Cronaca
Appalti, nell’Isola delle molte incompiute adesso si vede la luce in fondo al tunnel…
In overbooking i finanziamenti destinati alla progettazione esecutiva delle opere pubbliche. Nella Sicilia che fa ancora i conti con la crisi del comparto costruzioni e con una normativa sugli appalti che penalizza le piccole e medie imprese, s’intravvede un barlume di luce: l’accelerazione degli enti locali sul fronte della progettazione, la fase più critica per un’opera pubblica, quella in cui si accumulano i ritardi maggiori e cresce il rischio di generare delle incompiute.
La notizia positiva, comunicata dall’Ance (l’Associazione dei costruttori edili), è che il fondo di rotazione, istituito dalla Regione con decreto del 20 dicembre 2017, fa registrare un boom di domande: ben 158 enti hanno presentato all’assessorato regionale Infrastrutture istanza di finanziamento per la progettazione esecutiva di altrettante opere che, come cantieri, varranno 210 milioni di euro. La richiesta complessiva è di 15 milioni di euro per i progetti, a fronte di una disponibilità del fondo di rotazione pari a 13,5 milioni (3,5 milioni provenienti dal Fondo sviluppo e coesione e 10 milioni dal Cipe). Il dipartimento tecnico ha già esaminato il possesso dei requisiti del 40% delle pratiche e i funzionari della Regione stimano che, alla fine dell’iter, circa i due terzi delle 158 domande sarà approvato. L’assessorato avrà quindi cura di rimettere a bando le risorse residue, che potranno essere incrementate.
Ottime pure le performance di un’altra misura, il Fondo nazionale per i progetti contro il rischio idrogeologico. Finanziato dal ministero dell’Ambiente nell’ambito del piano “Italia Sicura”, si tratta di uno strumento che in Sicilia prevede 962 interventi per un importo di 2,8 miliardi di euro. Il fondo è gestito dal soggetto attuatore Maurizio Croce (braccio operativo della struttura commissariale incaricata del contrasto al dissesto idrogeologico), che ha già assegnato una prima tranche di 10,8 milioni a 39 interventi per opere pari complessivamente a 224 milioni. Croce, che ha anche nominato i responsabili unici dei provvedimenti e ha attivato tutte le stazioni appaltanti, fa sapere che entro fine anno saranno bandite le gare di progettazione.
Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, parla di «un’importante inversione di tendenza nella travagliata storia degli appalti nell’Isola, nonché di una efficace risposta alla crisi che in Sicilia continua a mietere posti di lavoro e a fare chiudere imprese». Secondo i costruttori edili, la riforma nazionale del codice degli appalti continua a pesare come un macigno sull’edilizia siciliana, a causa di norme che hanno messo il freno a mano ai cantieri. I risultati di questa “giungla”, che non ha né semplificato né velocizzato le procedure, sono documentati dai dati.
«Il trend negativo delle gare prosegue – sottolinea Cutrone –. Anche se nel primo quadrimestre di quest’anno crescono leggermente di numero (+9,84%), calano ulteriormente come importi (-5,32%). E, peggio ancora, delle gare bandite nel 2017, allo scorso mese di giugno il 72,30% risulta aggiudicato a imprese non siciliane. Come se non bastasse, le aggiudicazioni avvengono ormai normalmente con ribassi fino al 40%, fenomeno che porta inevitabilmente a esecuzioni di pessima qualità, lavoro nero, mancanza di sicurezza nei cantieri e ulteriori opere incompiute». A tal proposito, la Sicilia detiene in Italia il triste primato delle incompiute: 162 in tutto. Per un importo di 488.305.910 milioni di euro, come risulta dall’anagrafe delle opere incompiute pubblicata lo scorso giugno dalla Regione.
«L’attuale impianto normativo non favorisce la partecipazione delle piccole e medie imprese sane dell’Isola» denuncia il presidente di Ance Sicilia che, dando atto all’attuale governo di una concreta volontà di superare una stasi che dura da troppi anni, fa appello affinché «il dialogo in corso fra l’esecutivo e il mondo delle costruzioni, che prossimamente si estenderà anche all’Ars, porti rapidamente ad una modifica della legge sugli appalti, con riguardo soprattutto ai criteri di aggiudicazione e alle storture prodotte dal nuovo codice nazionale dei contratti».
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