Biglietto unico per i monumenti archeologici, la volta buona?
Biglietto unico per i monumenti archeologici, la volta buona?
Il responsabile regionale Cultura del Pd Antonio Ferrante, nella prospettiva della promozione del patrimonio siciliano, sollecita la creazione di «forti sinergie con i privati virtuosi e con le università»
Il responsabile regionale Cultura del Pd Antonio Ferrante, nella prospettiva della promozione del patrimonio artistico e culturale siciliano, sollecita la creazione di «forti sinergie con i privati virtuosi e con le università» e propone, come «primo passo per superare le criticità», l’attivazione di «un biglietto unico per l’area archeologica di Catania unita ad una forte collaborazione con l’Università». Il rappresentante del Pd è convinto dell’importanza di creare una rete tra i beni culturali e della convenienza del biglietto unico per spingerne la visita e per reperire fondi da destinare alla loro valorizzazione. Bella idea, peccato che, finora, non si sia potuta attuare soprattutto per scelta della Regione da cui le sovrintendente dipendono. A intestarsi questo obiettivo, nel 2011, a Catania, fu l’allora direttrice della sezione archeologica della sovrintendenza Maria Grazia Branciforti che avrebbe voluto attivare un biglietto unico che avrebbe consentito di visitare, a prezzo agevolato, il teatro greco-romano, l’anfiteatro di piazza Stesicoro, le terme della Rotonda e dell’Indirizzo, l’allora costituendo museo archeologico regionale alla Manifattura Tabacchi, inclusi l’ipogeo di via San Filippo e i reperti archeologici ritrovati in piazza Dante e nell’ex monastero dei Benedettini. Un obiettivo che non fu possibile perseguire. Né l’idea ha avuto maggior fortuna più di recente, quando l’assessore comunale alla Cultura Orazio Licandro si è intestato la realizzazione della «Catania Card», una tessera che, con biglietto unico, dà accesso ai musei comunali (Belliniano, Greco, castello Ursino) e al Museo diocesano, incluse le terme Achilliane. Una carta che dà diritto anche ad un biglietto integrato per il trasporto pubblico (Alibus da e per l’aeroporto, bus cittadini e metropolitana) e ad una mappa della città in italiano e in inglese. Card attivata il 3 febbraio scorso in concomitanza con i festeggiamenti di Sant’Agata. L’assessore avrebbe voluto inserire nella «Catania card» anche la possibilità di visitare i monumenti archeologici di città, ma non fu possibile per le difficoltà frapposte dall’assessorato ai Beni culturali regionali. E del resto anche la dottoressa Carmela Vella, attuale responsabile del «Museo regionale di Catania» – con il quale si fa riferimento ai monumenti archeologici di città – dice che questa ipotesi, di certo interessante, non è facilmente percorribile. Vero che in altre città siciliane, come Siracusa, è previsto un biglietto unico per la visita dei beni archeologici – i musei Bellomo e Paolo Orsi e la Neapolis – ma si tratta di siti che hanno una propria indipendenza e una propria gestione e, dunque, una propria cassa e propri custodi, cose di cui molti dei siti catanesi sono privi. E questo sembra l’ostacolo principale alla possibile attuazione di un biglietto unico. «L’anfiteatro, le terme della Rotonda e dell’Indirizzo – spiega la dott. Vella – non hanno una cassa, dunque non c’è chi faccia il biglietto, chi lo stacchi. E non hanno neppure custodi propri per cui, per esempio, all’anfiteatro si provvede con quelli del teatro, quando e se è possibile, tant’è che quest’estate spesso siamo stati costretti a tenerlo chiuso. Colgo l’occasione per annunciare che riapre giovedì 27 agosto. Dunque è materialmente difficile pensare ad un biglietto unico in mancanza delle precondizioni indispensabili. Si potrebbe ipotizzare che questo biglietto unico si possa fare al teatro antico, o anche alla Casa museo Verga – inserendola nel circuito – ma questo significherebbe che un turista sarebbe vincolato ad iniziare il proprio giro da questi due siti. E questo è un problema». Per tutte queste ragioni la dott. Vella non dà per scontata neppure la possibilità di proporre questa idea all’assessorato regionale ai Beni culturali, da cui, comunque, dipende ogni decisione, perché «prima bisogna valutare la fattibilità di questa proposta». A maggior ragione la sollecitazione del responsabile Cultura del Pd siciliano a coinvolgere l’Università nella gestione dei siti archeologici catanesi sembra campata in aria. «Non se ne capisce la motivazione né il modo». No, non sarà facile usufruire di un biglietto unico per i beni archeologici della Regione. Ma la speranza, si sa…