Nel nuovo filone di inchiesta che coinvolge esponenti politici, imprenditori e rappresentanti delle forze dell’ordine ci sono 13 indagati accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione e reato di accesso abusivo a sistema informatico.
Oltre all’ex leader di Confindustria Antonello Montante ci sono Rosario Amarù, l’ex commissario dell’Irsap Maria Grazia Brandara, l’imprenditore ed ex presidente di Sicindustria Giuseppe Catanzaro, l’ex governatore siciliano Rosario Crocetta, l’ex capo centro della Dia di Palermo Giuseppe D’Agata, l’ex capo della Dia Arturo De Felice, il capo della sicurezza di Montante Diego Di Simone Perricone, gli ex assessori regionali alle Attività produttive Maria Lo Bello e Linda Vancheri, il vice questore in servizio allo scalo di Fiumicino, Vincenzo Savastano, ex capo centro della Dia di Caltanissetta Gaetano Scillia, l’imprenditore Carmelo Turco.
A Catanzaro, Crocetta, Vancheri, Lo Bello, Brandara, Savastano, De Felice e Scillia viene contestata l’associazione a delinquere con Antonello Montante e gli altri indagati già coinvolti nel primo processo allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e accedere al sistema informatico delle forze dell’ordine per costruire dossier contro quelli che venivano considerati i «nemici» dell’ex leader di Confindustria. Crocetta avrebbe scelto per la sua giunta gli assessori Lo Bello e Vancheri indicati da Montante che li avrebbe poi manovrati a suo piacimento. In cambio l’ex presidente della Regione avrebbe ottenuto da Catanzaro e Montante 200 mila euro per finanziare nel 2012 la campagna elettorale del Megafono (il movimento di Crocetta) e l’intervento di Montante per «evitare la diffusione di un video a contenuto sessuale che ritraeva Crocetta».
Catanzaro avrebbe ottenuto favori e consigli per la sua società che si occupa di rifiuti. A Savastano viene contestato, nella sua qualità di vice questore aggiunto in servizio allo scalo aereo di Fiumicino, di avere consentito «a Montante, e soggetti da lui indicati, anche per il tramite di Diego Di Simone Pirricone, di eludere sistematicamente le disposizioni relative ai controlli di sicurezza cui sottoporre i passeggeri di voli aerei al momento dell’imbarco e dello sbarco». Ad Arturo De Felice, nella sua qualità di direttore della Dia di «avere esercitato le proprie prerogative istituzionali, sia investigative che direttive, in maniera tale da soddisfare gli interessi del Montante e di soggetti allo stesso strettamente collegati anche adottando, su esplicita sollecitazione, iniziative pregiudizievoli nei confronti di soggetti invisi a quest’ultimo». Stessa cosa viene contestata all’ex capocentro della Dia di Caltanissetta Gaetano Scillia».
Sulla posizione di Crocetta interviene il legale dell’ex presidente della Regione, Vincenzo Lo Re. «A maggio del 2018 la Procura di Caltanissetta convocò Rosario Crocetta per rendere interrogatorio, ma quella convocazione fu revocata dopo 48 ore. Nell’avviso di convocazione si contestava un finanziamento illecito di 1.000.000 di euro per la campagna elettorale del 2012; oggi nell’avviso di conclusione indagini si contesta una cifra di 400.000 versati da Montante e Catanzaro. Ebbene, l’intera campagna elettorale di Crocetta è stata finanziata con contributi medi di 5.000 euro, conferiti con bonifici bancari, e integrati da Crocetta con assegno di 20.000 per saldare i debiti residui con i fornitori. Queste sono cifre vere e plausibili per una terra come la nostra in cui le imprese non hanno soldi per pagare gli stipendi e devono ancora nascere imprenditori disposti a puntare 400.000 sulla vittoria di un candidato del centrosinistra che i sondaggi dell’epoca davano perdente rispetto a Musumeci». “Nessuna nomina è stata sollecitata a Crocetta da Montante, e se è vero che la Vancheri era espressione di Confindustria, così come lo era Marco Venturi nominato da Lombardo (senza che il fatto costituisca reato), altrettanto vero è che la Lo Bello era rappresentante del mondo sindacale – aggiunge l’avvocato Lo Re – Per quanto concerne i rapporti con Catanzaro, basta leggere le cronache di giugno 2015 per verificare che la discarica di Siculiana fu l’unica che non si adeguò all’ordinanza con la quale Crocetta obbligava tutte le discariche siciliane a biostabilizzare i rifiuti. Da tale opposizione scaturì un braccio di ferro che portò al fermo della discarica per tre mesi, con un danno quantificabile in diversi milioni di euro». “Attendiamo poi di sapere in relazione a quali appalti Crocetta avrebbe agevolato gli interessi di altri imprenditori vicini a Montante. – sottolinea l’avvocato – Infine prendiamo atto della periodica ricomparsa di un fantomatico video a contenuto sessuale che ritrarrebbe Rosario Crocetta in atteggiamenti intimi. Se ne è parlato la prima volta durante la campagna elettorale per le comunali di Gela del 2008 e Crocetta querelò per diffamazione i suoi avversari politici, poiché non ha nulla da temere per insinuazioni di questo tipo».