano Terrana, 45 anni, di Palermo, attualmente latitante, operaio edile, con precedenti per associazione a delinquere finalizzata a reati contro il patrimonio. Riccardo Tamiro, 43 anni di Roma, non reperibile, con precedenti specifici (esercizio abusivo attività gioco e scommesse ed esercizio gioco d’azzardo) – imprenditore; Antonio Ricciardi, 46 anni di Napoli, impiegato; Marcoantonio Patti, di 30 anni di Catania, impiegato; Giovanni Arba, 25 anni di Cagliari, non reperibile, impiegato di un centro scommesse; Ivan Scalesi, 27 anni di Salerno con precedenti specifici per esercizio abusivo attività scommesse, disoccupato; Giuseppe Cicalese, 24 anni di Salerno con precedenti specifici per esercizio abusivo attività scommesse, disoccupato; Ignazio Casapinta di 37 anni, di Palermo, disoccupato;
Nel corso delle indagini sono emersi contatti di alcuni associati anche con un ex ispettore della polizia maltese che si occupava di criminalità economica, di recente arrestAto nell’ambito di un’altra indagine. Il numero degli esercizi commerciali sottoposti a sequestro poiché ritenuti centri di scommesse clandestine è 46, 15 dei quali a Catania, 6 a Palermo, 2 a Ragusa, 1 a Siracusa, Caltanissetta, Trapani Cosenza e Caserta, 3 a Salern, 4 a Napoli, 8 a Cagliari.
L’enorme fiume di denaro illecitamente accumulato, veniva poi sapientemente riciclato attraverso la polverizzazione di successive operazioni anche in rete, al fine di far perdere le tracce in caso di indagini finanziarie.
A titolo di esempio e conferma del giro d’affari, in una conversazione registrata, uno degli organizzatori parlando al telefono con altro complice gli diceva “….ascolta …..a oggi battiamo dieci milioni…. Abbiamo 12.000 agenzie ….non è che abbiamo un’agenzia solamente…. Non è il problema per noi i 100 euro….noi facciamo … anche 100.000 euro di bonifici al giorno….”.