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Auto in fiamme per convincere le vittime a ritirare le denunce: un arresto a Tortorici

L'uomo avrebbe agito su mandato di alcuni tortoriciani attualmente detenuti, con i quali il proprietario del mezzo incendiato e i suoi parenti avevano da tempo un lungo contenzioso

Di Redazione |

Gli incendia l’auto per “convincerlo” a ritirare una denuncia. Gli agenti del commissariato di Capo d’Orlando (Messina), insieme a personale del Posto fisso di Tortorici, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Patti Ugo Molina, nei confronti di un 36enne, residente a Capo d’Orlando. Secondo l’accusa, l’uomo lo scorso 17 giugno avrebbe cosparso di benzina un fuoristrada parcheggiato nel centro abitato di Tortorici e poi avrebbe appiccato le fiamme, distruggendo l’auto. In base a quanto ricostruito dagli investigatori, coordinati dalla Procura di Patti, il 36enne avrebbe agito per “convincer” due nuclei familiari imparentati fra loro – a uno dei quali apparteneva lo stesso proprietario del mezzo incendiato – a ritirare le precedenti denunce presentate nei confronti di vicini di casa, con cui da tempo si era instaurato un contenzioso, con diversi processi penali tuttora pendenti.“Le frasi apertamente intimidatorie pronunciate dall’indagato e rivolte al proprietario del mezzo poi incendiato e ad alcuni suoi parenti – spiegano gli investigatori della Polizia – appaiono dal contenuto assolutamente inequivocabile”.

“Di queste denunce bisogna risolvere tutto, dovete ritirarle!”, avrebbe detto l’indagato, avvertendo poi la sua vittima: “Non ti mettere in mezzo a questa situazione altrimenti ti finisce come a tuo cognato!”. Dal momento che gli avvertimenti non avevano sortito l’effetto sperato, ossia il ritiro delle denunce, l’indagato sarebbe poi passato a “metodi più convincenti”: l’incendio dell’auto. Secondo le indagini tuttora in corso, il 36enne avrebbe agito su mandato di alcuni tortoriciani attualmente detenuti, con i quali il proprietario del mezzo incendiato e i suoi parenti avevano da tempo un lungo contenzioso. Fondamentali per la ricostruzione degli eventi si sono rivelate sia le immagini degli impianti di videosorveglianza del luogo dell’incendio che la “piena e coraggiosa collaborazione delle vittime, che non hanno ceduto alle minacce e hanno scelto di denunciare e collaborare con le forze dell’ordine”, spiegano gli investigatori. Le indagini proseguono e sono dirette ad accertare ulteriori responsabilità. L’arrestato è stato condotto nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA