Cronaca
Aerei della Us Navy decollati da Sigonella per pattugliare i cieli della Siria
ROMA – Intensa attività di pattugliamento in prossimità dei cieli siriani da parte delle forze Usa e della Nato. L’account Twitter ItaMilRadar, che monitora il traffico aereo militare sui cieli italiani e sul Mediterraneo, ha riferito che due aerei militari della Us Navy sono decollati oggi dalla base di Sigonella, in Sicilia.
Il primo, per pattugliare l’area al largo del porto siriano di Latakia, nei cui pressi si trova una base militare russa, il secondo per svolgere attività di pattugliamento verso est. Un Boeing E-3 della Nato ha invece svolto attività di pattugliamento nei pressi del confine tra Turchia e Siria.
Un Boeing P-8A Posidon della Marina Militare americana
«Si tratta di un pattugliamento – riferiscono fonti qualificate – di carattere ordinario, che si svolge tutti i giorni e che rientra nell’ambito delle attività della coalizione anti-Isis».
Gli aerei in questione sono un velivolo da pattugliamento marittimo Boeing P-8A Poseidon americano – specializzato in missioni di ricognizione, sorveglianza ed antisom – e un aereo-radar Awacs della Nato, che hanno sorvolato l’area al largo delle coste siriane e vicino al confine turco-siriano: i loro movimenti vengono tracciati da vari siti commerciali che monitorano il traffico aereo, fornendo dettagli che in queste ore rimbalzano sul web. Missioni analoghe a quella odierna sono state registrate anche nei giorni scorsi. Il P-8A, in particolare, risulta decollato due volte in dieci ore, sempre per dirigersi al largo della costa della Siria, ma i siti registrano anche movimenti di aerei-cisterna americani in volo verso la base di Incirlik, in Turchia, che ospita importanti assetti statunitensi.
Questi movimenti anche in Sicilia confermano che gli Usa di Trump sulla questione siriana tirano dritti nonostante le diffide del Cremlino. Donald Trump ha infatti promesso di far pagare «un caro prezzo» a tutti i responsabili del presunto attacco chimico a Duma, mettendo nel mirino il regime siriano e i suoi sponsor russi e iraniani. E le intenzioni statunitensi sono confermate oltre che dai decolli di aerei dalla bse di Sigonella anche dal fatto che il cacciatorpediniere Usa Donald Cook sta solcando veloce le acque del Mediterraneo per avvicinarsi i alla costa siriana, a circa 100 km dal porto di Tartus, dove c’è una base della marina militare russa, alimentando così presunti venti di guerra in Siria. In attesa delle decisioni e delle mosse di Trump, il fronte mediorientale è in pieno movimento, con l’incognita della reazione dei russi.
Tutti quindi spostano pedine, mezzi, apparati in vista del peggio. Siriani, russi e iraniani hanno messo in stato d’allarme le basi temendo un possibile attacco. Anche due aerei da ricognizione russi Il-38 sono stati segnalati in uno spazio di mare molto affollato. I russi, secondo la Nbc, avrebbero anche disturbato elettronicamente l’attività dei pattuliatori Usa rendendo difficili le loro incursioni a caccia di dati.
In questo tintinnar di sciabole, Mikhail Gorbaciov ha invocato un’accelerazione del summit Trump-Putin per evitare una sorta di «crisi cubana» del 21esimo secolo, anche se Mosca ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «Non credo che vi sia il rischio di un conflitto armato fra la Russia e gli Usa in Siria», ha detto Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri e inviato speciale di Putin in Medio Oriente. «Alla fine il buon senso dovrebbe prevalere sulla follia», ha aggiunto.
Il Pentagono nelle scorse ore ha sottoposto al commander in chief diverse opzioni: lo scenario più probabile, e meno rischioso, sembra quello di un bombardamento mirato con missili Cruise da navi o sommergibili, come un anno fa.
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