SIRACUSA – Un’organizzazione criminale ben organizzata, con una centrale dello spaccio aperta 24 ore su 24 che riforniva tutta Siracusa, capace di generare un giro di affari da 25 mila euro al giorno. E’ quella smantellata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale aretuseo che nel corso di un megablitz scattato la scorsa notte hanno dato seguito a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Catania a carico di 29 appartenenti a un sodalizio criminoso operante nel capoluogo, ritenuto responsabile, a conclusione di indagini dirette dalla dda di Catania, di traffico e spaccio di ingenti quantitativi di cocaina, crack, marijuana, hashish e metanfetamine. Il gruppo spacciava nella zona nord di Siracusa, nelle palazzine a ridosso della strada che ha dato nome all’inchiesta, la via Algeri.
Il gruppo criminale aveva costituito una piazza di spaccio delimitata anche da cancelli abusivamente collocati e protetta da vedette, capace – come detto – di produrre incassi fino a 25mila euro al giorno e spacciava anche in prossimità di scuole ed avvalendosi di minori, mentre 17 fiancheggiatori sono risultati indebiti percettori del reddito di cittadinanza.
Sono scattate numerose perquisizioni con l’ausilio di cani antidroga e di ricerca armi ed esplosivi. All’attività, eseguita da circa 150 militari, concorrono assetti specialistici del 12° Reggimento Carabinieri «Sicilia» di Palermo e dello Squadrone Eliportato Carabinieri «Sicilia» di Sigonella, nonché un elicottero dell’Arma.
L’ordinanza di custodia cautelare ha riguardato 29 persone (e non 31 come appreso in un primo momento): 22 in carcere e sei agli arresti domiciliari e un obbligo di dimora, mentre due uomini risultano ancora ricercati.
Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dall’uso delle armi, dall’impiego di minori di anni 18 e dal fatto che lo spaccio avveniva vicino a un istituto scolastico della zona, nonché detenzione e porto abusivo di armi da sparo anche clandestine. A carico di un diciassettenne è stata eseguita una misura di custodia cautelare in Istituto penale emessa dal gip del Tribunale per i minorenni di Catania.
Gli arrestati sono: Francesca Alì, 40 anni, Gabriele Cacciatore, 24, Giovanni Cacciatore, 29, Mario Cacciatore, 47, Alessio Cappuccio, 34, Sara Lice Cossu, 29, Danilo Fortezza, 20, Carmelo Fortezza, 24, Maximiliano Genova, 40, Corrado Greco, 28, Alfredo Gugliotta, 42, Giovanni Linares, 24, Massimo Linares, 45, Damiano Mollica, 31, Decio Massimiliano Notturno, detto ‘Flipper’, 26, Dario Piazzese, detto ‘Fagiolino, 42, Concetta Puglisi, 41, Erminia Puglisi, 46, Gaetano Scariolo detto ‘Gorillà, 32 Umberto Torricellini, detto ‘Calatostò, 42, e Alessio Visicale, 24. Sono stati posti agli arresti domiciliari Antonio Aggraziato, 22 anni, Tullio Caia, 37, Davide Cassia, 37, Lorenzo Cortese, 26, Gaetano Gisana, 31, e Davide Linares, 21. Destinatario dell’obbligo di dimora è un 58enne.
«Tenevano una città sotto scacco», ha detto il comandante provinciale dell’Arma, il colonello Giovanni Tamborrino. Le indagini, avviate a novembre 2018 e fino a luglio 2019, hanno permesso di accertare l’esistenza di un sistema, guidato da Maximiliano Genova, composto da tre nuclei familiari, che gestivano un traffico di cocaina, hashish, marijuana, crack e metanfetamine.
Genova, latitante da mesi, è stato arrestato oggi a Malta su mandato di cattura europeo. Lo spaccio avveniva all’interno dei portoni e negli androni interni alle scale delle case popolari, con gli accessi protetti da cancelli costruiti abusivamente.
Gli altri residenti nelle palazzine, estranei alle attività illecite, non erano in possesso delle chiavi dei cancelli abusivi ed erano costretti, per entrare ed uscire, a chiedere il «permesso» alle sentinelle armate. Spacciatori e vedette erano organizzati con più turni di lavoro, per rendere operativa la «centrale» dello spaccio 24 ore su 24. Le vedette sui tetti dei palazzi, munite di radiotrasmittenti, e le videocamere collocate in punti strategici avvisavano dell’arrivo delle forze dell’ordine.
«Il sodalizio di Via Algeri aveva aperto delle vere e proprie trattative per la vendita della piazza di spaccio ad altri gruppi criminali della città» ha spiegato il ten. col. Marco Piras, comandante del nucleo operativo con il comandante del nucleo investigativo, maggiore Simone Clemente, rivelando che «l’ufficio era presso le abitazioni delle famiglie Cacciatore e Linares, che si sono avvicendate nella gestione».
Il gruppo disponeva poi di un magazzino nelle abitazioni dei magazzinieri incaricati dove venivano nascoste le forniture di stupefacente, ovvero le quantità in eccesso che transitavano dall’ufficio per essere trattate e contabilizzate. Le donne rivestivano compiti operativi precisi: gestivano gli approvvigionamenti di droga e si occupavano del confezionamento fino alla consegna della sostanza ai pusher.
C’erano poi i figli minorenni indagati che assistevano alle operazioni relative al traffico degli stupefacenti, dal confezionamento della sostanza, alle riunioni e talvolta si sarebbero occupati anche loro dei conteggi o delle telefonate per fare recapitare lo stupefacente.
Poiché l’indagine ha coinvolto tre interi nuclei familiari, i carabinieri hanno collocato in strutture protette sei minorenni rimasti soli dopo l’arresto dei loro genitori. I ragazzini di un gruppo familiare effettuavano il proprio turno di spaccio o di vedetta. La vendita al dettaglio era svolto in tre turni che coprivano le 24 ore: mattina (dalle 6 alle 14), pomeriggio (dalle 14 alle 22) e notte (dalle 22 alle 6). Gli spacciatori di turno si rifornivano nell’ufficio dove avveniva anche la consegna del denaro provento della vendita della droga. Gli addetti all’ufficio annotavano i movimenti su un “libro mastro”.
Il gruppo, hanno ricostruito i carabinieri di Siracusa, manteneva anche gli associati detenuti. Tutti gli affiliati al gruppo percepivano uno stipendio parametrato in base alla mansione ed al ruolo svolto all’interno dell’organizzazione. Gli appartenenti al gruppo non esitavano ad usare la violenza e le armi per imporsi. I carabinieri hanno presentato richiesta della revoca reddito di cittadinanza per 17 componenti del gruppo.