Cronaca
Alla Giunta per le immunità del Senato la richiesta di processo per Salvini sul caso Open Arms: tutte le accuse
ROMA – La Giunta delle immunità del Senato ha ricevuto gli atti del tribunale dei ministri di Palermo che chiedono l’autorizzazione a procedere nei confronti del senatore della Lega Matteo Salvini, quando era ministro dell’Interno sul ritardo nello sbarco di migranti dalla nave della ong Open arms nell’agosto scorso.
Le ipotesi di accusa contestate al leader della Lega sono sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio. Gli atti sono stati trasmessi pochi giorni fa alla presidenza del Senato, dopo che a novembre i giudici avevano ricevuto, dalla procura palermitana, la richiesta di procedere a indagini preliminari nei confronti dell’ex ministro.
Secondo quanto si legge nella richiesta di autorizzazione a procedere, «il reato di sequestro di persona» contestato dal Tribunale dei ministri di Palermo «risulta aggravato dal fatto che la condotta è stata commessa da parte di pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni».
«Non è infatti dubitabile che l’indicazione del Pos (porto sicuro ndr) o il suo diniego – era atto rimesso al Ministro dell’Interno che avrebbe dovuto emetterlo quale pubblico ufficiale nell’esercizio di una funzione amministrativa, e che lo stesso ha abusato di tali poteri sviando la funzione esercitata dal risultato per il cui conseguimento essa era normativamente riconosciuta (emissione dell’atto conclusivo di un evento SAR, in funzione di tutela della vita in mare, secondo quanto prescritto dalla normativa nazionale e sovranazionale più volte ricordata) verso finalità ad esso estranee, quale la difesa dei confini, con prioritario accento sulla tutela della sovranità dello Stato, in violazione della citata normativa».
«Altresì configurabile è l’aggravante integrata dalla minore età di alcune delle persone offese, dato che solo in data 18 agosto 2019 fu consentito lo sbarco dei 27 minori non accompagnati che si trovavano ancora a bordo», dicono ancora le tre giudici donna del Tribunale dei ministri palermitano.
L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, nell’agosto 2019, «era pienamente consapevole – dicono ancora i magistrati – di come il proprio rifiuto di concedere alla Open Arms un Pos (porto sicuro ndr) sulle coste italiane incidesse, comprimendoli, sugli interessi e i diritti fondamentali delle persone soccorse».
«Vale la pena di ricordare come le autorità ministeriali coinvolte erano perfettamente a conoscenza e non hanno mai posto in dubbio che all’origine della intera vicenda vi fossero episodi di soccorso in mare di persone in situazione di difficoltà, tanto che lo stesso decreto interministeriale del 1° agosto 2019 assume tale dato di fatto tra le sue premesse, affermando che si era avuto un soccorso di natante ‘in distress’ – dicono i magistrati nel provvedimento – Inoltre, la presenza a bordo di minori, di soggetti che intendevano avanzare richiesta di asilo e, più in generale, il progressivo peggioramento delle condizioni psicofisiche delle persone trasportate erano circostanze puntualmente portate, in tempo reale, a conoscenza del Ministro, per il tramite di Imrcc che trasmetteva ogni notizia all’Ufficio di Gabinetto».
Per le giudici del Tribunale dei ministri va inoltre «evidenziato l’indiscutibile ruolo di primo piano svolto e, per certi versi, rivendicato dal Ministro Salvini» nella vicenda sulla nave Open Arms. «Sin da quando, apprendendo dell’intervento di soccorso posto in essere in zona Sar libica dalla Open Arms, coerentemente con la politica inaugurata all’inizio del 2019, adottava nei confronti di Open Arms, d’intesa con i Ministri della Difesa e delle Infrastrutture e dei Trasporti, il decreto interdittivo dell’ingresso o del transito in acque territoriali italiane, qualificando l’evento come episodio di immigrazione clandestina, a dispetto del riferimento alla situazione di distress del natante su cui i soggetti recuperati stavano viaggiando».
Nel caso della nave Open Arms, «il richiamo alla tutela della sicurezza pubblica e al contrasto alla immigrazione illegale non risultava dunque, in concreto, di pregnanza e fondatezza tale da rendere giuridicamente lecito il trattenimento, indiscriminato e collettivo, di una pluralità di persone provenienti da un soccorso in mare».
«Peraltro, in riferimento alla predicata necessità di prevenire l’infiltrazione di soggetti pericolosi (con particolare riguardo anche al rischio terroristico), è chiaro come risultasse più funzionale ad una prevenzione di quel rischio una completa e precisa identificazione delle persone a bordo del natante, restando totalmente preclusa – nel caso di divieto generale di sbarco – la possibilità di accertare se fossero presenti a bordo soggetti noti alle autorità di p.s. (ad esempio: per precedenti ingressi illegali, per violazione di ordine di allontanarsi dal territorio dello stato italiano, perché coinvolti da indagini in materia di associazione per delinquere finalizzata alla immigrazione illegale, perché precedentemente detenuti in Italia o in altri paesi o ancora perché segnalati da altre autorità di polizia come soggetti portatori di “rischio terroristico”) e, comunque, meritevoli di una massima attenzione da parte della pubblica autorità», spiegano le giudici. «Il risultato ottenuto era quello di non consentirne l’accesso al territorio nazionale nell’immediato, rinunciando però alla possibilità di un adeguato e consapevole monitoraggio di tali soggetti», dicono.
Decisione entro il 3 marzo
La Giunta delle immunità del Senato si deve esprimere sul caso Open arms entro il 3 marzo. L’ha deciso l’ufficio di presidenza della Giunta definendo il calendario dei lavori. Dopo la prima riunione giovedì 6, entro il 17 la Giunta potrebbe sentire in audizione Matteo Salvini (questo è anche il termine entro il quale il senatore dovrà far arrivare una relazione, se crede); il 18 alle 13 ci sarà la proposta del relatore; il 19 febbraio comincerà la discussione che continuerà il 20.
CASO GREGORETTI
Resta confermato il 12 febbraio il voto finale dell’aula del Senato sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sul caso Gregoretti. L’ha deciso la conferenza di capigruppo di Palazzo Madama. La seduta comincerà alle 9.30.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA