Arresti sanità, nelle carte pure la paura di "orecchie indiscrete" e gli insulti alla pm juventina
Nelle pieghe dell’ordinanza emessa dal Gip Simona Ragazzi c’è un campionario niente male di atteggiamenti che, senza volere rendersi protagonisti di fughe in avanti, sembrano propri di chi ha molto da nascondere.
Operazione a Catania per corruzione sanità
Dagli insulti alla sostituta procuratrice che ha coordinato l’indagine («è pure juventina, quindi il peggio») alla paura folle di essere finiti nel mirino dei carabinieri. Dal linguaggio criptico utilizzato con l’ intento di non dare spunto alcuno a “orecchie indiscrete” in occasione di sempre possibili intercettazioni telefoniche, fino alla ricerca spasmodica di informazioni che potessero tranquillizzarli, in qualche modo, sull’attività investigativa portata avanti dalle forze dell’ordine.
Nelle pieghe dell’ordinanza emessa dal Gip Simona Ragazzi c’è un campionario niente male di atteggiamenti che, senza volere rendersi protagonisti di fughe in avanti, sembrano propri di chi ha molto da nascondere. Come nella circostanza in cui Nello Ferlito, discutendo col presidente dell’Ordine dei medici, Igo La Mantia, chiede un incontro perché ci sono “radiografie” da vedere di presenza: «No, niente di grave - aggiunge - però dobbiamo parlare un attimino, magari domani mattina». Si comincia a comprendere che l’indagine potrebbe riguardare il progetto sulle carie e per questo motivo anche Ezio Campagna e Aldo Missale - che a seguito dell’acquisizione di carte da parte dei militari dell’Arma al Policlinico (con la funzionaria addetta della struttura sanitaria che li evita e riferisce loro il meno possibile) entrano in fibrillazione - chiariscono quanto possa essere importante andare a prendere un caffè insieme, perché «la situazione è complicata». Anzi, «ci vuole qualcuno dentro la caserma (per comprendere quel che sta accadendo, ndc), ma non ho idea di chi possa essere…».
La ricerca di informazioni sul procedimento è continua e a un certo punto qualcuno lascia intendere a Missale che l’indagine è su “larga scala”. Come dire, niente di particolarmente mirato e i due sembrano soddisfatti, pur proseguendo con il loro linguaggio criptico: «Ti ringrazio - dice Missale - perché ieri l'intervento è stato positivo. Io stamattina poi sono stato dal medico (l’informatore o presunto tale, ndc) ed è una cosa generalizzata, è un'infiammazione generalizzata. Comunque con i denti sto meglio». Campagna, certamente soddisfatto, ribatte che era pronto a consultare un “professorone”, ovvero il capocentro della Dia di Catania, Carmine Mosca, “agganciato” attraverso un amico, un rappresentante di prodotti parasanitari, e invitato a informarsi negli ambienti giudiziari per comprendere meglio cosa bolliva in pentola. Dalla lettura delle carte non sembra che il Mosca si sia spinto troppo in là. Missale, in ogni caso, non sembra incline ad abbassare la guardia: «Ovviamente, se mi fa male, massima attenzione, ci mancherebbe - dice al Campagna - vengo e mi dai un occhio di nuovo».
Campagna cerca di comprendere se alla base dell’attività di indagine vi sia qualche esposto “diretto”. Anche perché una delle beneficiarie degli «imbrogli» (come egli stesso li definisce) sarebbe la figlia. Poi, pian piano, prende contezza della circostanza che alcuni progetti bloccati lo riguardano personalmente. Anche se resta sempre il dubbio se ciò sia conseguenza del fatto che qualcuno abbia riscontrato direttamente del torbido oppure se, ad esempio, nel mirino ci sia l’assessorato regionale alla Salute, retto da Razza. Il timore è che gli alti politici possano bloccare i progetti: «Io non vorrei che se questa cosa emerge, si spaventano pure quelli, non so se mi spiego e si blocca tutto! Non so se mi spiego, hai capito?… Salvo Pogliese si chiama a Sirna (direttore dell’azienda Policlinico), ma quando Sirna gli dice “io mi sono fermato perché c’è un’indagine dei Carabinieri”, io poi che cazzo faccio!? Sono fermo perché poi a cascata si spaventano tutti. Ti voglio dire il Pogliese o Raffaele Stancanelli stesso, poi interviene?».
Mentre Campagna e Missale parlano del “capitano Findus” dei carabinieri, proprio Sirna si recava dai carabinieri per comunicare che intendeva dare il proprio nulla osta per riattivare uno dei due progetti bloccati, perché di rilevante valenza etica e poiché diversamente si sarebbero persi i finanziamenti già accordati dalla Regione. Non era quello di interesse di Campagna, motivo ulteriore di preoccupazione per l’odontoiatra.
Alla fine il progetto “pulito” partiva regolarmente, mentre restava stoppato quello sulle carie, benché la figlia del Campagna continuasse a chiedere interventi terzi per arrivare fino al magistrato e convincerla ad ammorbidirsi. Una strada decisamente in salita per tanti motivi. Anche perché, come non di rado sottolineava il padre della donna, nelle svariate intercettazioni, «quando la gente sa che c’è la magistratura di mezzo, s’arrunchia…». E forse anche per chi non è catanese questa è parola che non ha bisogno di traduzione….