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Barchino pieno di migranti si spezza in due al largo di Lampedusa: «I pirati ci hanno rubato il motore»

I migranti salvati da una motovedetta della Guardia Costiera hanno raccontato di essere stati affinacati da un'altra imbarcazione che li ha trainati

Di Redazione |

Lo scafo di un barchino di metallo, di circa 7 metri, si è spezzato durante la navigazione e 23 dei 59 migranti stipati sul natante sono finiti in mare. A soccorrere tutti i migranti, ivoriani, gambiani, malesi, senegalesi e guineani, sono stati i militari della motovedetta Cp327 della guardia costiera. Nel gruppo anche 23 donne e 6 minori. I 59 sono stati già sbarcati a molo Favarolo a Lampedusa. Di questi, una donna in gravidanza e alcuni compagni di viaggio con ustioni provocati dal carburante sono stati portati al poliambulatorio dell’isola. Nessuno è in pericolo di vita.

«Siamo partiti da Sfax venerdì notte – hanno raccontato – e abbiamo pagato 600 euro a testa per il viaggio». Il barchino di metallo arrugginito e mal saldato non ha retto alla traversata.

«Ci hanno chiesto il motore della barca in cambio del traino verso le coste di Lampedusa. Arrivati in acque italiane, si sono presi il motore e ci hanno lasciato alla deriva» hanno poi spiegato i profughi. Hanno anche riferito di essere salpati da Sfax, in Tunisia, nella tarda serata di martedì scorso e che, dopo un paio di giorni di navigazione, il loro barchino è stato affiancato da un’imbarcazione con a bordo 3 tunisini che si sono fatti consegnare il motore in cambio del traino.

A fine luglio dello scorso anno, la squadra mobile, la guardia di finanza e la guardia costiera fermarono, per un fatto analogo, il comandante di un motopesca tunisino e 3 componenti dell’equipaggio. Per la prima volta, sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale, l’allora procuratore capo Salvatore Vella contestò agli indagati il reato di pirateria marittima, previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.

Le indagini, portate avanti da quel momento in poi, hanno permesso d’accertare che diversi equipaggi di pescherecci tunisini si sono dedicati alla più lucrosa attività di pirati, depredando i numerosi barchini in ferro che continuano a partire dalle coste di Sfax, in Tunisia, con a bordo, per la maggior parte, migranti subsahariani e asiatici. A metà agosto vennero fermati, per lo stesso reato, poi altri 6 pescatori tunisini.

Successivamente altri 110 migranti sono sbarcati a Lampedusa dopo che le due imbarcazioni sulle quali viaggiavano sono state soccorse dalla guardia di finanza. Sul natante in vetroresina di 12 metri, salpato da Zawiyah in Libia, c’erano 66 bengalesi, egiziani e siriani che hanno riferito d’aver pagato da 3.500 a 5.500 euro per la traversata. Sul barchino di metallo di 8 metri, partito da Sfax in Tunisia, erano invece in 44 (16 donne e 4 minori). Due donne, in avanzato stato di gravidanza, subito dopo lo sbarco a molo Favarolo sono state portate al poliambulatorio. Per il viaggio, i 44 hanno pagato 500 euro a testa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA