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”Basta con i souvenir mafiosi” La campagna di Rete 100 Passi

”Basta con i souvenir mafiosi” La campagna di Rete 100 Passi

L’obiettivo è far scomparire dai negozi gadget e prodotti con simboli mafiosi, dal “Padrino” al magnete con la coppola e la lupara e tanti altri oggetti

Di Redazione |

PALERMO. Il magnete con coppola e lupara, la maglietta che richiama l’iconografia del Padrino, le scimmiette “non vedo, non parlo, non sento” e così via dicendo. Sono un’infinità i gadget “di stampo mafioso” che campeggiano nei negozietti di souvenir.

Per non parlare degli spettacoli privati con tanto di dialoghi tratti dalla pellicola di Francis Ford Coppola, chiesti per lo più da turisti russi, desiderosi di immergersi in un’atmosfera che il popolo siciliano dovrebbe, invece, far il possibile per scrollarsi di dosso.

A lanciare una campagna di sensibilizzazione è la “Rete 100 passi”: si chiama “Io non sono mafioso” e si pone l’obiettivo, appunto, di far scomparire dai negozi gadget e prodotti con simboli mafiosi, dal “Padrino” al magnete con la coppola e la lupara e tanti altri oggetti.

«Basta con l’apertura di attività e la vendita di prodotti che diffondono la cultura dell’illegalità – dice Danilo Sulis, presidente della “Rete 100 passi” – . Per questo abbiamo lanciato una petizione e stiamo organizzando una riunione con Confcommercio e Confesercenti per bloccare queste iniziative che rilanciano un’immagine dell’Italia che offende le famiglie delle vittime di mafie (e con loro i magistrati, le forze dell’ordine, i giornalisti e le associazioni che giornalmente sono impegnate a contrastarle), e che sono anche strumento di diffusione, appunto, della cultura mafiosa».

A far decidere Sulis che ormai la misura è colma non è stato un caso siciliano, ma il funerale romano di Casamonica, rimbalzato su tutti i media internazionale per l’ostentazione del simbolismo mafioso che, proprio per questo, non può essere considerato un innocua fonte di reddito.

Sulis sostiene che «il recente caso delle esequie del boss dell’omonimo clan attivo nella Capitale, dimostra come per le mafie i simboli siano importanti per affermare il proprio potere ed ostentare la propria esistenza».

«È ormai noto – prosegue il presidente della “Rete 100 passi” – che in varie parti d’Europa attività commerciali, prodotti e gadget si rifanno a simboli che inneggiano alla mafia; mafia che è sempre più, purtroppo, il brand dell’Italia nel mondo».

E ancora: «Nelle città italiane a vocazione turistica e, in particolare, in quelle della Sicilia che accolgono una larga parte del flusso vacanziero – aggiunge Sulis –è “normale” trovare in esposizione t–shirt, statuette e gadget d’ogni genere che richiamano simboli e atteggiamenti mafiosi. Noi con la nostra inizitiavia diciamo no al mafia brand dell’Italia nel mondo. L’impresa è ardua, ma insieme possiamo farcela».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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