E' polemica sulla chiusura dei punti nascita in Sicilia dopo la morte del neonato partorito il sera su una piazzola dell'Autostrada Palermo-Messina, all'altezza di Santo Stefano di Camastra, da una donna di 37 anni, alla 27esima settimana di gestazione, che stava cercando di raggiungere l'ospedale più vicino. La mamma vive a Mistretta, dove il punto nascita è stato tagliato perché sotto i 500 parti l'anno, e con il papà si stava dirigendo in auto verso l'ospedale di Patti. La donna è stata aiutata dal suo compagno e da alcuni operai presenti ma le condizioni del neonato sono peggiorate. Il piccolo e i genitori sono stati soccorsi dal personale del presidio antincendio autostradale e poi dal 118 ma purtroppo, il neonato prematuro è morto in ambulanza, arrivata dopo il parto.
"Sapevo che era prematuro, che c'erano problemi, speravo che lo salvassero ma non è avvenuto il miracolo. Ha lottato fino alla fine, come una spada di luce. E voglio che la sua morte sia una riflessione per chi ha preso certe decisioni" racconta Jessica Passarello al Giornale di Sicilia .
La mamma ha iniziato ad avere le contrazioni a Mistretta, dove abita col compagno, al settimo mese di gravidanza. Si sono messi in auto per raggiungere l'ospedale più vicino, quello di Patti. "Avevo dolori sempre più forti, sono stata costretta ad aprire la portiera, farmi scivolare sull’asfalto, è uscito il bambino in questo modo. Sapevo che era prematuro, speravo che lo salvassero in ambulanza, ma purtroppo il bambino è morto".
E' già stata aperta un'inchiesta e il consiglio comunale di Mistretta si riunirà in seduta straordinaria per discutere sulla questione, così come il sindaco di Sant'Agata di Militello Bruno Mancuso ha annunciato che farà di tutto per far riaprire il reparto. «Sono profondamente addolorato e sono vicino ai genitori del bimbo morto subito dopo il parto nel Messinese. La tragedia di Mistretta mi ha colpito molto, perché ritengo inconcepibile che ancora oggi avvengano fatti di questo tipo per la mancanza di punti nascita sufficienti. E’ necessario rivedere l’organizzazione dei territori e la mappa dei punti nascita, per evitare che le gestanti siano costrette a fare cento chilometri per raggiungere l’ospedale più vicino e partorire», ha commentato in una nota, il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. "Dietro questa morte – afferma in una nota, Ella Bucalo, deputata di Fratelli d’Italia – c'è tutta l’inefficienza ospedaliera venuta fuori a seguito di una riforma sanitaria cieca, decisa dal governo centrale, che stabilisce il taglio di parecchi punti nascita negli ospedali italiani. Quel bimbo è morto perché il punto nascita più vicino era quello dell’ospedale di Patti: la politica ha tagliato quello di Mistretta, Comune in cui vive la partoriente, e quello di Sant'Agata Militello, poco distante da casa. Invece quello di Patti, verso cui necessariamente hanno dovuto dirigersi i genitori dello sfortunato neonato, è distante parecchi chilometri. E questo succede perché, in linea con le decisioni di governo, anche la Sicilia ha dovuto tagliare i punti nascita che registravano meno di 500 parti l’anno». «Oggi, che la morte di questo bambino – aggiunge Ella Bucalo – dovrebbe toccare le coscienze politiche, ritengo impellente rivalutare questi criteri e ripristinare un reparto che deve puntare a salvare vite umane e non logiche inadeguate ai bisogni del territorio».
"In Sicilia nel 2021 si partorisce ancora ai caselli e nelle piazzole autostradali. Era già accaduto lo scorso anno. Questa volta, purtroppo, è finita in tragedia. Invano abbiamo lanciato appelli perché venissero riattivati i punti nascita senza ottenere risposta, ora ci aspettiamo un intervento da parte delle istituzioni regionali". Lo dicono Antonio Ferrante, presidente della direzione regionale del Pd Sicilia, e Nicola Marchese, responsabile infrastrutture, che già lo scorso anno intervennero dopo un parto al casello di Patti, proprio dove si stava dirigendo anche la coppia di Mistretta.
"La notizia di una mamma che perde un bimbo mentre da Mistretta tenta di raggiungere l’ospedale di Patti, oltre che a portare una profonda tristezza, impone alla politica siciliana una profonda riflessione sullo stato dei servizi sanitari in Sicilia, nelle cittadine che si trovano in aree montane o nelle isole ed è la dimostrazione che ancora esiste nella nostra Isola una sanità di serie A e un’altra di serie B o C" dice Elvira Amata, capogruppo di Fratelli d’Italia all’Assemblea regionale siciliana. "Dobbiamo ancora tanto lavorare e che le soluzioni trovate non rispondono alle esigenze dei cittadini-utenti. E’ evidente che va trovata una soluzione per una migliore distribuzione dei punti nascita che, secondo quanto indicato dal governo nazionale, al momento devono garantire 500 parti all’anno. La sanità e la salute dei siciliani non possono essere condizioni dai freddi numeri. A Mistretta esiste un ospedale che potrebbe funzionare a pieno regime nell’interesse del territorio e dei suoi cittadini, in questo senso dobbiamo lavorare per garantire la salute a tutti i cittadini del comprensorio".