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Blitz antimafia a Palermo, indagato anche capo ultrà rosanero

Di Redazione |

PALERMO – C’è anche Giovanni Giordano detto Jhonny, fondatore delle Brigate Rosanero, gruppo di ultras della squadra del Palermo, tra gli indagati nell’inchiesta della Dda che ha portato all’emissione di 15 misure cautelari. Giordano è accusato di concorso esterno associazione mafiosa. Stessa accusa per Giorgio Mangano che avrebbe tenuto i rapporti tra alcuni esponenti delle tifoserie organizzate e il clan di Borgo Vecchio.

Nel quartiere si trovano le sedi di alcuni gruppi organizzati di tifosi. Dagli accertamenti dei carabinieri è emerso che Cosa nostra per anni ha gestito gli interessi che ruotano attorno al mondo del calcio professionistico. Jhonny, già condannato per favoreggiamento della prostituzione e lesioni personali, ha anche lavorato per la società «Unione sportiva città di palermo s.p.a» come custode fino al 2018. Secondo gli inquirenti si sarebbe occupato anche della gestione del bagarinaggio dei biglietti di ingresso allo stadio per conto di Cosa nostra.

Il clan del Borgo aveva affidato la gestione delle tifoserie a Jari Ingarao, uno degli esponenti di vertice della «famiglia», figlio del boss Nicola. «Cosa nostra – scrive il gip – ha mostrato un pressante interesse affinché la situazione interna allo stadio sia gestita in maniera ordinata, evitando quei contrasti fra gruppi di tifoserie ultras rivali che potrebbero, stando alle parole di Ingarao, causare una diminuzione di spettatori».

«….Queste cose non devono esistere! Perché qua si sta arrivando al punto che a curva va a restare vacante, perché neanche entrano allo stadio! Siccome ora si devono evitare tutte queste cose», diceva Ingarao non sapendo di essere intercettato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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